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Il plauso di Nursing Up agli infermieri che hanno prestato soccorso in Turchia

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa a cura di Antonio De Palma, presidente nazionale del sindacato.

Infermieri italiani onnipresenti, infermieri italiani capaci di esprimere al meglio le proprie competenze nei momenti più difficili. Occorrono competenza, coraggio, abnegazione, cuore e qualità umane da vendere.

Vogliamo rendere omaggio anche noi, con queste parole di commozione e plauso, a quei professionisti sanitari che da numerose regioni, di supporto al personale dei vigili del fuoco e a quello medico, sono partiti nei mesi scorsi per la Turchia per offrire il proprio appoggio, il proprio supporto, durante i nefasti giorni del sisma che hanno devastato il Paese. 

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Un Paese che ha potuto contare sulle nostre eccellenze, quelle che si distinguono in ogni parte del mondo, quelle che tanti servizi sanitari farebbero a gara per avere nelle proprie equipe. 

L’ospedale da campo, allestito ad Antiochia lo scorso 17 febbraio, è stato messo a disposizione dalla Regione Piemonte e donato da parte del Governo italiano a quello della Turchia. Insieme al coordinatore della missione Mario Raviolo sono stati 63 gli infermieri piemontesi che hanno prestato servizio in Turchia nell’ospedale da campo Emt2, curando quasi 3.000 persone . Lì sono nati  22 bambini con un passaggio di circa 200 persone al giorno.

Altruismo, spirito di civico servizio, professionalità: vogliamo rivolgere anche noi, come sindacato professionale, le nostre parole di elogio alla delegazione di infermieri piemontesi che ieri mattina sono stati premiati per la missione svolta in Turchia, senza dimenticare tutti gli altri professionisti, provenienti da altri territori, che andrebbero almeno menzionati con una citazione d’onore.

Vorremo che il Governo e il ministero della Salute non si dimenticassero di loro: accanto agli infermieri piemontesi, premiati ufficialmente con un riconoscimento ricevuto dagli Ordini delle professioni infermieristiche del Piemonte, ci sono certamente tanti altri infermieri che hanno offerto il proprio supporto, da altre parti d’Italia. 

Certo, non sono le medaglie a fare la differenza, non sono i premi a cambiare la realtà quotidiana del nostro sistema sanitario, lo abbiamo detto tante volte: il presente e il futuro della tutela della salute della collettività passa inevitabilmente attraverso il miglioramento delle condizioni economiche e contrattuali dei nostri operatori sanitari.

Ma i cittadini, quegli stessi pazienti e i loro parenti, anche quelli che nelle lunghe attese di una corsia di un pronto soccorso, spesso scatenano la loro rabbia incontrollata contro i nostri professionisti, tacciandoli della responsabilità dei disservizi e dei disagi, hanno il diritto di sapere che gli infermieri italiani erano nei luoghi del disastro, che non hanno fatto mancare nulla nell’assistenza ai superstiti, che sono sempre in prima linea per offrire le prime cure ai feriti, in particolare alle donne, agli anziani, ai bambini. 

Tutto questo, al di là di una medaglia, può e deve contribuire anche a sanare quella mala cultura della quale parliamo da tempo, perché gli infermieri italiani, nelle missioni all’estero come nelle corsie degli ospedali ogni giorno, sono sempre accanto ai nostri cittadini e non smetteranno mai di esserci.

Redazione Nurse Times

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