Lo stesso ha enfatizzato come l’impiego repentino di terapia in pazienti con ictus ischemico sia il gold standard per evitare reliquati e riacutizzazioni future della malattia.
L’ictus ischemico è l’improvvisa comparsa di deficit neurologici che derivano da un’ischemia cerebrale focale associata ad infarto cerebrale.
La diagnosi è prevalentemente clinica e con supporto di Radiodiagnostica.
Le cause più comuni sono:
I fattori di rischio sono numerosi e ricordiamo Ipertensione, Fumo di sigaretta, alcolismo, carenza attività fisica, Vasculiti, gammopatie monoclonali, iperviscosità ematica.
Tutti trattati con terapia trombolitica in un lasso di tempo di circa 60 minuti.
Lo studio è stato di tipo coorte retrospettivo.
Ha coinvolto 61426 pazienti con ictus ischemico acuto.
Tutti sono stati candidati ad attivatore plasminogeno somministrato per via endovenosa.
I pazienti di età maggiore/uguale a 65 anni sono stati trattati in un tempo max di 4.5 ore; con una prevalenza di soggetti di sesso femminile (56.5%).
Il 79,2% dei pazienti (48.666) ha avuto il trattamento a 45 min dall’insorgenza del sintomo/segno della malattia.
I risultati sorprendenti e degni di nota hanno evidenziato che i pazienti ai quali era stato somministrato il farmaco entro i primi 45 minuti dall’episodio ischemico testimoniato, hanno presentato una mortalità inferiore rispetto a coloro i quali sono stati trattati in tempi maggiori.
Questi risultati supportano gli sforzi per abbreviare il tempo alla terapia trombolitica.
CALABRESE MICHELE
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Fonte:
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