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Il foglio del “Niguarda” e quel demansionamento che per alcuni infermieri è motivo di orgoglio

E’ una questione da sempre divisiva, attorno alla quale il dibattito si infiamma tra favorevoli e contrari o, se si preferisce, tra chi il demansionamento professionale lo vorrebbe definitivamente vedere in soffitta per la professione infermieristica e chi, invece, quello svolgere mansioni che toccherebbe ad altri (gli operatori socio sanitari, ad esempio) non lo ritiene lesivo della propria professionale né tantomeno offensivo per la professione infermieristica.

E’ una questione da sempre divisiva, attorno alla quale il dibattito si infiamma tra favorevoli e contrari o, se si preferisce, tra chi il demansionamento professionale lo vorrebbe definitivamente vedere in soffitta per la professione infermieristica e chi, invece, quello svolgere mansioni che toccherebbe ad altri (gli oss, ad esempio) non lo ritiene lesivo della propria professionalità; né tantomeno offensivo per la professione infermieristica.

E’ tema sempre caldo quello del demansionamento e per questo non ci sorprende che la questione abbia scatenato centinaia di commenti a seguito di un nostro articolo sul famigerato foglio con indicato il “chi fa cosa” nel reparto di malattie infettive dell’ospedale “Niguarda” di Milano (VEDI).

Storia che, come detto, ha raccolto opinioni contrastanti: chi si è schierato contro quell’ordine di servizio (lo definiamo così per semplicità) affisso in bacheca e chi, invece, non ci trova nulla di male.

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E’, ad esempio, la posizione di Elisabetta Marabese una delle utenti che hanno commentato, sulla pagina facebook di Nurse Times (VEDI), l’articolo sul “Niguarda”:

Anche io lavoro in malattie infettive e volevo fare delle precisazioni:

1) questo foglio non contiene degli ordini, è solo uno schema per sveltire la spartizione del lavoro mattutino durante il periodo estivo; il nostro modo di lavorare rimane sempre per priorità. È vero facciamo anche i letti dei pazienti autonomi, ma se l’oss è uno solo cosa si può fare? Il discorso ‘carenza di personale’ va al di là del singolo reparto o caposala ma è legato ai fondi della sanità pubblica. Cosa credete che alla nostra capa non le piacerebbe avere tutti i turni sempre coperti invece di dover fare i salti mortali? E comunque ci tengo a sottolineare che anche nei periodi più critici, come le ferie estive, noi lavoriamo sempre in autonomia e per priorità nell’ interesse del paziente.

2) Da noi gli studenti del corso di laurea NON sono manovalanza e rispettiamo i loro obbiettivi.

3) Se si hanno dei problemi, visto che siamo dei professionisti, prima se ne parla con il coordinatore, poi eventualmente con il ditra; ci si mette la faccia, come abbiamo fatto io ed alcuni colleghi alla riunione.

Trovo meschino fotografare la nostra infermeria e far pubblicare un foglio che è stato condiviso dal nostro gruppo. Non è questo il modo di risolvere i problemi in maniera corretta e limpida. Il significato di questo scritto è stato distorto e manipolato. Ricordate che bisogna sempre sentire le due campane. Il nostro fortunatamente è un reparto che funziona bene e possiamo dedicarci in maniera completa all’assistenza”.

Sulla stessa lunghezza d’onda è anche l’intervento di Eleonora Buzzi, anche lei infermiera del reparto di Malattie Infettive del “Niguarda”:

Mi dispiace apprendere che quello che era un piacevole mezzo di comunicazione professionale possa creare, con la complicità di qualche collega poco corretto e codardo, una distorsione della realtà per fine manipolatori.

Se avete la pazienza di leggere vi posso dare un altro punto di vista. Sono orgogliosa di lavorare in quello che è il mio reparto, in quello che posso dire è una delle unità operative invidiate dalla nostra azienda.

Il foglio incriminato è stato un appunto male interpretato, nato da una riunione di reparto che ogni anno facciamo per far fronte alle massive carenze estive. Lavoriamo con una media di un infermiere per quattro pazienti e, purtroppo, siamo scesi molto al disotto di tale stima il che ci esporrebbe ad un rischio infettivo elevato.

È stato necessario organizzarsi in modo tale che nulla venisse trascurato. I farmaci antiretrovirali per l’hiv necessitano di una somministrazione regolare e precisa cosi come la miriade di antibiotici che somministrano ogni giorno.

Capitava, che nella concitazione del lavoro, il paziente ritardasse di molto la terapia è stato necessario, quindi, intervenire su questa e su altre criticità in modo tale che, nonostante la grave carenza di personale, non si registrasse un deficit della qualità.
La biancheria si cambia tutti i giorni è vero.

Ad un paziente con parassitosi intestinale o con scabbia non cambiereste la biancheria tutti i giorni? Abbiamo una forte carenza di oss, purtroppo, ma questo non dipende dalla organizzazione del reparto ma dalla politica aziendale.

Il nostro lavoro è organizzato su priorità assistenziali e il foglio, ironicamente, è stato messo per ricordare ad alcuni colleghi distratti che al paziente che va a fare un esame diagnostico deve essere somministrata la terapia antibiotica con anticipo.

Voglio sottolineare che c’è stata una riunione di reparto in cui tutti i colleghi infermieri hanno partecipato, in cui l’opinione e le nuove idee sono ben accettate e condivise. Chiunque abbia fatto questo alle spalle di un’unità operativa che lavora con il cuore, con la professionalità da anni, non è un bravo collega.

Immaginate di lavorare con questa persona che potrebbe essere pronta col telefonino in tasca a fotografare qualsiasi errore che fate. Le battaglie giuste o sbagliate che siano vanno combattute mettendoci la faccia e il cuore no con questi mezzucci taroccati. Prendere un singolo elemento decontestualizzarlo e non creare un dibattito con la controparte non è buon giornalismo.

Il collega che ha fatto delle foto con il proprio telefonino in orario di lavoro e ha rilasciato un intervista infamante che ha gettato fango su tutti i professionisti che operano in questa unità avrebbe potuto comunicare il proprio malumore nelle sedi più appropriate ne avremmo discusso con positività come abbiamo sempre fatto quando abbiamo incontrato delle criticità.

Mi pare che ci sia un chiaro intento di colpire la coordinazione per dissapori personali piuttosto che fare una battaglia professionale”.

Per correttezza professionale (quella giornalistica di chi scrive) ho pubblicato integralmente le due considerazioni apparse sulla nostra pagina facebook.

E con altrettanta correttezza non ho censurato nessun pensiero, nonostante qualche offesa gratuita che poteva essere risparmiata.

Anche perché il nostro articolo ha preso spunto da un dato di fatto: esiste o non esiste quell’ordine di servizio?

E’ paragonabile o no ad un possibile demansionamento della professione infermieristica?

E poi: è affisso in una bacheca pubblica o è stato fotografato furtivamente?

Diffamante è esprimere una propria opinione o bisogna sempre essere allineati e coperti?

Chiudo con un’ultima considerazione, strettamente personale (da giornalista): liberi gli infermieri di accettare, per necessità e spirito di servizio, un eventuale demansionamento (figlio delle situazioni di emergenza che si registrano nelle strutture sanitarie pubbliche e private del nostro Paese).

L’importante è non far diventare l’eccezione una regola, altrimenti non c’è da sorprendersi quando si scambia un operatore socio sanitario per infermiere (è accade spesso): anche quella è un’eccezione diventata regola che fa saltare i nervi agli infermieri.

 

Salvatore Petrarolo

Salvatore Petrarolo

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Salvatore Petrarolo

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