L’ospedale pediatrico Meyer di Firenze ha riportato un notevole successo nella lotta contro il morbo di Crohn, una grave condizione infiammatoria che colpisce l’intestino tenue e il colon, soprattutto nei pazienti pediatrici. Grazie a una dieta sperimentale esclusiva, più del 70% dei pazienti ha ottenuto una remissione completa della malattia, offrendo una nuova speranza per coloro che non rispondono ai trattamenti convenzionali.
Il regime alimentare consigliato ha escluso rigorosamente alimenti che possono avere un’azione infiammatoria sull’intestino, tra cui quelli lavorati dall’industria con additivi, emulsionanti e conservanti. Questa dieta, sebbene rigida, è stata accettata più facilmente dai bambini e dagli adolescenti rispetto alle terapie precedenti, che spesso richiedevano di assumere solo alimenti liquidi.
Il successo di questa sperimentazione è particolarmente significativo perché dimostra che una terapia dietetica può essere altrettanto efficace, se non di più, dei trattamenti medici convenzionali, compresi i farmaci biologici di ultima generazione. Inoltre, la dieta non comporta effetti collaterali, offrendo un’alternativa sicura e sostenibile per i pazienti affetti da morbo di Crohn.
Incoraggiati da questi risultati, gli specialisti della Gastroenterologia stanno lavorando per sviluppare una variante mediterranea di questa dieta, in collaborazione con il Servizio di Dietetica del Meyer e altre istituzioni accademiche. Questo progetto, che coinvolge anche l’Università La Sapienza di Roma, l’Università di Foggia e l’Ospedale Sofia Cervello di Palermo, ha ottenuto un finanziamento significativo dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) per un valore di 1 milione di euro.
Il successo della dieta sperimentale contro il morbo di Crohn presso l’ospedale pediatrico Meyer di Firenze rappresenta un importante passo avanti nella gestione di questa malattia infiammatoria intestinale. Grazie a questa ricerca innovativa e alla collaborazione interdisciplinare, si aprono nuove prospettive per migliorare la qualità di vita dei pazienti pediatrici affetti da questa patologia.
Redazione Nurse Times
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