Binello, infermiera: “Pulire liquidi organici dal pavimento non è un problema”

Un caso, quello di Monza (VEDI), che sta facendo discutere molto la comunità infermieristica: in breve, per chi non ha letto il nostro articolo sulla questione: l’ospedale San Gerardo ha richiamato un infermiere per non aver pulito il vomito di un paziente dal letto e dal pavimento, con tanto di scuse nei confronti della famiglia pubblicate sul giornale e di strigliata per l’infermiere “negligente”.

L’AADI è subito intervenuta, invitando il collega coinvolto a contattare l’associazione per essere assistito gratuitamente “perché quanto è avvenuto lede l’immagine e la dignità di tutta la categoria infermieristica stanca di sopperire a carenze ormai divenute strategiche e quindi dolose”. Carenze di personale di supporto, ovviamente. La Direzione ASST di Monza ha risposto, smentendo che il professionista sia stato interessato da un procedimento disciplinare (VEDI) e minacciando di querelare l’AADI (VEDI).

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Anche l’OPI di Milano- Lodi – Monza e Brianza si è fatto sentire (VEDI), inviando a Il Giornale di Monza una richiesta di rettifica dell’articolo incriminato (pubblicato in data 3 agosto) perché “risulta diffamatorio verso tutta la categoria infermieristica, nonché dannoso ai fini dell’immagine e dei valori che la figura del l’infermiere rappresenta”.

Un gran vespaio di polemiche, quindi. Che ha scatenato anche commenti e prese di posizione illustri, come quella di Laura Binello, infermiera di Castagnole delle Lanze in provincia di Asti e autrice del libro “Panda Rei” (VEDI). Sul suo profilo Facebook, la collega ci ha tenuto non poco a esprimere il suo punto di vista sulla questione, postando anche il nostro articolo e stimolando parecchie interazioni.

“Qualche giorno fa un paziente anziano non autosufficiente, afferito al nostro centro del piede diabetico, lamentava nausea intensa dopo il viaggio in autoambulanza per raggiungerci e chiedeva un pappagallo per urinare.

Noi non abbiamo personale di supporto socio sanitario ed essendo un ambulatorio non abbiamo neppure ausilii per urinare o defecare.

Abbiamo solo (solo) personale infermieristico ed amministrativo.

Il paziente ha vomitato ed urinato.

Non siamo finite sul giornale per negligenza, non abbiamo creato ad hoc nessuna situazione conflittuale tra azienda, professionisti, utenza.

Ci siamo chiesti, certo che ce lo siamo chiesti, se in futuro una figura di supporto socio sanitaria potrebbe essere utile come risorsa e la risposta è stata no perchè in una struttura operativa complessa senza degenza il paziente è in genere autosufficiente e se non lo è viene accompagnato da un care giver di supporto.

Mentre ce lo chiedevamo il nostro paziente vomitava.

Ora penso che avremmo potuto dire al parente del nostro anziano di procurarsi lui il pappagallo che non avevamo, o di lasciare che si vomitasse addosso offrendogli magari una traversa monouso e tanti saluti.

Scusate se non ci siamo riusciti e abbiamo chiesto un pappagallo in prestito alla vicina Neurologia, perdonateci se invece abbiamo assistito il paziente durante i conati di vomito, e non bruciateci se abbiamo anche chiuso a fine giornata il contenitore dei rifiuti speciali che puzzava parecchio.

Sono altresì certa che tutti i miei colleghi infermieri in servizio presso la mia SOC, professionisti intellettuali, avrebbero senza problemi pulito un pavimento improvvisamente ed inaspettatamente raggiunto da qualsivoglia liquido organico di provenienza umana (il paziente), esattamente come facciamo quotidianamente con unghie, escare, sangue, pus.

No, tranquilli, il mocio a terra non lo passiamo a fine turno.

Ma neppure lasciamo un paziente in balia dei suoi bisogni senza tentare almeno di aiutarlo.

Che poi le battaglie con le poltrone di pelle le facciamo il giorno dopo, statene certi.”

Che l’eccezionalità del caso descritto dalla collega c’entri assai poco con quello di Monza (dove un collega è stato richiamato e un’intera professione esposta alla pubblica gogna per non aver svolto ciò che NON è di sua competenza) è un altro discorso…

E comunque… Siamo davvero certi che comportarsi da sguatteri (perché di questo si tratta: un professionista intellettuale che lava il pavimento è una sorta di ossimoro, cara Laura…) sia necessario “per il bene del paziente”? Sarà mica che, invece, farlo costituisca un indiscusso “bene” per le aziende? Che anziché assumere infermieri, personale tecnico e di supporto, si ritrova in casa un operatore che svolge a testa bassa le mansioni di tutti e tre? Senza denunciare e senza lamentarsi (nonostante le leggi che lo tutelano), tra l’altro, in quanto convinto di essere tanto “umano”…?

Anche i gabinetti sono intrisi di batteri e di “liquido organico di provenienza umana (il paziente)”. L’infermiere di buona volontà, professionista intellettuale, dovrebbe quindi anche mettersi a pulire quelli?

A voi i commenti.

Alessio Biondino

Redazione Nurse Times

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