Infermieri

Di Giulio: “Mettere il cittadino al centro delle scelte, senza dimenticare le istanze dei professionisti”

Riprendiamo un’intervista alla vicepresidente del Consiglio superiore di sanità, pubblicata sul sito della Fnopi.

È un’impresa sintetizzare in poche righe il curriculum della professoressa Paola Di Giulio, infermiera, nominata vicepresidente del Consiglio superiore di sanità. Ci limitiamo a dire che la collega conta oltre 200 pubblicazioni, numerosi incarichi nell’ambito della ricerca e della didattica, nonché all’interno di commissioni, comitati scientifici e organi di rappresentanza professionale.

Professoressa Di Giulio, una nomina prestigiosa quanto inaspettata, come è stato possibile?
“Onestamente sono ancora sorpresa. Il ministro aveva annunciato che avrebbe nominato tra i componenti non di diritto del Css un infermiere. Mentre facevo lezione, verso la fine di gennaio, mi è arrivata una chiamata dal ministero in cui mi si chiedeva il cv per il Css. Richiesta del tutto inattesa, tanto che avevo anche detto ai miei colleghi di non dirlo in giro, convinta che la scelta non sarebbe certo caduta su di me, perché ‘fuori dai giochi’ e, per molte posizioni che ho preso, non sempre di maggioranza. Ho saputo della nomina direttamente dai giornali. Anzi, dalle telefonate di congratulazioni, arrivate quando non ero ancora informata della nomina. La soddisfazione è stata grandissima, ovviamente per me, ma soprattutto per il riconoscimento per la nostra professione (e per le professioni sanitarie in generale). Siamo infatti sempre in prima linea, ma raramente in posizioni di visibilità. Quindi grazie alla lungimiranza del ministro Grillo nell’aver portato avanti questa scelta.

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È stata una sorpresa anche la carica di vicepresidente?
Sì, anche la vicepresidenza è una grande e bella sorpresa. Una delle critiche fatte al Css è lo scarso numero di donne (siamo 3 su 30 membri nominati). Quando Luca Benci ha avanzato la proposta di nominare un vicepresidente donna c’è stato un accordo della maggioranza dei presenti, che è rimasto anche quando è stato fatto il mio nome, come rappresentante di una professione presente per la prima volta nel Css. Credo che abbia avuto un ruolo rilevante il sostegno della Fnopi, ma anche la convinzione dei votanti di dare un segnale concreto per sottolineare l’ingresso di una nuova componente nel Css. Non era per nulla scontato, anche perché nel Css sono presenti rappresentanti di elevatissima competenza e prestigio.

Il contributo della professione infermieristica cosa può apportare di nuovo o diverso al Css?
“Difficile rispondere adesso: si è tenuta una sola riunione e comincio ad approfondire le tematiche che vengono affrontate. Il Css è un organo consultivo tecnico del ministero della Salute e risponde a questioni poste dallo stesso ministro in tema di sanità pubblica, ma può proporre indagini, norme e provvedimenti per la tutela della salute. Esprime un parere obbligatorio su numerosi temi: dai farmaci agli insetticidi, ai provvedimenti per la tutela della salute pubblica. L’incarico dura tre anni. Partecipo ai lavori della seconda sezione (il CSS è articolato in 5 sezioni, ndr), che si occupa, tra le altre tematiche, di problemi che riguardano molto da vicino l’assistenza: dalla formazione delle professioni sanitarie alla determinazione dei requisiti minimi per l’accreditamento delle strutture, alla certificazione di qualità. Sarà molto importante attivare canali di comunicazione con chi dirige i servizi delle professioni sanitarie, ma anche con chi lavora nella pratica sia in territorio che in ospedale o nelle strutture residenziali, per raccogliere problemi e punti di vista. Insegno agli infermieri e faccio ricerca, che mi consente un contatto diretto e continuo con i servizi sanitari. Questa posizione privilegiata mi permette di accedere alle informazioni a livelli diversi. I tanti colleghi che mi hanno contattato mi hanno assicurato il loro sostegno. Senza cadere nella retorica, credo che il mio ruolo come infermiera, in questo contesto, sia di mettere il paziente al centro delle scelte, delle politiche, della valutazione dell’impatto delle decisioni, tenendo sempre presenti le ricadute delle scelte sull’assistenza, l’importanza di favorire scelte che privilegino la qualità e la continuità assistenziale, i diritti. E non dimenticando anche chi lavora “in prima linea”.

Nell’accettare la nomina, cosa si è ripromessa di raggiungere in questo mandato?
Innanzitutto visibilità per il contributo che possono portare le professioni sanitarie in generale, e gli infermieri nello specifico. Come ho già affermato, siamo una maggioranza numerica, ma non sempre questo corrisponde a una voce forte. Sto ancora imparando, ma mi piacerebbe che, oltre a dare risposta ai problemi che arriveranno all’attenzione del Css, si potesse portare un contributo propositivo su problemi legati ai Lea, alla regionalizzazione, ai requisiti minimi di personale per garantire un’assistenza sicura, non solo in ospedale ma anche nelle residenze sanitarie assistenziali. Muovendosi, certo, nell’ambito delle competenze del Css. Il clima che percepisco nel Css è di grande attenzione a questi aspetti, molto collaborativo. È sicuramente un’esperienza da cui imparerò molto.

Redazione Nurse Times

Fonte: www.fnopi.it

 

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