Arresto cardiaco in piscina: bimbo rianimato da un infermiere

E’ accaduto a Cosenza. Il collega che lo ha salvato: “L’ho visto e sentito rivivere mentre lo rianimavo. È qualcosa che mi porterò dentro per tutta la vita”

Erano le 18:30 del 14 di agosto, quando un bimbo di sei anni è stato notato riverso sul fondo della grande piscina di un resort di Villapiana (Cosenza). Immobile. Privo di sensi. I presenti si sono subito tuffati e lo hanno portato all’asciutto, ma le sue condizioni sono subito apparse disperate.

Era cianotico, “blu come un puffo”, gli occhi erano riversi all’indietro, e non respirava. Tra i presenti si è subito scatenato il panico. Fortunatamente, tutto quel trambusto ha attirato l’attenzione di un medico chirurgo ortopedico dell’ospedale di Lecce, ospite del resort, che è subito intervenuto facendo adagiare il piccolo sul prato che circonda la piscina, facendo allertare il 118 e iniziando le manovre rianimatorie supportato da due bagnini. Eh sì, perché il bimbo era in arresto cardiocircolatorio.

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Ed è quella scena straziante che si è parata di fronte agli occhi del dott. Massimo Randolfi, infermiere in vacanza, mentre era al telefono nei pressi della piscina: “Ho notato un manipolo di persone intorno a un corpicino a terra. All’inizio non capivo bene cosa fosse accaduto, poi vedendo la strana e inequivocabile Muovimento che un massaggio cardiaco presenta non c’ho pensato un attimo: ho chiuso la telefonata, ho allontanato i curiosi e mi sono avvicinato, lo stavano facendo su di un bambino di sei anni”.

Gasping… Il piccolino era in gasping e ciò, purtroppo, era indice di una estrema gravità clinica. Massimo ha trovato il medico chirurgo esausto, sfiancato da alcuni interminabili minuti di rianimazione cardiopolmonare (che sarebbero in grado di mettere a dura prova anche il più allenato degli atleti), che aveva affidato le manovre ai due bagnini presenti.

Così l’infermiere ha preso subito in mano la situazione: appurato che il polso carotideo non era palpabile, ha iniziato subito anche lui con ventilazioni bocca a bocca e compressioni toraciche, senza sosta, profonde e veloci. Fino al primo segnale, tanto aspettato e sperato, che ha investito tutti come un’improvvisa tempesta di luce: il bambino ha iniziato a espellere dalla bocca una notevole quantità di acqua inalata, il polso è riapparso e dopo un po’ ha ripreso a respirare.

L’ho visto e sentito rivivere mentre lo rianimavo. È qualcosa che mi porterò dentro per tutta la vita.”

All’arrivo dell’ambulanza, il bimbo è stato subito trasportato all’ospedale di Rossano, dotato del reparto di rianimazione, dove è stato intubato e stabilizzato. I medici del nosocomio calabrese hanno poi optato per il trasferimento al più attrezzato ospedale di Cosenza. E nelle prime ore della mattinata di ieri è arrivata la notizia che il piccolo è fuori pericolo.

Provvidenziale, quindi, è stato l’intervento di Massimo, infermiere, tra le cui braccia il bambino ha ricominciato a vivere. La mamma gli ha infatti riportato i complimenti sia del personale del 118 sia dei medici del reparto di rianimazione dove il bambino è stato ricoverato: sembra proprio che si sia salvato solo perché chi era lì e provava a rianimarlo non si è mai fermato, non si è mai arreso, nonostante passassero i minuti (che in situazioni d’emergenza sono secoli).

Alessio Biondino

Redazione Nurse Times

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