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Le teoriche del Nursing e l’evoluzione del processo di nursing

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Le teorie del Nursing e la sue evoluzione 10
Infermieristica. Le teoriche del Nursing
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Negli anni il concetto di NURSING è cambiato molto, sia per la legislazione in vigore, che è fortunatamente migliorata in favore di una figura più competente e meno ausiliaria, sia per quanto riguarda il “come pensare l’assistenza”. Non si può non parlare quindi di teoria, sostantivo molte volte visto all’opposto di un altro: pratica. Ma senza lo studio del fenomeno empirico risulta possibile estrapolare una propria teoria? Penso proprio di no, quindi entrambi questi sostantivi in realtà vanno insieme nella stessa direzione. Ecco che anche nel campo dell’infermieristica ci sono dei modelli da seguire che sono desunti un po’ dalle altre scienze mediche, ma che nascono proprio nel cuore della nostra professione. Abbiamo diversi teorici che si sono susseguiti negli anni e che hanno lasciato traccia di sé per migliorare insieme la concezione del professionista Infermiere.


F. Nightingale

Partiamo con F. Nightingale (nata il 12 maggio 1820), la fondatrice del Nursing moderno.

Il concetto cardine nella sua teoria è sicuramente l’“ambiente” sia per il periodo storico che sicuramente ha gravato sul suo pensiero critico, sia perché a suo dire “un paziente che vive in un ambiente confortevole riesce a migliorare anche il proprio stato di salute: quindi è importante usare indumenti puliti, lavarsi costantemente e rendere le stanze ospedaliere luminose e con finestre da poter aprire al bisogno”. Con lei si parla per la prima volta del concetto di malattia, di salute e si comincia a comprendere che le infermiere hanno necessità di frequentare un corso per avere questo titolo, perché non si tratta di un mestiere manuale che si impara solo “rubando” i modi di fare essenziali con gli occhi (come era solito credere in quel periodo), ma è necessario avere delle conoscenze di base e post-base.


Virginia Henderson

Virginia Henderson (nata il 30 novembre 1897)

E’ molto conosciuta tra le teoriche per la questione dei 14 bisogni fondamentali (respirare, mangiare e bere, espletare i bisogni corporali, muoversi e mantenere una posizione confortevole, dormire, scegliere vestiti adeguarsi e sapersi vestire e spogliare, mantenere la TC entro i limiti, tenere il corpo pulito e proteggere la cute, evitare i pericoli dell’ambiente ed evitare di creare danni o lesioni agli altri, comunicare ed esprimere bisogni, sentimenti, paure o opinioni, praticare la propria religione, lavorare, giocare, imparare, scoprire o soddisfare la propria curiosità, sempre sfruttando le strutture sanitarie disponibili). Secondo il suo pensiero l’infermiere ha il dovere di assistere il paziente sano o malato che sia, per cercare di soddisfare i bisogni senza ledere l’autonomia residua (bisogna completare il livello a cui il paziente riesce ad arrivare autonomamente senza spingersi troppo oltre, altrimenti si rischia di interferire con il processo di cura).


Martha Rogers

Martha Rogers (nata il 12 maggio 1914)

Sposta la concentrazione invece sull’energia, sull’universo dei sistemi aperti, e non utilizza un sistema paziente-centrico. Lei descrive infatti il comportamento umano come sinergico rispetto alle forze presenti nel sistema, che a sua volta è dinamico e gioca con due soggetti: l’uomo e l’ambiente. Questi ultimi devono necessariamente essere in linea tra loro altrimenti subentra il caos, che rappresenta a pieno la patologia.


Dorothea Orem

Dorothea Orem (nata il 15 giugno 1914)

E’ soprannominata la “teorica del Self Care”.  Di cosa si tratta? Essenzialmente questa teoria si basa sulla cura di sé, sull’inadeguatezza del paziente stesso a questo compito e sui sistemi infermieristici responsabili di questo progetto assistenziale. In pratica quello su cui verte l’argomento è far capire ai pazienti che è importante curare sé stessi come fosse una terapia farmacologica giornaliera da dover assumere. Questo rende autonomi, liberi e ha delle ripercussioni anche sull’azione infermieristica che risulta più mirata e personalizzata rispetto alle necessità personali del paziente.


