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Gender gap in sanità, Fials: “Bisogna investire nel welfare aziendale. A Brindisi un asilo nido finanziato in parte da noi”

Con il seguente comunicato stampa il sindacato annuncia una serie di iniziative mirate a superare le differenze di genere su tutto il territorio nazionale. Il progetto avviato in Puglia aiuterà le professioniste a conciliare meglio il ruolo di madre con gli impegni di lavoro.

Quando si parla di gender gap difficilmente si pensa al mondo della sanità pubblica: gli stipendi delle professioniste sanitarie non sono diversi da quelli dei colleghi uomini; l’organizzazione dei turni segue le stesse logiche. Eppure il problema si pone quando una professionista sceglie di essere anche madre.

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La famiglia, che in Italia rappresenta un ostacolo alla crescita professionale delle donne, è considerata dalla Fials un tassello fondamentale della vita di ciascuno. C’è anche un altro aspetto che troppo spesso passa in secondo piano, nonostante il mondo sanitario sia una realtà al femminile: oltre il 70% dei sanitari sono donne, ma solo a pochissime è consentito l’accesso a ruoli dirigenziali e la cima della piramide resta occupata dagli uomini.

“Per le donne la scala mobile non raggiunge tutti i livelli di carriera garantiti ai colleghi uomini – chiarisce Elena Marrazzi, responsabile del Coordinamento Donne Fials –. Questa condizione perdurerà fino a quando non saranno implementate infrastrutture che possano consentire la giusta conciliazione vita-lavoro. Ecco perché è fondamentale aumentare gli investimenti nel welfare aziendale”.

La definizione stessa di welfare aziendale presuppone una progettazione condivisa. L’azienda ospedaliera è un attore fondamentale della trattativa, così come i Comuni e le Regioni. La Fials si è sempre contraddistinta negli anni per le azioni concrete e le risposte che ha sempre cercato di dare ai propri iscritti.

A Brindisi è infatti incorso la trattativa per la realizzazione di un asilo nido aziendale, in parte finanziato dallo stesso sindacato, che, come spiega Marrazzi, “ha sempre reinvestito le quote versate dagli iscritti in attività di formazione”. In questo caso “si è scelto di dare non solo un segnale, ma anche un reale contributo al benessere dei professionisti sanitari”.

“Mi faccio garante di una parte del finanziamento economico

– dichiara Giuseppe Carbone, segretario nazionale Fials –. La riorganizzazione dei luoghi e dei tempi di lavoro va di pari passo con l’evoluzione del modello tradizionale di famiglia, che vede la donna impegnata nel proprio percorso professionale e l’uomo più attento ai bisogni dei figli. Inoltre la possibilità di poter seguire il proprio figlio neiprimi anni di vita, senza essere penalizzati nella vita professionale, rappresenta una significativa opportunità. Sulla base di questi presupposti l’asilo nido aziendale deve quindi essere un luogo che entra a far parte del patrimonio aziendale, in grado dimettere in relazione culture diverse: la cultura aziendale, quella familiare e quella dell’infanzia”.

Ma la concretezza della mission della Fials non si limita ai progetti dedicati agli asili nido aziendali. Sono tantissimi gli aspetti della vita professionale dei sanitari sui quali bisogna incidere per giungere, in un futuro non troppo lontano, a un reale cambiamento e ball’effettivo superamento degli stereotipi della nostra tradizione culturale.

Il Coordinamento Donne Fials ha quindi realizzato il “patto anti-discriminazione”, che stiamo proponendo ai diversi livelli istituzionali (Consigli regionali, realtà locali e direzioni sanitarie) e che promuove, in cinque punti, le diverse iniziative e azioni di sensibilizzazione che il sindacato intende mettere in campo, in collaborazione con le istituzioni che lo sottoscriveranno. Il patto si fonda sulla totale sinergia tra sindacato e istituzioni, perché entrambe le realtà sono la voce dei cittadini e dei lavoratori del Sistema sanitario nazionale. A entrambe le realtà spetta dunque il dovere di lavorare assiduamente e con coesione sui progetti mirati al miglioramento della vita professionale dei cittadini.

Redazione Nurse Times

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