Medici

Firenze, super lavoro senza adeguato riconoscimento economico: 6 medici si dimettono da Careggi

Lavoravano in Pronto soccorso. Tre di loro andranno a fare il medico di famiglia e tre torneranno all’università: uno per specializzarsi in Anestesia, uno in Igiene pubblica, uno in Medicina generale.

Sei medici tra i 40 e i 50 anni, professionisti con 15 anni di carriera alle spalle, si sono dimessi dall’ospedale Careggi di Firenze, dove lavoravano in Pronto soccorso. Hanno detto basta. Basta, lavorare tutti i sabati e le domeniche, tutti i giorni festivi, cinque notti al mese, senza un adeguato riconoscimento economico.

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Tre di loro andranno a fare il medico di famiglia e tre torneranno all’università: uno per specializzarsi in Anestesia, uno in Igiene pubblica, uno in Medicina generale. Un disagio che si avverte anche fra i neolaureati, se tra i circa mille posti a disposizione per la scuola di specializzazione in Medicina di emergenza urgenza (un percorso che dura cinque anni) la metà è rimasta vuota. Ma più che di crisi di vocazione, nel settore si parla di consapevolezza di un sacrificio superiore alle possibilità di carriera, allo stipendio senza integrativi.

Il personale dell’emergenza urgenza è il più a rischio di sviluppare sindrome da burnout. Il suo tempestivo e competente intervento può decidere tra la vita e la morte di un paziente, ma difficilmente i medici impegnati anche in doppi turni riescono a svolgere libera professione per rimpinguare uno stipendio che non prevede indennità tali da far sopportare il sacrificio.

Se la crisi del sistema era iniziata prima dell’arrivo del coronavirus, la pandemia ha chiamato tutto il settore a un impegno straordinario. Grazie alle competenze dei medici di emergenza urgenza italiani, nella diagnostica ecografica, nella gestione dei malati critici e di ventilazioni non invasive, ha permesso di gestire un enorme numero di pazienti direttamente in Pronto soccorso o nelle degenze di medicina di emergenza urgenza. Ma ora arriva l’onda lunga del superlavoro. E arrivano le dimissioni. Con il personale già ridotto all’osso. Un problema che dev’essere affrontato subito.

Redazione Nurse Times

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