Coronavirus, benefici della terapia con metilprednisolone associati a livelli sierici di ferritina

Lo dimostra uno studio recentemente pubblicato su Jama Network Open.

La terapia con metilprednisolone in pazienti Covid-19 non intubati, sottoposti a ossigenoterapia a flusso elevato si associa a benefici clinici solo nei pazienti con livelli sierici elevati di ferritina (terzile più elevato di concentrazione). Al contrario, nei pazienti degli altri due terzili non è stata osservata un’associazione con il beneficio sopra prescritto.Queste le conclusioni di uno studio recentemente pubblicato su Jama Network Open.

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Razionale e disegno dello studio – Ad oggi sono ancora limitate le opzioni terapeutiche per il trattamento dell’infezione severa da SARS-CoV-2 responsabile dello sviluppo di Covid-19. A questo riguardo esistono in letteratura documentazioni che suggeriscono un beneficio derivante dalla terapia con steroidi nell’aggredire la tempesta citochinica scatenata dall’infezione che potrebbe portare a malattia da distress respiratorio e a morte. Al contempo, però, la stessa terapia potrebbe rivelarsi pericolosa nei pazienti con forme lievi di malattia.

E’ stato ipotizzato che i livelli sierici di ferritina, un agente reattivo di infiammazione di fase acuta, potrebbero giocare un ruolo nel bilancio rischio-beneficio della terapia steroidea nelle forme di Covid-19 di gravità differente. Di qui il nuovo studio, avente un disegno retrospettivo, che ha valutato se i livelli sierici di ferritina all’ospedalizzazione potessero essere un possibile surrogato di un fenotipo associato con la risposta clinica a metilprednisolone in soggetti adulti non intubati, affetti da polmonite grave da Covid-19 e sottoposti ad ossigenoterapia.

Sono stati presi in considerazione, a tal scopo, 380 pazienti con Covid-19 grave [mediana età = 60 anni (49-72); 130 pazienti di sesso femminile (34,2%); 310 pazienti di etnia Caucasica (81,6%), 47 di etnia AfroAmericana (12,4%), 23 di etnia Asiatica (6,1%)], ospedalizzati a New York, negli Usa tra il mese di marzo e di aprile del 2020, con un follow-up di 28 giorni. L’analisi dei dati è stata portata a termine a giugno di quest’anno.

Tutti i pazienti reclutati erano stati sottoposti ad ossigenoterapia (FiO2, ≥50%) e 142 pazienti (37,4%) sono stati sottoposti a trattamento sistemico con metilprednisolone (mediana dose giornaliera=160 [120-240]mg). L’endpoint primario di questa analisi era rappresentato dalla mortalità, mentre l’endpoint secondario composito era costituito dalla mortalità o dal ricorso alla ventilazione meccanica a 28 giorni. In ragione della natura osservazionale dello studio, si è fatto ricorso alla metodologia del propensity score per mimare l’effetto della randomizzazione dei trial clinici.

Risultati principali – Nel complesso, I livelli di ferritina erano simili nei pazienti trattati o non trattati con metilprednisolone (mediana= 992 [509-1610] ng/mL vs 893 [474-1467] ng/mL; P = 0,32). Quando, però, i dati sono stati analizzati in base ai terzili di concentrazione di ferritina  (basso: 29-619 ng/mL; medio: 623-1316 ng/mL; elevato: 1,322-13,418 ng/mL), è emerso che l’uso di metilprednisolone era associato ad una mortalità ridotta nei pazienti appartenenti al terzile più elevato di concentrazione di ferritina (HR=0,16; IC95%= 0,06-0,45), a fronte di una mortalità più elevata negli altri due terzili di concentrazione (HR= 2,46; IC95%= 1,15-5,28 per il terzile intermedio; HR=2,43; IC95%=1,13-5,22; p < 0,001 per il terzile basso).

L’analisi degli outcome secondari si è focalizzata sull’endpoint composito “morte o ricorso a ventilazione meccanica a 28 giorni”, mostrando come questo outcome fosse più ridotto nei pazienti in terapia con metilprednisolone afferenti al terzile di concentrazione più elevato di ferritina (HR=0,45; IC95%=0,25-0,8) ma non in quelli afferenti al terzile intermedio (HR, 0.83; IC95%=0,5-1,39) o più basso (HR= 0,89; IC95%=0,51-1,55; p = 0,11).

Riassumendo – In conclusione, i risultati di questo studio suggeriscono che i livelli di ferritina all’ospedalizzazione potrebbero essere utilizzati come marker associato alla risposta agli steroidi nei pazienti con polmonite grave da Covid-19. A questo punto sono necessari studi con disegno prospettico per confermare la causalità di questa associazione, alla luce della prossima aggiunta di terapia immunomodulatorie, sempre più utilizzate e testate nei pazienti con Covid-19.

Redazione Nurse Times

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