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Bologna, agenzie strapagate dagli ospedali privati per reperire infermieri

Nell’intervista rilasciata all’edizione felsinea del Corriere della Sera, che di seguito rilanciamo, il presidente provinciale Aiop, Averardo Orta, rivela le somme esorbitanti che bisogna sborsare per far fronte alla carenza di personale.

Le bollette quasi quintuplicate negli ultimi due anni, le tariffe con cui la Regione rimborsa le prestazioni pressoché ferme, in alcuni casi da oltre dieci anni, il ventilato raddoppio della Tari a cui starebbe pensando il Comune di Bologna per gli ospedali privati, infine la drammatica carenza di personale. «Ci mancano cinque infermieri per aprire uno dei nostri reparti, un’agenzia di ricerca personale ci ha chiesto 9.000 euro nel momento in cui trovano un infermiere e noi abbiamo accettato».

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Parola di Averardo Orta (foto), amministratore delegato del Consorzio Colibrì, che raggruppa 21 strutture in regione, tra cui cinque di proprietà a Bologna, nonché presidente provinciale Aiop, l’Associazione italiana ospedalità privata. Il mondo degli ospedali privati accreditati è una costola importante della sanità pubblica, per la quale eroga una buona percentuale di prestazioni. E come la sanità pubblica si trova nel mezzo di una tempesta quasi perfetta.

La sanità privata ha gli stessi problemi di quella pubblica nel reperire personale?
«Partiamo con il dire che questa è una crisi strutturale, mancano medici e infermieri perché è stata sbagliata la programmazione nazionale. Le aziende sanitarie dopo lo sblocco del turnover con la pandemia hanno assunto un numero altissimo di persone. A Villa Bellombra, il presidio ospedaliero che abbiamo inaugurato a metà settembre, abbiamo potuto aprire solo due reparti su tre: per aprire il terzo mancano cinque infermieri. Li stiamo cercando dappertutto, abbiamo fatto una ricerca con le Università di tutta Italia. Non si trovano».

Si sente dire, però, che medici e infermieri scappano dagli ospedali pubblici per venire nel privato: non è così?
«La verità è che per uno che viene da noi, dieci se ne vanno nel pubblico. La fuga, chiamiamola così, riguarda soprattutto i pronto soccorso, maa non vengono da noi. Mi creda, stiamo facendo di tutto per trovare il personale che ci manca: siamo costretti a tenere un reparto chiuso quando c’è la fila di pazienti che aspetta. E quando dico che stiamo facendo di tutto è proprio così».

Cosa vuole dire?
«Ci sono agenzie di ricerca personale che ci dicono di non avere attualmente le figure che cerchiamo noi, ma se firmiamo una convenzione con loro nel momento in cui ne trovano una ce la mandano dietro pagamento di 9.000 euro. E noi abbiamo firmato».

Cioè paga un di più per avere una sorta di priorità?


«È così. È il sintomo di un mercato del lavoro sotto pressione. E poi se e quando arriva il personale gli dobbiamo pagare l’alloggio, formarlo e affiancarlo. Insomma, non è che il problema si risolve subito».

Questo vi costringe a tenere un reparto chiuso, quando sarebbe il momento di aumentare le entrate visto il crescere dei costi energetici. Com’è la situazione?
«Le parlo delle mie strutture (Villa Ranuzzi, Villa Serena, Villa Bellombra, ospedale Santa Viola e Casa di cura Ai Colli,ndr): nel 2020 abbiamo speso tra gas ed elettricità 372 mila euro, nel 2021 circa 640 mila euro, nel 2022 stimiamo 1,6 milioni. Questo mette i bilanci in grande difficoltà, non abbiamo avuto ristori o sgravi, nessuna forma di compensazione. Vede, chi lavora in un bar può aumentare il prezzo del cappuccino, noi abbiamo le tariffe fissate dalla Regione, ferme in alcuni casi da oltre 10 anni. È tutto aumentato a cominciare dal costo per il personale, e guardi che mi sono impegnato per il rinnovo del contratto di lavoro. Non riceviamo finanziamenti per il rinnovo delle tecnologie o delle strutture, per fare la nuova Villa Bellombra non abbiamo ricevuto un euro da nessuno, il Pnrr non ci dà risorse. L’equilibrio non c’è più, siamo in un vicolo cieco, l’intero settore è+ in difficoltà, un settore che in Emilia-Romagna è sanità pubblica. Se ci fermiamo viene a mancare un pezzetto di servizio pubblico».

Cosa chiedete, come Aiop?
«Chiediamo un adeguamento delle tariffe oppure una revisione fiscale che ci consente di recuperare versando di meno. Se non cambia qualcosa qualcuno potrebbe decidere di fermarsi, non ci sono più margini. Senza contare che a Bologna potrebbe essere in arrivo una nuova tegola».

Cioè?
«Pare che all’orizzonte ci sia da parte del Comune di Bologna una revisione delle percentuali di calcolo della Tari, l’imposta comunale sui rifiuti, che raddoppierebbe per gli ospedali privati. Sarebbe un colpo durissimo per le nostre strutture che, grazie a una convenzione fatta da Maurizio Cevenini quando guidava Aiop, smaltiscono i rifiuti in autonomia».

Redazione Nurse Times

Fonte: Corriere della Sera

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