Il dolore nel bambino: valutazione infermieristica del dolore pediatrico

IL DOLORE NEL BAMBINO: VALUTAZIONE INFERMIERISTICA DEL DOLORE PEDIATRICO

IL DOLORE NEL BAMBINO: VALUTAZIONE INFERMIERISTICA DEL DOLORE PEDIATRICO

Il dolore ha un’alta incidenza nella patologia pediatrica e la sua palliazione è un indicatore della qualità delle cure. Si stima che più dell’80% dei ricoveri, in ambiente ospedaliero pediatrico, sia dovuto a patologie che comportano anche dolore: in più del 50% dei casi compare come sintomo della patologia di base, nel caso di progressione della stessa è presente nell’80% dei bambini. Il controllo ed il trattamento del dolore sono un obiettivo centrale nella programmazione sanitaria nazionale e regionale.

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Tuttavia, pur rappresentando l’esperienza più traumatizzante vissuta dal bambino, il dolore è stato per anni sottovalutato e sottostimato per:

  • oggettiva difficoltà della sua stima;
  • reticenza all’impiego costante e regolare di scale del dolore nei reparti di Pediatria e Neonatologia;
  • riferimenti legislativi e normativi relativi a valutazione e controllo del dolore in età pediatrica finora limitati (il primo atto ufficiale in cui si considera il bisogno di “analgesia” del neonato/bambino è riscontrabile nel Piano Sanitario Nazionale 2006-2008!).

Per molti anni la comunità scientifica ha sostenuto numerose concezioni erronee sul dolore nel bambino e sul suo trattamento:

  • il neonato e, a maggior ragione, il prematuro è incapace di provare dolore, perché dotato di una soglia del dolore più elevata e incapace di trasmettere, memorizzare ed integrare sensazioni somatiche dolorose dalla periferia al sistema nervoso centrale (Eland, 1987);
  • il dolore non può essere riconosciuto e valutato nei bambini piccoli, in quanto il lattante non è in grado di comunicare la propria sofferenza verbalmente;
  • il dolore non uccide, non ha effetti di lunga durata, né memoria nel lattante;

Numerosi studi sperimentali e clinici hanno dimostrato l’esistenza della percezione del dolore nel neonato a partire dalla ventiseiesima settimana di gestazione. I neonati a termine e pretermine presentano, infatti, un completo sviluppo delle vie di trasmissione del dolore, ma non delle vie inibitorie, che maturano più lentamente.

Pertanto è dimostrato che i neonati percepiscono il dolore con un’intensità maggiore rispetto agli adulti e che le risposte fisiologiche alla stimolazione dolorosa possono ulteriormente compromettere la prognosi clinica e psicologica attuale.

Oggi emerge l’importanza sia scientifica che socio-culturale, di promuovere un’assistenza “a misura dei bambini”, affinché questi crescano più sereni e meno traumatizzati, pur se colpiti dall’esperienza della malattia e del dolore. Numerosi studi dimostrano che ancora oggi il dolore del bambino continua ad essere oggetto di una attenzione limitata e si registra un importante deficit di ricaduta della ricerca sulla qualità delle cure in pediatria; per tanto è necessario conoscere le modalità di valutazione del dolore pediatrico.

Ecco riportati qui di seguito esempi di scale di valutazione:

  • SCALE OGGETTIVE (COMPILATE DAL PERSONALE SANITARIO) che contemplano indicatori fisiologici (frequenza cardiaca e respiratoria, saturazione dell’ossigeno, pressione arteriosa) ed indicatori comportamentali (pianto, espressione facciale, espressione verbale del piccolo utente, tatto, postura del dorso e delle gambe, necessità di ossigeno, qualità del sonno e facilità a lasciarsi consolare).
  • SCALE SOGGETTIVE (SELF-REPORT O SCALE DI AUTOVALUTAZIONE) che contemplano, invece, scale di misura dell’intensità di dolore e questionari compilati dai pazienti:

1. Scala analogica visiva (VAS); 2. Scala grafica verbale (VRS); 3. Scala numerica semplice (NRS); 4.  Scala Wong e Baker; 5.  Scala dei colori di Eland; 6. Scala Oucher

Per perseguire l’obiettivo di promuovere un’assistenza “a misura dei bambini”, nel prossimo articolo che pubblicherò verranno analizzate diverse tecniche non farmacologiche da attuare per alleviare l’esperienza traumatica del bambino in ospedale, anche a causa di manovre infermieristiche quali l’agopuntura.

BIBLIOGRAFIA:

  • Baccard E. & Deynier V. (2007). Pratique du traitement de la douleur.
  • Paris: Institut UPSA de la douleur. Bruce L. & Franck L. (2004).
  • Children’s pain assessment: implementing best nursing practices. Foundation of Nursing Studies Dissemination Series 2(8), 1-4. Chambers C., Hardial J., Craig K., Court C., & Montgomery C. (2005).
  • Faces scales for the measurement of postoperative pain intensity in children following minor surgery.
  • Clinical Journal of Pain 21(3), 277–285.
  • Cristina Maria Saccenti. Studio sull’attitudine degli Infermieri di area pediatrica verso gli strumenti di valutazione e di controllo non farmacologico del dolore nel bambino. Giornale Italiano di Scienze Infermieristiche Pediatriche, volume 2 (2010), numero 2, pagg. 68-71.
  • Franca Benini, Manuela Trapanotto. La valutazione del dolore nel bambino. Giornale Italiano di Scienze Infermieristiche Pediatriche, volume 2 (2010), numero 2, pagg. 45-48.
  • JCAHO Joint Commission on Accreditation of Health Care Organizations. (2000). Implementing the New Pain Management Standards. Oakbrook Terrace, ILL: JCAHO.
  • Johnston C.C., Gagnon A., Rennick J., Rosmus C., et al. (2007). One-on-one coaching to improve pain assessment and management practices of pediatric nurses. Journal of Pediatric Nursing 22(6), 467-478.
  • Simona Caprilli. Editoriale: I bambini non devono provare dolore. Giornale Italiano di Scienze Infermieristiche Pediatriche, volume 2 (2010), numero 2, pag. 44. Von Baeyer C.L. & Spagrud L.J. (2007).
  • Systematic review of observational (behavioral) measures of pain for children and adolescents aged 3 to 18 years. Pain 127(1-2), 140-150.

Michela Crudele

Redazione Nurse Times

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