Due medicinali simili, ma uno costa 40 volte di più. La Regione Emilia Romagna decide di utilizzare quello che costa meno e la multinazionale che produce l’altro le fa causa, sostenendo che “il nostro farmaco è il solo registrato che cura la maculopatia retinica”. E vero, ribatte la Regione, ma in tutto il mondo, per lo stesso malanno, si usa l’altro medicinale, perché la composizione è pressoché identica e si risparmia.
C’è puzza di cartello tra multinazionali del farmaco. Della serie: non farmi concorrenza su questo, anche se hai un prodotto simile, così posso alzare a dismisura il prezzo; e io non ti farò concorrenza su qualcos’altro. A pagare è la sanità pubblica. «L’Antitrust – dice l’avvocato Rosaria Russo – ha riconosciuto che vi era un’intesa tra le due aziende per favorire il prodotto più costoso»
. Dopo dieci anni, il Consiglio di Stato ha chiuso la vicenda, dando ragione alla Regione: è giusto utilizzare il farmaco che costa meno, al di là delle registrazioni. È stato calcolato un risparmio di 4,2 milioni l’anno da parte del Sistema sanitario regionale.Si tratta di una sentenza che inciderà non poco: «Perché – spiega l’assessore regionale alla Sanità, Sergio Venturi – ha stabilito la legittimità della presa in carico, da parte del Servizio sanitario, dei costi di un medicinale off label, pur in presenza, per la stessa indicazione terapeutica, di un medicinale ad hoc». Insomma, risparmiare si può, senza incidere sull’efficacia della cura. E sarebbe ora che l’Europa vigilasse sui cartelli delle multinazionali: va bene fare utili, ma non sulle spalle di malati e contribuenti.
Redazione Nurse Times
Fonte: ItaliaOggi
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