Coronavirus, la cura col farmaco antimalarico non funziona.

A questa conclusione è arrivato uno studio francese sulla terapia a base di idrossiclorochina.

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La cura miracolosa contro l’infezione da Covid-19 a base di idrossiclorochina non funziona. Ancor meno se rinforzata con l’antibiotico azitromicina, come suggerito dal primo sostenitore di questi farmaci in Europa, il dottor Didier Raoult, direttore dell’Istituto universitario delle malattie infettive di Marsiglia.

Ad arrivare a questa conclusione, in attesa dei risultati dello studio europeoi Discovery su 32.000 pazienti, la rivista scientifica Prescrire, che ha analizzato i principali studi effettuai finora sull’utilizzo del farmaco antimalarico attualmente disponibili. Secondo la rivista, mentre non ci sono risultati favorevoli sugli effetti antivirali dell’idrossiclorochina rispetto a pazienti che non l’hanno utilizzata, sono invece evidenti gli effetti indesiderati, soprattutto a danno del sistema cardiovascolare di quelli che invece l’hanno utilizzata, ancora di più se in combinazione con l’antibiotico azitromicina.

Prescrire incomincia la sua analisi da uno studio dell’ospedale di Shanghai su 150 pazienti ricoverati per Covid-19, non gravi, di 46 anni come età media e al 55% uomini, trattati con alte dosi di idrossiclorochina (1.200 mg al giorno per tre giorni e poi 800 mg al giorno), contro altrettanti trattati con cure standard. Tra i due gruppi di pazienti, mette il risalto lo studio, non si sono registrati effetti antivirali diversi da parte di quelli sottoposti a idrossiclorochina. Anzi, l’unico paziente aggravatosi, faceva parte di questo gruppo. Quanto a eventi collaterali avversi tra i due gruppi invece, in quello con le cure standard li hanno registrati il 9% mentre in quello con l’idrossiclorochina, ben il 30%.

Un altro studio francese, non randomizzato, effettuato in quattro strutture dell’Ile-de-France ha confrontato l’evoluzione di 181 pazienti, al 71% uomini, di 60 anni di età media, con Covid-19 con complicanze polmonari che hanno richiesto l’ossigenoterapia. Di questi, 84 hanno ricevuto il trattamento supplementare a base di idrossiclorochina (600 mg al giorno) rispetto agli altri 97 del gruppo di controllo. Nello studio non ci sono state differenze né di mortalità (4%), né di maggior bisogno della terapia intensiva (20% di entrambi i gruppi). L’unica reale differenza è stata quella di un prolungamento dell’intervallo QT nell’elettrocardiogramma del 9,5% di quelli sottoposti al supplemento dell’idrossiclorochina, tanto da deciderne la sospensione.

Discorso diverso quando all’idrossiclorchina è stato aggiunto l’antibiotico azitromicina, che ne dovrebbe aumentare l’efficacia antivirale, ma, secondo gli studi, espone i pazienti a peggioramento cardiaco e anche a morti improvvise. A conferma di questa tesi, Prescrire segnala uno studio sugli elettrocardiogrammi di 84 pazienti ricoverati a New York per covid19 trattati con idrossiclorochina e azitromicina. L’11% di questi ha avuto un prolungamento dell’intervallo QT superiore a 500 millisecondi, soglia di allarme per aritmia cardiaca e torsioni di punta tachicardia ventricolare).

Infine il Centro regionale di farmacovigilanza di Nizza ha registrato 53 pazienti con reazioni cardiovascolari avverse ai trattamenti covid-19 e di questi, 43 erano sottoposti a trattamento con idrossiclorochina, da sola o in combinazione soprattutto con azitromicina, tra i quali sette casi di morte improvvisa.

Redazione Nurse Times

Fonte: la Repubblica

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