Il ministro della Salute tedesco Jens Spahn ha annunciato che potranno lavorare in Germania medici e infermieri che siano positivi ma asintomatici per rispondere alla carenza di personale in corsia: “Se a causa dell’autoisolamento e delle altre misure di contenimento; non ce ne sono più abbastanza negli ospedali, negli studi medici e nelle case di cura; tanto che questi rischiano il collasso, allora bisogna trovare altre soluzioni”.
È questo quanto stabilito dal ministro della Salute tedesco Jens Spahn per rispondere alla carenza di medici e infermieri in corsia dopo che un numero sempre maggiore di operatori sanitari è stato contagiato dal Covid. Lo riferisce la stampa locale.
“La via migliore è che una persona che ha contratto l’infezione e le persone che erano in contatto si sottopongano a quarantena. Ma se poi, a causa dell’autoisolamento e delle altre misure di contenimento, non ce ne sono più abbastanza negli ospedali; negli studi medici e nelle case di cura, tanto che questi rischiano il collasso, allora bisogna vedere di trovare altre soluzioni”; ha spiegato Spahn intervenendo alla Giornata dell’assistenza.
In quel caso, le persone che sono state a contatto con un positivo o che risultino a loro volte infette senza sintomi possono continuare a lavorare; sia pur facendo “continui tamponi e portando le mascherine Fffp2”.
Sono 23.542 i nuovi contagi nelle ultime 24 ore, massimo storico dall’inizio della pandemia a marzo scorso; mentre le vittime sono 218, stando a quanto reso noto dall’Istituto Robert Koch di Berlino (Rki), ente responsabile per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive.
La cancelliera Angela Merkel incontrerà lunedì i governatori degli Stati federati; con cui valuterà le misure imposte per il contrasto della pandemia, il cosiddetto lockdown leggero, che il Paese sta osservando dallo scorso 2 novembre. Ma intanto il sistema sanitario continua ad essere sotto pressione, anche perché, pur essendoci numerosi posti in terapia intensiva, comincia a scarseggiare il personale.
La Germania non è comunque l’unico Paese a prendere una misura del genere. Già a Liegi, in Belgio, a fine ottobre era stata presa la decisione di far lavorare il personale medico seppur positivo; rappresentando in quel momento circa un quarto del totale.
Una soluzione che non aveva alternative, come ha spiegato alla BBC il capo dell’Associazione belga dei sindacati medici Philippe Devos. Il rischio di infettare altri pazienti è il prezzo da pagare per evitare il collasso del sistema ospedaliero.
In Italia, invece, un caso simile si era verificato lo scorso marzo, nel pieno della prima ondata della pandemia in Emilia-Romagna; mentre in Lombardia una comunicazione di fine ottobre della direzione generale Welfare della Regione obbliga a prestare servizio il personale asintomatico non sottoposto a tampone ma venuto a contatto con un positivo; invitandoli a sospendere la loro attività lavorativa solo “nel caso di sintomatologia respiratoria o esito positivo” del tampone.
Fonte: Fanpage
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