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Anziani: ancora violenze in una struttura protetta

È una casa di riposo ai piedi dell’Appennino parmense, stavolta, il teatro di ignobili umiliazioni e violenze nei confronti di persone anziane. Una tirocinante coraggiosa, ha stracciato l’omertà e ha denunciato tutto.

Un operatore assistenziale senza empatia e senza pietà, è come un giovane senza entusiasmo e senza idee. È come un vecchio senza esperienza e senza saggezza. Non importa che tipo di operatore sia… Non è necessario sapere se è un Operatore Socio Sanitario, un Assistente Educativo Culturale o un professionista come un Infermiere. Se non si provano empatia e pietà… non si può pensare di svolgere un ruolo assistenziale.

Le immagini delle telecamere nascoste a Villa Matilde dai carabinieri, nel parmense, hanno documentato attimi atroci, tristi, violenti, vigliacchi, che fanno veramente male a chi si impegna quotidianamente per aiutare e proteggere pazienti fragili. Attimi di cui sono stati protagonisti personaggi che non sanno provare pietà e che non conoscono minimamente il significato del termine empatia. Quei raccapriccianti fotogrammi hanno portato a galla una realtà ben diversa da quella che era descritta nei depliant pubblicitari come un’oasi di pace, un paradiso dove far affrontare con serenità e circondati da assistenti competenti il percorso finale della loro vita ai propri cari; uno di quei posti dove i parenti sono fiduciosi ed entusiasti di portare i loro anziani genitori o i loro nonni. Non uno squallido “ospizio”, come le odierne “residenze per anziani” venivano chiamate una volta… Non un lager, come Villa Matilde purtroppo è risultata essere. Eppure, questa casa ‘protetta’ (…) è convenzionata con il settore pubblico e aveva un’ottima fama come servizio di accoglienza per anziani.

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Le indagini andavano avanti da tre mesi e sono state condotte con intercettazioni ambientali, video e audio; che purtroppo lasciano ben pochi dubbi sulle vili nefandezze che venivano perpetrate contro i degenti non autosufficienti e non in grado di riferire le vessazioni subite.

Al secondo piano della struttura, immersa nelle campagne di Neviano degli Arduini, c’è il reparto dedicato ai malati di Alzheimer e con problemi psichiatrici. Ed è lì che la degenza si è trasformata in detenzione. È lì che l’assistenza è mutata in tortura. È lì che la dignità è degenerata in umiliazione.

Gli operatori socio sanitari che avrebbero dovuto assistere gli ‘ospiti’, li sottoponevano sistematicamente a violenze fisiche, verbali e psichiche. Si rivolgevano a loro insultandoli con toni cattivi, aggressivi e sprezzanti. Li costringevano ad inginocchiarsi, tenendoli per il collo, per fargli mangiare dal pavimento il cibo che gli era accidentalmente caduto. I momenti mostrati dalle riprese ‘rubate’ dai militari sono agghiaccianti: ospiti sul pavimento che cercano di rialzarsi da soli, senza riuscirci. Tra i lamenti. Mentre gli operatori gli passano accanto come se niente fosse. Come se non li vedessero. O peggio: come se non esistessero. Li lasciavano in terra, anche per tutta la notte, nella più totale indifferenza. E poi le violenze fisiche. Continue. Schiaffi, calci, tirate di orecchie e di capelli, spinte. Forti pugni sulla schiena. Derisioni, insulti, scherno, gesti minacciosi con oggetti contundenti. Scene pietose, indegne e purtroppo interminabili.

Un incubo. Da cui, fortunatamente, i nonni si sono risvegliati venerdì mattina, grazie a un blitz della compagnia dei carabinieri di Parma. Nell’operazione, che è stata eloquentemente chiamata “Cerbero”, i militari hanno eseguito sette ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di altrettanti dipendenti di Villa Matilde; due uomini e cinque donne. L’accusa, per gli arrestati e per altri cinque operatori che hanno ricevuto un avviso di garanzia, è di maltrattamenti continuati in concorso, aggravati dall’essere stati compiuti su persone in condizioni di minorata difesa. Un’accusa infamante, per chi dovrebbe occuparsi di aiuto e di assistenza. La Procura ha anche documentato dei singoli episodi di violenza, che sono stati compiuti da operatori trasferiti temporaneamente da altri reparti. In due casi è stata chiesta l’interdittiva dalla professione per il reato di violenza privata.

E’ stata una giovane ragazza a denunciare l’accaduto ai carabinieri della stazione di Neviano degli Arduini. Una tirocinante coraggiosa, che ha trascorso alcune settimane a Villa Matilde nell’ambito della sua formazione di operatrice sanitaria e che non ha resistito: non poteva tenersi tutto dentro e lasciar correre quell’orrore.

A nome di ogni singolo nonnino… Grazie, ragazza. Grazie per non aver girato gli occhi dall’altra parte. Grazie per aver provato pietà… ed empatia.

Alessio Biondino

Fonti: AdnKronos, La Repubblica, La Stampa

Redazione Nurse Times

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