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Disturbi della defecazione: l’importanza della manometria anale

Proponiamo un approfondimento sui disturbi della defecazione a cura di Humanitas Salute.

Quando parliamo di evacuazione irregolare, si tende a pensare subito alla stipsi e all’incontinenza fecale. Queste, però, sono solo due delle condizioni che possono creare disturbi della defecazione. In generale si tratta di disturbi non associati a malattie gravi, ma la cui presenza non va trascurata. Per questo è opportuno rivolgersi al medico per un consiglio sugli esami da svolgere e sulla terapia da seguire.

Cosa sono i disturbi della defecazione?

L’incontinenza fecale, la stipsi, le emorroidi e le ragadi anali sono tutte patologie che possono essere causate da un’alterata capacità di contrazione e pressione dei muscoli dell’area perianale e dello sfintere anale. Queste strutture muscolari e nervose sono essenziali per la defecazione e la capacità di trattenere le feci al di fuori di essa.

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In presenza di incontinenza fecale o stipsi è importante valutare la forza e la pressione della muscolatura perianale, il complesso sfinteriale interno ed esterno, nonché il riflesso retto-anale inibitorio durante il ponzamento (l’atto di espellere le feci).

La pressione sfinterica fuori dalla norma può causare problemi simili alla pressione sanguigna troppo alta o troppo bassa, che può portare a danni gravi in vari tessuti e organi. Ugualmente, misurare e correggere eventuali alterazioni della pressione sfinterica può prevenire danni organici e altre patologie associate a questi disturbi, come emorroidi, incontinenza fecale e ragadi. Per questo la valutazione della pressione sfinterica è particolarmente importante in caso di disturbi della defecazione.

Cos’è la manometria anale e a cosa serve?

La manometria anale è l’esame utilizzato per valutare i parametri motori e sensoriali associati alla muscolatura e alle terminazioni nervose necessarie per la defecazione.

Di solito l’esame viene eseguito con il paziente in posizione fetale e si divide in due fasi: prima si effettua un esame digitale come in una normale visita proctologica, poi si inserisce un catetere monouso morbido dotato di un palloncino in punta per alcuni centimetri attraverso l’ano. Il catetere viene fissato al perineo del paziente con un cerotto e dal catetere fuoriescono alcune gocce d’acqua che servono per trasferire le pressioni dalla punta del catetere allo strumento che le analizza.

Vengono misurate le pressioni del canale anale in fase di riposo, sotto contrazione volontaria, durante la spinta evacuativa, dopo colpi di tosse e durante il riempimento del retto tramite gonfiamento del palloncino. L’esame si conclude con un ulteriore gonfiaggio del palloncino per valutare la sensibilità del retto alla distensione.

L’esame ha una durata di circa dieci minuti e richiede al paziente di effettuare un clistere evacuativo di 200 cc circa due ore prima dell’esame. Si tratta di un esame minimamente invasivo in quanto il catetere è molto sottile, simile a una cannuccia per bere, dotato di un palloncino in punta. Non è doloroso, ma potrebbe causare un leggero fastidio durante la fase in cui viene gonfiato il palloncino.

In sintesi, la manometria ano-rettale è di fondamentale importanza per la diagnosi delle patologie funzionali del tratto ano-rettale e per la scelta delle migliori opzioni terapeutiche, anche in vista di eventuali interventi sul canale anale, al fine di garantire la salute del paziente.

Redazione Nurse Times

Fonte: Humanitas Salute

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