Astenersi dall’alcol ripristina larga parte dei danni al cervello provocati dall’abuso. Più nello specifico, lo spessore della corteccia cerebrale – che si riduce sensibilmente in chi abusa della sostanza – dopo circa sette mesi senza toccare alcol ritorna alla normalità nella maggior parte delle regioni cerebrali.
Ciò determina significativi benefici non solo sulla salute mentale e sulle funzioni cognitive, ma anche nel continuare a perseguire il virtuoso percorso intrapreso smettendo di bere. In parole semplici, il ripristino dei danni cerebrali aiuta a mantenersi sobri e a non ricadere nell’abuso.
I ricercatori, coordinati dal professor Timothy C. Durazzo, del Sierra-Pacific Mental Illness Research and Education Clinical Centers, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver scansionato il cervello di un gruppo di pazienti affetti da disturbo da uso di alcol (AUD) e aver messo a confronto le immagini ottenute con quelle del cervello di persone che non bevevano.
Per scansionare la corteccia cerebrale, il cui assottigliamento è un effetto noto dell’abuso di alcol, il professor Durazzo e colleghi hanno effettuato risonanze magnetiche a gruppi di pazienti in astinenza da una settimana (68 persone), un mese (88 persone) e 7,3 mesi (40 persone). Lo spessore corticale è stato esaminato anche in 45 persone del gruppo di controllo, non fumatori che non hanno mai sofferto da disturbo di uso di alcol.
Tra le regioni che si sono ispessite con la sobrietà, anche la corteccia prefrontale, che è la parte del cervello intimamente connessa al processo decisionale e alla pianificazione. Quando è ridotta dall’abuso di alcol può rendere più complicato prendere la decisione di smettere di bere o di resistere alle ricadute qualora vi si riuscisse. Far tornare la corteccia prefrontale nello stato tipico può a sua volta essere un preziosissimo aiuto nel riuscire a mantenere la barra dritta, evitando di ricadere nel tunnel dell’alcol.
“Questi risultati supportano gli effetti adattativi e benefici della sobrietà prolungata sul recupero strutturale del cervello nei soggetti con disturbo da uso di alcol”, hanno chiosato il professor Durazzo e i suoi colleghi. Uno dei limiti dello studio è legato al campione ridotto di partecipanti, pertanto i risultati dovranno essere confermati da indagini più approfondite. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sull’autorevole rivista specializzata Alcohol.
Redazione Nurse Times
Fonte: fanpage.it
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