Cronache da Wuhan: l’emergenza coronavirus vista con gli occhi di un infermiere italiano e di un medico cinese.

Rilanciamo l’ultimo resoconto di Francesco e Xiaowei in esclusiva per Medical Facts, il sito del professor Roberto Burioni, prima del loro rimpatrio in Italia.

Questo è l’ultimo episodio del diario da Wuhan di Francesco Xiaowei. Con il via libera della Farnesina, oggi dovrebbero finalmente partire su un aereo dell’Aeronautica Militare. Torneranno in Italia con la loro bambina, che ha solo due mesi. Francesco e Xiaowei non sono due eroi, troppo semplice la retorica delle cronache da fronte. Un infermiere e un medico possono essere qualcosa di più, di meglio che personaggi di una drammatizzazione narrativa. Francesco e Xiaowei sono due persone intelligenti, sensibili e coraggiose, che in un momento di terribile panico collettivo hanno scelto di fare la cosa più complessa e allo stesso tempo più umana: raccontare. Senza mai cedere alla tentazione di ingigantire, e nemmeno a quella di sminuire, hanno tenuto un resoconto dettagliato, preciso e a volte doloroso di quanto accadeva in una metropoli ferita, isolata e trasformata nell’epicentro di ogni male. I nostri due corrispondenti hanno descritto le scene di un’epidemia in principio sottovalutata e poi affrontata con mezzi precari. CFi hanno raccontato il cambio di marcia dell’amministrazione locale e quello ancora più sensibile del Governo cinese, e lo hanno fatto senza alcuna pretesa giudicante, senza sbilanciarsi e senza cedere alla paura, proprio loro che erano lì. Una lezione a tutti quelli che, a migliaia di chilometri di distanza, praticano lo sciacallaggio quotidiano. Una lezione di grande consapevolezza e umanità. In questi giorni siamo stati travolti dalle richieste di giornalisti e redazioni in cerca del numero di Francesco. Non siamo i suoi agenti e nemmeno la testata per cui scrive abitualmente. La nostra collaborazione è nata da un suo commento alla pagina Facebook di Medical Facts, da un suo contatto con il professor Burioni. Abbiamo tentato di filtrare le comunicazioni e proteggerlo dall’onda di piena dei catastrofisti, e di quelli che pensano che informare significhi appropriarsi di storie di dolore e trasformarle in audience, in contatti. Speriamo di esserci riusciti, speriamo che il ritorno di Xiaowei e Francesco sia trattato con quel grande rispetto che si deve a chi ha fatto la cosa giusta per senso del dovere, e non per cercare la ribalta. Buon viaggio. Vi aspettiamo qui per dirvi una volta ancora quanto vi siamo grati di quelle lettere notturne da Wuhan e delle parole dense di comprensione e solidarietà che ci avete regalato. Grazie, di cuore. Di seguito l’ultimo resoconto da Wuhan di Francesco e Xiaowei. DA WUHAN – Lavarsi spesso le mani e portare la mascherina: queste le istruzioni ciclicamente trasmesse su radio e tv. Ma le mascherine filtranti per uso ospedaliero sono tornate a mancar, e grossisti ed esportatori stanno chiedendo indietro gli stock già spediti in tutto il mondo, Italia inclusa, visto che le nostre mascherine arrivano anche da Wuhan
. Il premier Li Keqiang ha chiesto all’Unione Europea di facilitare i processi di export dei dispostivi medici e la temporanea sospensione dei dazi fino al 31 marzo suggerisce che la soluzione all’epidemia di coronavirus, almeno in Cina, non avverrà a breve. Purtroppo la catena degli aiuti gestita dalla Croce Rossa è durata pochi giorni.  Dopo le iniziali critiche (censurate), arriva una denuncia pubblica da parte delle autorità provinciali: “Mancanza di professionalità nel gestire le scorte e dubbia trasparenza nella distribuzione”. A scatenare il tutto, un duro scontro – anche fisico – tra alcuni funzionari degli ospedali e il personale dell’organizzazione umanitaria, in Cina sotto il controllo governativo. Ora la gestione sarà supervisionata da funzionari del Governo centrale, e personale esperto è stato inviato dalla Croce Rossa di Pechino. Per evitare ulteriori conflitti, si è deciso che non avverranno più confische e ogni ospedale potrà ricevere donazioni dirette da aziende e privati. Ma ormai medici e infermieri sono costretti a fabbricarsi le mascherine con materiali di fortuna, prima dell’inizio del loro turno. Meno code per i test – Davanti alle fever clinics sembra assottigliarsi sempre più la fila di gente in attesa di fare il test per il coronavirus. Un buon segno. Ma tra restrizioni e servizi di emergenza in tilt, sono diverse le persone anziane o sole di cui non si ha più notizia. L’isolamento ha allentato le maglie del tessuto sociale e inizia a crescere l’insofferenza nella popolazione. I supermercati continuano ad avere la solita selezione e ci chiediamo se nelle campagne della città, dove vive una larga fetta della popolazione, si possa dire lo stesso. Quel che è certo è che il virus è arrivato anche lì, dove il sistema sanitario è ancora più fragile. La Cina sta provando in tutti i modi a contenere gli effetti di quest’epidemia. Ha isolato una regione di 60 milioni di persone, ristretto la mobilità pubblica in tutte le maggiori città e ritardato a livello nazionale l’apertura di fabbriche, scuole e uffici. Misure indispensabili, rafforzate da provvedimenti di quarantena selettiva, non esistendo ancora certezze sulle modalità di trasmissione del virus. Ritorno in Europa – L’impressione è che gli equilibri di civile convivenza si stiano assottigliando e a casa si discute della possibilità di tornare in Italia con l’aereo dell’Aeronautica in arrivo stasera. Molti amici europei sono partiti negli scorsi giorni e non abbiamo mai avuto la presunzione di considerare la nostra presenza qui a Wuhan essenziale. I colloqui offerti a tutti i connazionali dal gruppo di psicologi dell’emergenza dell’Ares, del Dipartimento di Protezione Civile della Regione Marche, aiutano a mettere in ordine le idee. Più che tutto, spaventa l’incertezza di un lungo blocco. Redazione Nurse Times  
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