Coronavirus, pugno duro dell’Asl Brindisi contro i camici che rifiutano il vaccino: avviato procedimento disciplinare verso 4 infermieri

I sanitari interessati sarebbero gli unici ad aver dichiarato l’intento di sottrarsi al piano previsto per gli ospedalieri, ma a rischio punizione sono 135 dipendenti.

Su richiesta dell’ospedale Perrino, la Asl Brindisi ha disposto l’apertura di un procedimento disciplinare nei confronti di quattro infermieri che hanno rifiutato il vaccino anti-Covid. Ma questa è solo la punta dell’iceberg. A rischio punizione sono infatti ben 135 dipendenti su un totale di 264 non vaccinati, amministrativi inclusi. I quattro infermieri sarebbero gli unici ad aver dichiarato l’intento di sottrarsi al piano previsto per gli ospedalieri. Sugli altri sono in corso accertamenti.

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Non è chiaro quale possa essere l’eventuale sanzione comminata. La decisione in merito arriverà al termine di un procedimento in contraddittorio nel corso del quale i diretti interessati avranno facoltà di chiarire le proprie opinioni e le conseguenti scelte. Tutti, però, rischiano grosso: la sanzione può avere conseguenze sulla carriera, oltre che sullo stipendio, e in certi casi portare al licenziamento. Anche per questo in molti, fra i presunti inadempienti, si stanno affrettando a comunicare il proprio assenso alla vaccinazione.

I contorni della vicenda, emersa una decina di giorni fa, sono apparsi più chiari dopo un’istruttoria aggiornata al 29 marzo. Ci sono 34 medici, 87 infermieri e 14 operatori sanitari che non si sono sottoposti ancora alla somministrazione della prima dose di Pfizer

. E a questi vanno aggiunti 11 tra medici di base e pediatri, sei specialisti convenzionati. Numeri in netto calo rispetto al 19 marzo, quando gli operatori non vaccinati erano 400 su un totale di 4mila destinatari, ma la problematica è rimasta immutata, come pure la posizione dell’Asl, decisa a usare il pugno duro nonostante le iniziali proteste dei sindacati, che ritenevano illegittima anche la decisione di costringere a casa, in ferie, quanti non avessero risposto alle direttive del Servizio sanitario nazionale.

Resta a casa, dunque, chi non ha ancora chiarito la propria posizione, sebbene pissano tornare in servizio anche a seguito di una semplice manifestazione di intenti. Si valutano eventuali trasferimenti in reparti meno esposti, pur nella consapevolezza che è difficile reperirne in questo momento di emergenza pandemica.

Anche nel distretto di Lecce si contano circa 200 camici sfuggiti alla somministrazione. Le sanzioni sono state invocate dalla politica, ma anche dai presidenti degli Ordini provinciali dei medici, dei farmacisti e delle altre categorie: “I principi basilari della nostra professione – si legge in una nota – sono due: riferirci alla metodologia scientifica come riscontro validato e confermato dai dati; fornire risposte di salute per tutti i cittadini. Chiediamo a tutti i professionisti iscritti ai nostri Ordini di vaccinarsi al più presto. Qualunque obiezione non giustificata da motivi medici non solo è assolutamente contraria ai principi deontologici, con ovvie e immediate conseguenze, ma rappresenta un modo fortemente scorretto di rapportarsi a cittadini e pazienti in un processo di cura, un atteggiamento indegno della memoria di tanti professionisti che in questa pandemia hanno donato la vita per affermare una professione di vita”.

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