Il settore della sanità pubblica a Catania e in Sicilia è in grande fermento. Si attendono ancora i nuovi manager delle aziende, ma intanto arriva il trasferimento del pronto soccorso del “Vittorio Emanuele” al Policlinico, mentre il “San Marco” di Librino è ancora chiuso e i lavori per la torre delle emergenze del Garibaldi Centro non sono iniziati. Il segretario provinciale della Fials Catania, Agata Consoli, insieme ai Coordinatori aziendali Gabriele Messina (Arnas Garibaldi), Fabio Cangemi (A.O. Cannizzaro), Angelo Gallone (Asp) e Giuseppe D’Angelo (A.O.U. Policlinico – Vittorio Emanuele) analizzano a 360 gradi la situazione.
Non si può non notare come, a fronte dei pensionamenti, i “nuovi acquisti” annunciati sono da individuare solo nelle stabilizzazioni del personale precario e nel crescente ricorso ai contratti libero professionali. Ci si chiede perché si proceda con valide e importanti opere di costruzione e apertura delle stesse, che comportano però il trasferimento di unità operative già esistenti, con tutti i problemi conseguenti. Dal giorno 18, infatti, il centro e la parte sud di Catania potranno fare affidamento su un solo pronto soccorso, quello del Garibaldi Centro, già da tempo saturo e in crisi. A mancare sono gli operatori necessari, e non si procede ad assumerne.
Gli ex precari finiscono per essere assegnati ad altri servizi e reparti, con una spoliazione di quei gangli nevralgici del sistema sanità rappresentati dai blocchi operatori e dai servizi di emergenza, sovente all’attenzione delle cronache per casi di sovraffollamento e di quasi collasso operativo. È un bene il turnover, anche a tutela dell’integrità dei lavoratori, ma solo quando questo comporta l’arrivo di personale, sia infermieristico che medico, appropriatamente addestrato a operare negli scenari più delicati. Ne va della qualità del servizio e della vita stessa degli assistiti.
Spesso, troppo spesso, quanti vengono chiamati a tamponare le situazioni di carenza non solo non ottemperano a tale esigenza, ma si trovano, loro malgrado, a rappresentare un intralcio. Anche per tali motivi induce preoccupazione e allarme il ricorso da parte delle aziende alle prestazioni dei liberi professionisti. La scarsa esperienza specifica, l’occasionalità, la saltuarietà, la discontinuità rappresentata dal ricorso a tali prestazioni mina la funzionalità delle strutture, poiché non è così possibile formare e strutturare tali professionisti. Si tratta di una soluzione di ripiego nel quadro di una situazione drammatica, che aggiunge difficoltà a difficoltà. Una situazione inaccettabile sotto tutti i punti di vista, date il noto svantaggio economico e sotto il profilo delle tutele di questi lavoratori.
È quindi fondamentale che chi rappresenta i lavoratori, il sindacato, vada oltre lo steccato della precarietà, dell’accontentarsi di poco, perché con la salute e la vita dei cittadini tali concetti sono assolutamente deleteri, quando non letali. Appare quindi palese e urgente che le istituzioni, a partire dall’assessore Razza, facciano subito quanto necessario per sbloccare le assunzioni, portando la sanità siciliana a livelli più consoni a garantire un’efficace assistenza ai cittadini.
Redazione Nurse Times
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