Bellinzona, “ammalate sul lavoro”: il caso delle 7 infermiere all’esame dell’Ente ospedaliero cantonale

L’Eoc vuole vederci chiaro, sebbene precisi che un gruppo di specialisti ha escluso il nesso di causalità.

Continua a far discutere, in Svizzera, il caso delle sette infermiere dell’ospedale San Giovanni di Bellinzona che incolpano la struttura per le loro patologie, sostenendo di averle contratte a causa del contatto con farmaci chemioterapici formaldeide, avvenuto per anni senza le opportune protezioni. Dopo aver esaminato le cartelle cliniche, un gruppo di specialisti incaricato dallo stesso ospedale ha escluso qualsiasi nesso causale tra l’ambiente di lavoro e le malattie, ma le sanitarie chiedono ulteriori approfondimenti.

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I dossier sono ora sul tavolo del consiglio di amministrazione dell’Ente ospedaliero cantonale (Eoc), che vuole ripercorrere l’intera vicenda per chiarire eventuali responsabilità. Il presidente Paolo Sanvido, interpellato dall tivù svizzera RSI, dichiara: “Per noi il capitale umano è quello più prezioso, e lo abbiamo sempre dimostrato. La garanzia di sicurezza sul posto di lavoro è una priorità e abbiamo sempre mantenuto una comunicazione trasparente con le infermiere. Ci stiamo occupando del caso”.

Sanvido chiarisce meglio la posizione dell’Eoc: “E’ stato stabilito da specialisti che non c’è un nesso di causalità. Ora il dossier è arrivato sul tavolo del consiglio di amministrazione e vogliamo capire tutto di questa vicenda. Se dovesse essere dimostrato un nesso di causalità, è chiaro che non potremmo sottrarci alle nostre responsabilità, ma prima vogliamo appurarlo”.   

E ancora: “Siamo certi che le norme di sicurezza non siano state violate. Abbiamo più di un rapporto che lo conferma. C’è tuttavia un’insistenza da parte di nostre infermiere o ex infermiere, e questo è qualcosa di importante. Vogliamo dunque prenderci il tempo necessario per capire a fondo tutta la fattispecie”.

Il consiglio di amministrazione dell’Ente ospedaliero cantonale è stato interpellato a ottobre, in concomitanza con la seconda ondata di coronavirus. “Abbiamo risposto alla controparte che ce ne saremmo occupati, chiedendo però di darci il tempo necessario – conclude Sanvido –. Nei prossimi mesi ci dedicheremo alla tematica”.

Redazione Nurse Times

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