Coronavirus, Tribunale Belluno boccia ricorso di operatori no-vax

Niente da fere per i lavoratori delle Rsa. Ribadito il concetto per cui il diritto alla salute dei soggetti fragili che entrano in contatto con chi esercita le professioni sanitarie e il diritto alla salute della collettività prevalgono sulla libertà di chi non intende sottoporsi alla vaccinazione contro il Covid-19.

Per la seconda volta la sezione Lavoro del Tribunale di Belluno ha dichiarato inammissibile il reclamo presentato dagli otto operatori delle case di riposo di Belluno e di Sedico, che chiedevano il riconoscimento del diritto a non vaccinarsi contro il coronavirus senza dover incorrere in ferie forzate o sospensioni. Motivazione della sentenza: il diritto alla salute dei soggetti fragili che entrano in contatto con chi esercita le professioni sanitarie e il diritto alla salute della collettività prevalgono sulla libertà di chi non intende sottoporsi alla vaccinazione contro il Covid-19. Pertanto non solo le ferie forzate erano legittime, ma d’ora in poi i lavoratori delle Rsa che rifiutano il vaccino devono cambiare lavoro.

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Rigettato, quindi, il reclamo dei lavoratori contro l’ordinanza del 19 marzo scorso, che aveva respinto l’azione legale contro Sersa Srl e Sedico Servizi, valorizzando l’obbligo del datore di lavoro di tutelare la salute sul luogo di lavoro (ai sensi dell’articolo 2087 del Codice civile). I lavoratori avevano provato a ribadire il loro diritto a scegliere se vaccinarsi o meno, al di là del Decreto 44/2021, senza dover subire sospensioni non retribuite o peggio il loro licenziamento. Inoltre avevano chiesto al tribunale di sollevare una questione di legittimità costituzionale in merito all’articolo 4 del Dl 44/2021, ritenendolo in contrasto con l’articolo 32 della Costituzione nella parte in cui prevede l’obbligo di vaccinazione per chi esercita le professioni sanitarie.

I lavoratori, inoltre, sono stati condannati a rifondere le spese, pari a 2.500 euro. Degli otto dipendenti iniziali ne sono rimasti cinque: uno si è vaccinato e due hanno rassegnato le dimissioni. “È un dispositivo che conferma l’approccio che abbiamo seguito fin qui: la supremazia della tutela della salute pubblica rispetto alla libertà di scelta privata sul vaccino” dice Paolo Santesso, amministratore unico di Sersa, al Corriere delle Alpi. “Libertà che comunque può essere esercitata, scegliendo altre collocazioni professionali”.

Negli ultimi giorni, in Veneto, era scoppiato anche il caso, denunciato dalla Cisl Fp, dell’isolamento di alcuni dipendenti no vax delle case di riposo. In particolare, in una struttura della provincia di Venezia sono stati ricavati spogliatoi dedicati e anche spazi per la pausa caffè solo per chi non è vaccinato. Una situazione nota ai sindacati, consapevoli però delle difficoltà vissute da molti dirigenti delle Rsa nella gestione della quota renitente alla vaccinazione in questa fase di transizione tra l’approvazione del decreto legge e l’entrata in vigore della legge vera e propria.

Redazione Nurse Times

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