Madeleine Leininger

Madeleine Leininger (nata il 13 luglio 1925)

Si occupa del Nursing transculturale. Il singolo, infermiere in questo caso, che offre il proprio aiuto per rendere maggiormente ottimali le condizioni di vita di un altro individuo. Questo è il risultato di una differenza intrinseca al nostro essere, non solo per aspetto fisico e modi di pensare, ma anche e soprattutto per valori, credenze, regole e pratiche apprese durante la nostra vita.

Non bisogna accusare nessuno per la propria diversità, anzi proprio il Nursing dovrebbe essere d’esempio in quanto scienza incentrata sui comportamenti e sui processi di cura personalizzati (a seconda delle necessità e dei bisogni). Dunque l’obiettivo di ogni infermiere dovrebbe essere sempre e solo obiettivo di cura, indipendentemente da tutto, non dimenticando mai che l’assistenza stessa viene influenzata dalla cultura. Ecco che diventa indispensabile conoscere nuove teorie o comunque approfondire quello che già abbiamo nel nostro bagaglio, perché senza la linfa della conoscenza si va a ridurre il livello dell’approccio assistenziale.


Marisa Cantarelli

Marisa Cantarelli (nata il 03 luglio del 1930)

Entra nel vero e proprio modello manageriale della professione infermieristica sottolineando, ancora una volta, che l’infermiere deve necessariamente colmare quei “vuoti” che ogni paziente ha, diversi è vero, ma sempre meritevoli di attenzione e cura. L’infermiere deve quindi indirizzare la persona cercando di compensare il suo deficit, scegliendo la strada giusta a seconda del grado di autonomia residua (guidandola semplicemente o sostituendosi al paziente stesso), agire in autonomia con competenza e responsabilità e avere un comportamento adeguato al modello professionale cui appartiene. Anche lei introduce i modelli dell’assistenza infermieristica che in questo caso sono 11, associati per altro ad ogni bisogno che il paziente potrebbe avere (respirare, alimentarsi e idratarsi, svuotare vescica e intestino, igiene personale, mobilizzazione, sonno e riposo, mantenimento della funzionalità cardiocircolatoria, disposizione di un ambiente sicuro, comunicazione, eventuali procedure terapeutiche da mettere in atto e diagnostiche).


Marjory Gordon

Marjory Gordon (nata il 10 novembre 1931)

Ci descrive invece i modelli funzionali della salute, parlando non più di paziente ma di cliente e creando una dicotomia tra modelli disfunzionali e diagnosi infermieristiche. Secondo questa teorica ci sono 11 modelli funzionali (di percezione-gestione della salute, nutrizionale-metabolico, di eliminazione, di attività-esercizio fisico, di riposo-sonno, cognitivo-percettivo, di percezione e concetto di sé, di ruolo-relazione, di sessualità- riproduzione, di adattamento o tolleranza allo stress e di valori e convinzioni), tutti concetti effettivamente ripresi nelle diagnosi infermieristiche a cui facciamo noi capo oggi.


Renzo Zanotti

Renzo Zanotti (nato nel 1954)

Si occupa invece principalmente del concetto di armonia e salute. Zanotti riparte dal metaparadigma con dicotomia uomo-ambiente che si uniscono per interagire armoniosamente. Si parla finalmente dell’infermiere non solo come colui che cura, ma anche come colui che previene e riabilita. Secondo il suo pensiero infatti ognuno di noi possiede potenzialmente la capacità di guarire e raggiungere lo stato di salute, che è proprio ciò che rappresenta la massima espressione della possibile modificazione dello stato degli eventi.


Questo percorso culturale ha sicuramente sottolineato l’importanza dell’assistenza infermieristica secondo la sua visione olistica, non tralasciando tutto quello che ruota intorno al perno principale: il paziente. Sicuramente l’operato infermieristico deve essere basato principalmente sul paziente, non dimenticando però che ci sono delle importanti variabili che non dipendono da noi, ma dall’ambiente esterno, dalla familiarità, dalla variabile genetica e dalle abitudini voluttuarie. Proprio per questo bisogna sempre tener presente che assistere non basta, ma bisogna anche prevenire, curare, osservare e creare obiettivi possibili, tenendo sempre presente il fattore psicologico e della famiglia del soggetto, che gioca un ruolo fondamentale tra le parti. Adesso tocca a noi Infermieri di oggi prendere in mano le redini del futuro e scrivere nuove pagine sempre auspicando nel miglioramento del nostro operato.

Dott.ssa Taccogna Federica

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