Dalla metanalisi pubblicata sul Journal of Pain risulterebbe che la birra abbia proprietà analgesiche simili al paracetamolo.
Lo studio, intitolato “Analgesic Effects of Alcohol: A Systematic Review and Meta-Analysis of Controlled Experimental Studies in Healthy Participants”; nonostante siano note da moltissimi anni le proprietà analgetiche dell’alcol, le ricerche hanno prodotto risultati contrastanti.
La metanalisi ha l’obiettivo di chiarire se l’alcol produca una riduzione dell’intensità del dolore indotto determinando la magnitudo di ogni fenomeno.
I database PubMed, PsycINFO e Embase sono stati consultati. Sono stati analizzati tutti gli studi controllati che hanno esaminato l’effetto di dosaggi specifici di alcool sulla risposta al dolore ad una stimolazione nocicettiva.
Sono stati inclusi un totale di 18 studi che hanno coinvolto 404 partecipanti suddivisi in due gruppi composti da soggetti ai quali è stato somministrato alcool e soggetti ai quali non è stato somministrato alcol. Sono stati effettuati 13 test riguardanti la soglia del dolore (n=212) e 9 test riguardanti l’intensità (n=192). La meta-analisi della differenza media standardizzata degli effetti casuali ha fornito un importante supporto a favore delle capacità analgesiche dell’alcol.
Un alcolemia di 0,8 g/l (3-4 drink standard) produce un lieve incremento della soglia del dolore (SMD [95% CI] = .35 [.17–.54], P = .002), ed una riduzione dell’intensità del dolore da moderata ad elevata (SMD [95% CI] = .64 [.37–.91], P < .0001) equivalente ad una riduzione media di 1.25 punti in una scala numerica di valutazione del dolore compresa tra 0 e 10.
Con un incremento del 2% dell’alcolemia si è evidenziato un incremento della soglia del dolore (SMD = .11 per la soglia del dolore e SMD = .20 per la riduzione dell’intensità.
Alcune evidenze basate su alcuni studi statistici hanno rilevato un effetto minimo dose-correlato. È possibile supporre che l’alcol sia un efficace analgesico che determina una riduzione clinicamente rilevante dei valori riferiti sulla scala numerica dell’intensità del dolore. Questo potrebbe spiegare il misuso praticato da alcuni pazienti affetti da dolore cronico nonostante le potenziali conseguenze negative a lungo termine sulla salute. Ulteriori ricerche sono necessarie per corroborare questi risultati correlandoli con stati clinici dolorosi.
L’auto-medicazione con alcol risulta particolarmente problematica e preoccupante, ma un recente studio ha riscontrato un caso nel quale la birra potrebbe realmente essere più efficace di un normale antidolorifico (che potrebbe creare farmaco-dipendenza).
Lo studio, pubblicato sul Journal of Pain, ha analizzato i risultati di 18 studi precedenti che hanno coinvolto 400 persone. Dopo aver analizzato i dati, i ricercatori hanno concluso che un’alcolemia di 0,80 g/l, circa 3 o 4 cocktail per la maggior parte delle persone, possono ridurre l’intensità del dolore del 25%, oltre ad incrementare significativamente la soglia del dolore.
“L’alcol può essere paragonato ad un farmaco oppioide come la codeina, e gli effetti sono maggiori rispetto al paracetamolo“, spiega Trevor Thompson, l’autore dello studio pubblicato sulla giornale Tucson News Now
Ma prima di darsi alla pazza gioia occorre specificare che trattare il dolore fisico con la birra potrebbe essere dannoso nel lungo termine. Thompson sostiene che utilizzare l’alcool come analgesico è più pericoloso che qualsiasi altro farmaco. L’importante riduzione del dolore avviene a livelli ematici considerati pericolosi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Fonte: The Journal of Pain
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