Lo scorso 21 marzo la Fondazione GIMBE ha incoraggiato tutte le forze politiche a interrompere il dibattito sulla rimodulazione dell’obbligo vaccinale, visti i risultati del report indipendente “Vaccinazioni in età pediatrica: impatto dell’obbligo sulle coperture vaccinali in Italia”. Quest’ultimo, analizzando i dati ufficiali del ministero della Salute, ha documentato che:
Esattamente una settimana dopo la pubblicazione del report GIMBE, ha visto la luce l’emendamento Cantù-Sileri-Fregolent al ddl S770, che intende abrogare, tramite un nuovo articolo 7 bis, il caposaldo del dl Lorenzin, prevedendo che, a decorrere dall’entrata in vigore della nuova legge, la presentazione della documentazione comprovante l’effettuazione delle vaccinazioni non costituirà più requisito di accesso ai servizi educativi per l’infanzia, alle scuole e ai centri di formazione professionale regionale.
«Considerato che il report GIMBE è stato inviato individualmente a tutti i parlamentari – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE –, questo emendamento non può che avere finalità solo politiche, e ignora consapevolmente evidenze scientifiche e dati di copertura vaccinale, subordinando la tutela della salute pubblica a compromessi politici e accordi pre-elettorali».
Non stupisce, infatti, che l’emendamento sia figlio di un recente strappo giallo-verde, col vicepremier Salvini, che lo scorso 5 marzo aveva inviato al ministro Grillo formale richiesta di decreto legge per differire la scadenza del 10 marzo, al fine di consentire l’accesso ai servizi scolastici anche ai bambini non vaccinati, facendo addirittura leva sulla sensibilità di una neo-mamma a “evitare traumi ai più piccoli”
. Richiesta che il ministro ha giustamente rigettato, visto che le Regioni avevano avuto tutto il tempo per mettersi in regola. L’emendamento 7.0.1. ha tuttavia trovato nel presidente della Commissione Igiene e sanità del Senato – all’insaputa e in contrasto con la linea del ministro Grillo – l’ariete “giallo” per raccogliere tutte le istanze no-vax del Movimento 5 Stelle e proporre un emendamento formalmente bipartisan, ma in questo momento pre-elettorale fortemente voluto dai “verdi”.«Se obiettivo della discussione parlamentare – puntualizza il presidente GIMBE – è pervenire a una politica vaccinale scientificamente valida e socialmente responsabile, bisogna innanzitutto abbandonare l’idea dell’obbligo flessibile. Mancano, infatti, le condizioni per attuare l’obbligo solo dove si verifichino significativi scostamenti dagli obiettivi del Piano nazionale di prevenzione vaccinale».
Infatti, se da un lato l’obbligo ha funzionato e le coperture vaccinali non sono ancora ottimali in tutte le Regioni, né stabilizzate in quelle che le hanno raggiunte, dall’altro la brusca transizione a un modello basato su raccomandazione e persuasione richiede investimenti massivi (e tempi medio-lunghi) di implementazione per informazione e formazione, messa a punto di sanzioni severe per chi diffonde messaggi no-vax e anagrafi vaccinali accurate che permettano di conoscere lo stato di copertura in tempo reale.
«Ecco perché – conclude Cartabellotta –, come organizzazione indipendente che da anni si batte per la tutela della salute pubblica e la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale tramite l’integrazione delle migliori evidenze scientifiche in tutte le decisioni professionali, manageriali e politiche, non possiamo che rinnovare l’invito alla politica a non strumentalizzare norme e leggi che tutelano la salute delle persone, ignorando opportunisticamente evidenze scientifiche e dati epidemiologici».
Redazione Nurse Times
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