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Bergamo, chiusa l’inchiesta sulla gestione della prima ondata Covid: indagati anche Conte, Speranza, Fontana e Gallera

L’ipotesi di reato è quella di epidemia colposa e riguarda 17 persone. Tra queste, il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, il coordinatore del primo Comitato tecnico-scientifico, Agostino Miozzo; l’ex capo della Protezione civile, Angelo Borrelli.

Dopo tre anni, la Procura di Bergamo ha chiuso l’indagine sulla gestione della prima ondata della pandemia di Covid-19 nella provincia più colpita. Tra gli indagati figurano l’ex premier Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute, Roberto Speranza, il governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana, e l’ex assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera. Le posizioni dei primi due sono separate dalle altre e saranno valutate dal Tribunale dei ministri di Brescia, perché avrebbero commesso i reati durante le attività ministeriali. Conte e Speranza non figurano, dunque, nell’avviso di conclusione indagini, non ancora notificato agli altri 17 indagati.

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Tra gli indagati per epidemia colposa, anche alcuni dirigenti chiave del ministero della Salute: il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), Silvio Brusaferro; il presidente del Consiglio Superiore di Sanità (Css), Franco Locatelli; il coordinatore del primo Comitato tecnico-scientifico, Agostino Miozzo; l’allora capo della Protezione civile, Angelo Borrelli. Al di là del numero degli indagati, di cui ora sono noti solo alcuni nomi, e dell’eventuale invio di alcuni filoni ad altre Procure, gli accertamenti, che si sono avvalsi di una maxi consulenza firmata da Andrea Crisanti, microbiologo dell’Università di Padova e ora senatore Pd, hanno riguardato tre livelli: uno strettamente locale, uno regionale e il terzo nazionale.

Nel mirino degli inquirenti e degli investigatori della Guardia di Finanza sono finiti non solo i morti nelle Rsa della Val Seriana e il caso dell’ospedale di Alzano Lombardo, chiuso e riaperto nel giro di poche ore, ma soprattutto la mancata istituzione di una zona rossa uguale a quella disposta nel Lodigiano. Nel mirino anche i mancati aggiornamenti del piano pandemico, fermo al 2006, e l’applicazione di quello esistente, che stando agli elementi raccolti avrebbe potuto contenere la trasmissione del Covid, sebbene sia datato.

“La conclusione delle indagini, com’è noto, non è un atto d’accusa”, fa sapere la Procura di Bergamo in una nota. L’attività svolta, sottolineano i magistrati, è stata “oltremodo complessa sotto molteplici aspetti e ha comportato altresì valutazioni delicate in tema di configurabilità dei reati ipotizzati, di competenza territoriiale, di sussistenza del nesso di causalità ai fini dell’attribuzione delle singole responsabilità e ha consentito di ricostruire i fatti così come si sono svolti a partire dal 5 gennaio 2020”.

“Questo ufficio di Procura, in data 20 febbraio, ha concluso le indagini nei confronti di 17 persone che, a vario titolo, hanno gestito la risposta alla pandemia da Covid 19”, ha scritto il procuratore di Bergamo, Antonio Chiappani

, in un comunicato -. Le indagini, condotte dalla Guardia di Finanza di Bergamo, sono state articolate, complesse e consistite nell’analisi di una rilevante mole di documenti acquisiti e/o sequestrati, sia in forma cartacea che informatica, presso il ministero della Salute, l’Istituto Superiore di Sanità, il Dipartimento della Protezione civile, Regione Lombardia, Ats, Asst, l’ospedale Pesenti-Fenaroli di Alzano Lombardo, nonché di migliaia di mail e di chat telefoniche in uso ai soggetti interessati dall’attività investigativa, oltre che nell’audizione di centinaia di persone informate sui fatti, attività questa alla quale hanno partecipato anche in prima persona i pm delegati”.

Sulla chiusura dell’inchiesta bergamasca #Sereniesempreuniti, associazione dei famigliari delle vittime Covid ha scritto: “Da oggi si riscrive la storia della strage bergamasca e lombarda, la storia delle nostre famiglie, delle responsabilità che hanno portato alle nostre perdite. La storia di un’Italia che ha dimenticato quanto accaduto nella primavera 2020, non a causa del Covid-19, ma per delle precise decisioni o mancate decisioni”.

Il commento di Giuseppe Conte – “Anticipo subito la mia massima disponibilità e collaborazione con la magistratura – ha affermato in una nota Giuseppe Conte -. Sono tranquillo di fronte al Paese e ai cittadini italiani per aver operato con il massimo impegno e con pieno senso di responsabilità durante uno dei momenti più duri vissuti dalla nostra Repubblica”.

Il commento di Roberto Speranza – Sulla stessa linea il commento di Roberto Speranza: “Ho sempre pensato che chiunque abbia avuto responsabilità nella gestione della pandemia debba essere pronto a renderne conto. Io sono molto sereno e sicuro di aver sempre agito con disciplina ed onore nell’esclusivo interesse del Paese. Ho piena fiducia come sempre nella magistratura”.

Il commento di Giulio Gallera – “Non ho ancora ricevuto alcun atto ufficiale, ma sono sereno e garantirò, come ho sempre fatto, la massima collaborazione alla magistratura”, ha detto Giulio Gallera.

Redazione Nurse Times

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