Genova, Ospedale Galliera: in venti infermieri no vax rischiano la sospensione

I sindacati di categoria chiedono alle aziende sanitarie la sostituzione del personale ” trasferito”. Dall’ospedale confermano solo 7 casi accertati, in attesa delle prossime sospensioni, e promettono nuovi assunzioni

Salgono i contagi, calano ( leggermente) gli ospedalizzati, si prova in tutti i modi l’accelerata sulle vaccinazioni. Se però il settembre alle porte sarà davvero “il mese decisivo per la lotta alla pandemia “, come fanno capire dalla Regione Liguria, sulla scia delle istituzioni sanitarie nazionali, tanto dipenderà anche dalla gestione dei cittadini no vax in alcune categorie su tutte, per prima quella degli operatori sanitari.

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Un ” problema ” – viene definito – già affrontato dalle amministrazioni sanitarie locali (sarebbero già 114, secondo la Regione, i sanitari ad oggi sospesi per essersi rifiutati di vaccinarsi), che potrebbe essere solo all’inizio, e rivelarsi un problema di ” sistema”. Questa, almeno, è la denuncia che arriva dai sindacati di settore in campo regionale, che in questi giorni invieranno una richiesta ufficiale agli enti ospedalieri del territorio per chiedere l’assunzione ” tempestiva ” di nuovo personale in sostituzione dei lavoratori sospesi per legge.

Dopo i casi registrati al San Martino di Genova (49 solo quelli comunicati dalla Regione, ad oggi

), a riportare sul tema l’attenzione dell’amministrazione sanitaria potrebbe essere un potenziale caso Galliera, il secondo ospedale cittadino. Dove non ci sarebbero medici no vax accertati, ma – da fonti sindacali – emerge una possibile emergenza relativa al corpo infermieristico. Se non ci sono ancora numeri ufficiali, entro il mese gli infermieri sospesi all’ospedale di Carignano perché non immunizzati rischiano di essere una ventina. Lavoratori che non sono ancora stati sostituiti, e in questi giorni hanno costretto il personale impegnato in corsie e ambulatori a una riorganizzazione ” autogestita” a ranghi ridotti, con il rischio di sovraccarico per chi è in servizio.
Fonte: laRepubblica

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