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Il trattamento chirurgico della scoliosi: un metodo innovativo al “Buzzi” di Milano

Proponiamo un interessante contributo della nostra nuova collaboratrice Milena Mazzone.

La scoliosi idiopatica è una patologia che colpisce diversi bambini e adolescenti e consiste in una malformazione della colonna vertebrale legata a un’anomalia delle vertebre, che tendono a ruotare, deformando la spina dorsale in modo da farle “disegnare” una o più curve. Ad è trattata conservativamente con il corsetto. Vi sono, però, alcuni casi in cui tale trattamento non migliora la situazione. È il caso, ad esempio, di un paziente di 11 o 12 anni che, nonostante l’uso protratto del corsetto, presenta una curvatura di 40/50° COBB, che inevitabilmente lo candiderà a un intervento di artrodesi. Quest’ultimo consiste nel posizionare sulla colonna vertebrale, tramite il collegamento con le viti, delle barre in titanio, che renderanno però la colonna rigida, limitandone l’elasticità e il movimento. Qui entra in campo una nuova tecnica chirurgica, indicata per i pazienti ancora in crescita, che prende il nome di sistema Globus Reflect e ha il vantaggio di correggere la curvatura della colonna senza renderla rigida. Tale tecnica nasce nel 2004 grazie a Peter Newton, primario della divisione di Ortopedia dell’Ospedale Pediatrico di San Diego, ed è attualmente in uso nel servizio di Ortopedia pediatrica dell’ospedale “Vittore Buzzi” di Milano, diretto dal dottor Luca Colombo, che ne è il principale precursore. L’innovazione di questo intervento consiste nell’operare il paziente non per via posteriore, ma per via anteriore o toracica
, tramite un’incisione a livello della linea ascellare. Ciò permette un miglioramento anche dal punto di vista estetico, poiché la ferita è “nascosta” quando il paziente assume una postura eretta con il braccio disteso. La procedura, video-assistita, con un team multidisciplinare formato da chirurghi ortopedici e chirurghi toracici, tramite incisioni al fianco destro permette l’accesso alla colonna vertebrale e il posizionamento di piccole viti sulle vertebre, sulle quali viene fissata una corda in materiale sintetico che distenderà la spina dorsale, riducendo la curva. Siccome le vertebre dei giovani pazienti sono ancora in fase di formazione, la tensione della corda permette che la crescita dell’osso avvenga nel lato concavo, correggendo spontaneamente la scoliosi. La degenza in ospedale durerà circa dieci giorni. In quarta o quinta giornata post-operatoria il paziente potrà alzarsi in piedi. Una volta dimesso, dovrà poi seguire un corso di ginnastica posturale per abituarsi alla tensione esercitata dalla corda sulla colonna, sensazione che scomparirà entro breve tempo, permettendogli, circa un mese dopo l’intervento, di svolgere qualsiasi attività sportiva, fatta eccezione per le discipline da contatto o traumatiche, che potrebbero causare la rottura della corda. Una volta terminato lo sviluppo del paziente, lo specialista deciderà se eliminare l’impianto o lasciarlo in loco. Milena MazzoneInfermiera presso l’U.O. di Ortopedia pediatrica dell’ospedale “Vittore Buzzi” di Milano  
Redazione Nurse Times

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