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Congresso nazionale Aico: a Riccione l’edizione 2023. Intervista al presidente Buttarelli

Il XXII Congresso nazionale Aico, che Nurse Times seguirà da vicino, si terrà al PalaRiccione nel mese di novembre. Il presidente Claudio Buttarelli presenta per noi l’evento e stila un bilancio del suo primo anno alla guida dell’Associazione infermieri di camera operatoria. Focus sulla certificazione delle competenze avanzate.

Si rinnova l’appuntamento con il Congresso nazionale Aico, che quest’anno giunge alla sua 22esima edizione e avrà luogo al PalaRiccione i prossimi 9, 10 e 11 novembre. Il tema al centro del tradizionale evento organizzato dall’Associazione infermieri di camera operatoria sarà “Evoluzione dell’infermieristica perioperatoria: Opportunity, Timing, Advanced Skills”.

Per cominciare a introdurre la manifestazione, che Nurse Times seguirà in diretta streaming sulla propria pagina Facebook, realizzando anche video interviste ai numerosi ospiti, abbiamo contattato Claudio Buttarelli, presidente Aico, eletto in occasione del precedente Congresso (Palermo, aprile 2022). A lui il compito di presentere l’edizione 2023.

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“Il messaggio che vogliamo far passare nel corso del nostro prossimo Congresso nazionale – riferisce il presidente – è chiaro: ormai è tempo di riconoscere e certificare le competenze avanzate degli infermieri di camera operatoria. Un messaggio che rilanceremo alla presenza dei prestigiosi ospiti presenti, tra cui contiamo di annoverare il ministro o il vice ministro della Salute, un dirigente Agenas e il professor Renzo Zanotti, ordinario di Professioni sanitarie all’Università di Padova”.

Ma come nasce la necessità di una certificazione delle competenze? “A far emergere definitivamente l’esigenza di una ‘carta d’identità’ dell’infermiere di sala operatoria è stata la drammatica esperienza della pandemia, durante la quale siamo stati spesso dirottati in terapia intensiva. E anche lì abbiamo fatto la nostra parte, nonostante ci trovassimo in un reparto ‘estraneo’ alle nostre competenze. Bisogna stabilire una volta per tutte chi è l’infermiere di camera operatoria: non solo tecnica, ma anche tanta clinica. Sì, perché servono specifiche competenze sul piano umano per gestire un paziente che si presenta nudo in sala operatoria”.

E’ trascorso più di un anno dall’elezione di Buttarelli a presidente Aico. Qual è il bilancio di questo primo periodo alla guida dell’Associazione? “E’ un bilancio senz’altro positivo. Tantro c’è ancora da fare e da migliorare, ma tanti sono anche gli obiettivi già raggiunti. A cominciare dalla maggior capacità di essere vicini ai nostri iscritti e simpatizzanti attraverso un nuovo sito internet, più dinamico, attraverso i canali social e attraverso la creazione di un ufficio stampa che realizza, tra le altre cose, numerosi video per far conoscere le nostre iniziative”.

Senza dimenticare i passi avanti compiuti come società scientifica: “Proprio così. Come società scientifica, abbiamo un gruppo di lavoro che ha steso le buone pratiche sull’utilizzo dei disinfettanti in sala operatoria. Un documento, questo, sul quale attendiamo ora l’approvazione del Cnec, il Centro nazionale per l’eccellenza clinica dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss). Inoltre abbiamo sviluppato un protocollo di ricerca riguardante le linee guida sulla gestione dei fumi chirurgici in sala operatoria. Certo, l’iter necessario perché questo protocollo veda la luce è ancora lungo, ma confidiamo nella collaborazione di Fnopi e Iss affinché il progetto vada a buon fine”.

E ancora: “L’Agenas ci sta coinvolgendo nella revisione dei percorsi per i pazienti e non solo. Penso, per esempio, alla vestizione sterile, oppure all’utilizzo delle check-list in sala operatoria. E poi vorrei ricordare le collaborazioni con altre società scientifiche. Come la Sice (Società italiana di chirurgia endoscopica e nuove tecnologie), che ci ha chiesto di aiutarla nella stesura delle linee guida sull’intervento di riparazione della parete addominale”.

Tornando alla certificazione delle competenze, Buttarelli tiene a ribadire un concetto: “Questa certificazione è necessaria per slivellare le competenze degli infermieri e combattere l’appiattimento della professione. Bisogna insistere sul concetto che non tutti gli infermieri sono uguali e che le loro competenze vanno riconosciute, anche sul piano economico”.

Il presidente Aico si riallaccia quindi al discorso delle specifiche competenze sul piano umano: “Stiamo pensando a una certificazione delle competenze per l’infermiere di area chirurgica, che, come detto, non riguardano solo la tecnica, ma anche la sfera umana. E non solo in sala operatoria, dove il paziente si presenta nudo, ma pure dopo la dimissione. Il paziente, infatti, va seguito anche dopo il ritorno a casa, attraverso l’assistenza sul territorio e attraverso strumenti tecnologici come la telemedicina, o come le app che consentono il monitoraggio post-operatorio”.

Importanti novità sono alle viste pure in campo formativo, con un progetto molto ambizioso: “In collaborazione con l’Università di Padova, stiamo cercando di mettere a punto un master di durata annuale per formare infermieri di camera operatoria. Uno step dal quale non si può prescindere, in quanto la legge prevede che per essere infermiere specialista serve un percorso universitario. Insieme alla certificazione delle competenze, questo master rappresenta un caposaldo del nostro programma”.

Redazione Nurse Times

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