Coronavirus e allergie: come distinguere i sintomi

Rilanciamo un’intervista alla pneumologa Francesca Puggioni pubblicata sul sito dell’Irccs Humanitas Research Hospital.

Con l’arrivo della primavera e del primo caldo iniziano anche i più comuni sintomi allergici, come congiuntivite, rinite, tosse e la mancanza di respiro. Tuttavia, nel corso dell’ultimo anno, abbiamo imparato a collegare questa sintomatologia anche al coronavirus. Come fare, allora, a distinguere tra asma Covid-19, e quali sono i trattamenti a disposizione per curare l’allergia? Ne parliamo con la dottoressa Francesca Puggioni, pneumologa del Centro Medicina personalizzata, asma e allergologia in Humanitas e capo Sezione clinico organizzativo Immuno Center.

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Allergie: i sintomi da non confondere col Covid-19.
“Per prima cosa è importante, in caso di dubbi, avere un punto di riferimento clinico, un medico di fiducia, un centro specialistico di fiducia. Per quanto riguarda i sintomi da Covid-19, poi, il sintomo che distingue questa patologia da una manifestazione allergica è soprattutto la febbre alta. I pazienti allergici, infatti, possono avvertire una lieve febbricola, sui 37.2-37,3°, invece il virus SARS-CoV-2, può comportare una febbre più severa, sui 38-38.5°. Inoltre bisogna tenere conto della riproducibilità dell’allergia: di norma chi è allergico sviluppa i medesimi sintomi, più o meno forti, sempre nella stessa stagione. Dunque se, come ogni anno, un paziente allergico dovesse sviluppare oculo rinite, raffreddore, o una lieve mancanza di respiro tipica dell’asma, molto probabilmente si tratta di sintomi allergici. In ogni caso è opportuno, associandosi sindromi da raffreddamento e astenia anche a Covid-19, avvertire il proprio medico di fiducia o il proprio allergologo-pneumologo”.

La vaccinazione anti-Covid è sicura per gli allergici?
“I pazienti allergici possono e devono fare il vaccino contro Covid-19 e devono anche considerare che non bisogna mai interrompere la terapia per i sintomi allergici, come oculorinite o asma, a meno che non ci siano precise indicazioni in merito del proprio allergologo o pneumologo curante, ma abitualmente si tratta di rari casi. Se la terapia è prescritta in cronico deve essere assunta in cronico, non vi sono interazioni di alcun tipo tra la terapia inalatoria per l’asma, quella topica nasale o l’antistaminico, e il vaccino anti Covid-19. Anzi, sospendendo la terapia per l’asma si rischia di sviluppare sintomi che potrebbero essere addebitati all’infezione SARS-CoV-2 o al vaccino”, continua la dottoressa.

Come trattare le allergie?
“A oggi le allergie si possono curare sia sulla base dei sintomi, sia sulla base della prevenzione. Se parliamo di sintomi, quindi di oculorinite, lacrimazione, o prurito oculare, abbiamo a disposizione  farmaci come i colliri antistaminici, o antinfiammatori. In particolare è opportuno fare attenzione ai colliri cortisonici, che devono essere utilizzati solamente su precisa prescrizione dell’allergologo o dell’oculista. Per quanto riguarda la rinite, lo standard della terapia è il corticosteroide topico nasale, dunque uno spray nasale a base di cortisone. Se questa terapia si rivela insufficiente, può essere associato anche l’antistaminico. La terapia per l’asma, invece, si basa su una terapia inalatoria a base di cortisone e, in associazione a seconda del grado della sintomatologia, il broncodilatatore. Quando viene raccomandato di non assumere il cortisone in associazione alla vaccinazione contro Covid-19 o alla patologia stessa, si fa riferimento ai corticosteroidi per bocca, come le pastiglie, o a quelli somministrati per via iniettiva. Quelli assunti per via inalatoria, come lo spray o la polvere inalatoria, come spiegato, non vanno interrotti e non hanno nessun tipo di azione sull’immuno-depressione del sistema immunitario del polmone. Anzi, questi trattamenti favoriscono la disinfiammazione e, di conseguenza, sono assolutamente utili. Oggi, inoltre, abbiamo a disposizione l’immunoterapia allergene specifica, chiamata comunemente vaccino per l’allergia, in compresse o gocce, che  possono essere assunti direttamente al proprio domicilio, dopo averli ritirati presso il proprio centro di riferimento, poiché hanno un profilo di sicurezza totale. In questo modo l’ospedalizzazione del paziente è minima e può essere limitata a 1-2 volte l’anno per le visite di controllo e il ritiro del vaccino. Anche in questo caso possiamo confermare che il vaccino per l’allergia e quello contro Covid-19 non hanno interazioni di alcun tipo”.

Cosa succede quando si trascura l’asma?
“I pazienti asmatici devono rivolgersi a un centro specializzato in cui non solo vengono erogate le cure farmacologiche, ma anche informazione e istruzione. L’arma principale del paziente in questo momento è la formazione e i medici devono garantire ai propri assistiti una medicina partecipativa, che permetta di conoscere la propria patologia e di sapere quando seguire o meno la terapia. Se l’asma non è controllata, dunque, bisogna rivolgersi al proprio medico immediatamente. Per far fronte alle difficoltà provocate da Covid-19 sono state messe in atto diverse modalità che non prevedono unicamente l’accesso in ospedale del paziente: per esempio in Humanitas forniamo teleconsulti ai pazienti cronici già in cura presso la nostra struttura. L’asma non controllata, in ogni caso, non è pericolosa solo in tempo di COVID-19, è pericolosa sempre, e quindi bisogna evitare di arrivare al punto di svilupparla: per mantenere i propri polmoni in salute per tutta la vita è fondamentale evitare le crisi respiratorie”. 

Asma non conttollata e asma grave.
“C’è molta differenza asma grave e asma non controllata. L’asma non controllata è un’asma che, per motivi che vanno dalla mancata assunzione della terapia alla prescrizione di una terapia non corretta al non controllo delle comorbidità (per esempio rinosinusite cronica), non è sotto controllo e, dunque, deve essere rivalutata dallo specialista: si definisce fenotipo, ossia studiare il paziente per applicare una medicina personalizzata. Con la terapia giusta, infatti, l’asma è una patologia perfettamente controllabile. Si parla invece di asma grave quando, nonostante siano state messe in atto tutte le corrette procedure diagnostiche e terapeutiche, la patologia non è responsiva alla terapia massimale di base. Per intervenire, fortunatamente, ad oggi non abbiamo più a disposizione solamente il cortisone da assumere per via sistemica, che causa diversi effetti collaterali, ma nei centri allergologici di eccellenza e riferimento nazionale e internazionale abbiamo la possibilità di utilizzare i farmaci biologici. Si tratta di farmaci che non vanno a colpire tutto il sistema immunitario, ma solamente le cellule o le citochine (mediatori dell’infiammazione) che causano l’infiammazione. Grazie a questi farmaci anche i pazienti che soffrono di asma grave possono fare una vita assolutamente normale”.

Redazione Nurse Times

Fonte: Humanitas

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