Questo tema centrale del suo modo di vedere la pratica clinica deriva dagli studi che ha effettuato in ambito psicologico, che le sono stati utilissimi, e che le hanno dato una connotazione diversa rispetto ai suoi colleghi.
La sua teoria è basata su un Metaparadigma che è essenzialmente è formato da 4 figure:
Ora identifichiamo la figura dell’Infermiere secondo la Peplau: egli non ha un unico ruolo nella fase di cura e assistenza del paziente, ma è multivalente. Questo cosa significa? Questa figura deve assolvere a tutti i bisogni del paziente. Normalmente una persona durante le diverse fasi della propria vita presenta esigenze e bisogni diversi e proprio questo determina la diversità dell’assistenza. Non è possibile avere lo stesso atteggiamento e accortezza con un bambino di 2 o 3 anni e con una persona di 40 anni. E’ necessario rendere malleabile il proprio operato adeguandolo al bisogno di quel momento che il paziente presenta, personalizzando necessariamente l’assistenza e adeguando anche le metodiche da utilizzare per eseguire le diverse pratiche clinico-assistenziali.
Tutto parte sempre dalla necessità di aiuto del paziente da cui poi derivano anche altri fattori da dover tenere sempre in conto.
Ovviamente la cultura, la religione, i principi, i valori, l’etnia di riferimento, cose che sicuramente caratterizzano e differenziano ognuno di noi. Ogni persona ha diverse concezioni del mondo e della cura, dobbiamo rispettare queste differenze per evitare di prevaricare le volontà della persona di cui dobbiamo occuparci. Ne consegue che il paziente è il centro del processo da iniziare, a seconda di come ci si presenta si può poi pensare di instaurare un rapporto personalizzato di cura e assistenza. Questo porta anche ad una affermazione che noi tutti dovremmo tenere bene a mente: il paziente può o meno decidere di accettare le cure o determinate prestazioni che gli vengono offerte. Prima è necessario parlare con lui di quello che si intende fare e se ci sono delle opzioni tra cui scegliere, bisogna proporle. Nel caso in cui per esempio un paziente esige la propria privacy, nonostante non sia evidentemente in grado di assolvere da solo alla pulizia e detersione del proprio corpo, noi possiamo provare a proporci per aiutarlo, senza imposizione.
Ovviamente però questo non deve generare mancanza di attenzioni da parte del professionista, ma è necessario comunque curare l’aspetto psicologico, cercando di spiegare che tutto quello che viene fatto è solo ed esclusivamente per permettere un ripristino dello stato di salute, nel miglior modo e minor tempo possibile.
Secondo la Peplau ci sono diverse fasi dell’assistenza infermieristica: una di identificazione della problematica che ovviamente porta ad una successiva ricerca della soluzione sempre tenendo conto delle reali necessità del paziente; un’altra di utilizzazione in cui si instaura un vero e proprio contatto tra paziente e infermiere che porta ad una fiducia reciproca e ad una completa assenza di barriere di qualsiasi genere; e alla fine quella di risoluzione in cui questo rapporto si interrompe, per risoluzione in maniera positiva o negativa del problema.
Non si tratta dunque di un processo semplice o comunque frivolo, non si deve mai dare per scontato nulla. Molte volte i pazienti evitano di dirci delle cose per il modo in cui ci poniamo che porta loro ad essere intimoriti o comunque poco sicuri di poter parlare liberamente. Proprio per evitare che accada questo è necessario dunque creare un rapporto di cura fin da subito che sia basato sulla fiducia e completa sincerità, perché qualsiasi indizio è importante per arrivare a capo del problema di cui è portatore il paziente. Non dobbiamo dunque essere due persone che parallelamente camminano verso l’obiettivo comune, al contrario è necessario camminare insieme creando insieme il processo di cura più adeguato possibile.
Dott.ssa Taccogna Federica
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