Lei si chiamava Mary, era un’infermiera inglese di 28 anni e aveva contratto il coronavirus durante la gravidanza. Il 4 marzo è stata ricoverata al Luton and Dunstable University Hospital, dove le sue condizioni sono precipitate alla vigilia di Pasqua.
I medici hanno allora deciso di anticipare il parto, confidando di riuscire a salvare la vita sia della madre che della nascitura. Non è andata così, purtroppo: Mary è morta proprio a Pasqua, pochi giorni dopo il decesso di suo padre, anche lui ucciso dal coronavirus.
I colleghi la ricordano come “una fantastica infermiera, un grande esempio di dedizione, una bella ragazza nel fiore degli anni”, mentre l’unica consolazione per il direttore sanitario della struttura, David Carter
, è stata udire il vagito della bimba: “Un raggio di luce in questi tempi molto bui”. Il marito della donna, invece, è in autoisolamento a casa. Non si sa se la bimba, ancora da sottoporre al tampone, sia positiva al Covid-19.
Per aiutare la famiglia è stata promossa una raccolta fondi online che ha già superato le 60mila sterline. Anche il ministro della Salute, Matt Hancock, si è unito al cordoglio generale: “E’ terribile questa ennesima morte di un operatore dell’Nhs (sono almeno 27 dall’inizio della pandemia, ndr)“. E proprio il Servizio sanitario britannico è ora sotto accusa: medici e infermieri si sono ritrovati in prima linea, spesso sprovvisti dei dispositivi di protezione contro il contagio.
Redazione Nurse Times
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