Progetto “Medical and Health”: il Kenya ha bisogno di noi

L’associazione bolognese La Nostra Africa Onlus cerca medici e infermieri per curare la comunità Masai del distretto di Kaijado. Ne abbiamo parlato con la volontaria Manola Biason.

Manola Biason

L’Africa chiama, l’Italia risponde. È davvero lodevole il progetto “Medical and Health”, messo in piedi dall’associazione di volontariato La Nostra Africa Onlus con il patrocinio dell’Università di Bologna – Scuola di Medicina e Chirurgia. Un progetto che si prefigge di reclutare personale medico e infermieristico da inviare in Kenya per aiutare la popolazione autoctona, specie donne e bambini, alle prese con una grave emergenza sanitaria. Ne abbiamo parlato con Manola Biason, operatrice socio-sanitaria originaria di San Donà di Piave (Venezia), da quindici anni a Bologna, dove lavora nel reparto di Pediatria dell’ospedale Sant’Orsola Malpighi.

Il suo impegno come volontaria nasce qualche mese fa, quasi per caso: «Cercavo un campo lavoro per fare riabilitazione dopo una frattura al braccio. Mi è capitato allora di conoscere La Nostra Italia Onlus, associazione bolognese di cui ho subito sposato la mission. Lavorando quotidianamente a stretto contatto con pazienti pediatrici, non potevo infatti restare indifferente al richiamo dei bimbi africani, costretti a vivere in condizioni che definire precarie è un eufemismo. Così mi sono detta: “Devo assolutamente fare qualcosa per loro”».

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Detto, fatto. Ad agosto Manola è partita con altri volontari alla volta del Kenya. Più precisamente alla volta di Illoshon, nel distretto di Kaijado, circa cento chilometri a sud-ovest della capitale Nairobi. È lì che La Nostra Italia Onlus, presieduta da Giorgio Girella, ha avviato sin dal 2008 alcuni progetti a sostegno della popolazione Masai, costruendo asili, scuole e altre strutture per garantire il diritto all’istruzione dei bambini, ma anche per consentire agli adulti di lavorare e trovare benessere nella terra natia. Nessun invio di denaro, nessuna delega a terzi per sviluppare le iniziative benefiche e spendere il denaro raccolto con le donazioni, ma tanto lavoro sul campo. Insomma, un’associazione che ci mette direttamente le mani, come si deduce dal suo logo (l’orma di una mano con l’Africa al centro), consentendo ai volontari italiani di condividere in tutto e per tutto il semplice, essenziale stile di vita della comunità locale.

«Si dorme per terra, si cucina sul fuoco e si interagisce di continuo con i Masai, gente assai ospitale – conferma Manola –. Durante il progetto pilota al quale ho preso parte in estate, per la durata di venti giorni, abbiamo fatto di tutto: i muratori, i falegnami, gli imbianchini e… chi più ne ha più ne metta. Ci siamo persino reinventati educatori, usando il dormitorio di una scuola, che ad agosto era chiusa per le vacanze, come base per tenere lezioni di inglese e di musica a tanti bambini. Senza dimenticare l’aspetto ludico, perché i bambini hanno bisogno soprattutto di giocare».

Ma il contributo principale fornito dalla nostra amica oss era ovviamente di natura sanitaria: «Abbiamo portato cure di base per affrontare i problemi legati alle difficili condizioni igieniche. La sabbia della savana provoca infezioni agli occhi dei bimbi, che abbiamo trattato con lavaggi oculari. Poi abbiamo curato ferite minori, eseguito controlli dei parametri vitali e aiutato chi soffre di malattie dermatologiche (come la tigna, assai diffusa). Infine abbiamo consegnato kit per il parto sicuro, contenenti teli plastificati, bisturi, clamp per cordone ombelicale, garze, disinfettante e guanti. Sì, perché lì le donne partoriscono nelle capanne, per terra, senza assistenza medica».

Un’esperienza impagabile, sul piano umano prima ancora che professionale. Un’esperienza che La Nostra Africa Onlus conta di ripetere e ampliare. «È già partito il reclutamento in vista della prossima estate – conclude Manola –. In particolare cerchiamo infermieri, oculisti, dermatologi, ginecologi, ostetrici e pediatri per i campi di volontariato che avranno luogo a giugno, luglio e agosto 2020. È richiesto un soggiorno minimo di due settimane, oltre a un periodo di formazione che impegnerà i partecipanti per tre o quattro weekend nel mese di marzo. Stavolta intendiamo portare con noi anche i vaccini contro tifo e colera, tant’è vero che abbiamo intrapreso una raccolta fondi per acquistare frigoriferi e pannelli solari da installare nelle scuole per conservare le fiale. A tale scopo servono le serate e una mostra fotografica che stiamo organizzando a Bologna, nonché la pubblicazione di un libro, intitolato “Voci dalla savana”. L’obiettivo a lungo termine, invece, è estendere il progetto a tutte e dieci le comunità Masai raggiunte dalla Onlus, comprendenti un totale di circa duemila bambini».

Le informazioni per gli interessati al progetto “Medical and Health” sono disponibili sul sito dell’associazione La Nostra Africa Onlus (VEDI). E allora cosa aspettate? L’Africa vi aspetta. Perché ha bisogno di voi.

Redazione Nurse Times  

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