Dopo la revoca del NITAG la Lega rilancia contro la legge Lorenzin: rischi per coperture vaccinali, ospedali e fiducia nella medicina, con dati e analisi a supporto
Il dibattito politico riaperto dalle recenti nomine e dalla successiva revoca del Gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni (NITAG) riporta al centro dell’agenda pubblica la questione dell’obbligo vaccinale. Questa materia tocca sanità, ospedali, infermieri, medicina e fiducia pubblica: per questo è necessario valutare con rigore dati, impatti e rischi prima di immaginare cambiamenti normativi. Notizie, attualità e aggiornamenti su questi temi devono basarsi su evidenze, non su slogan.
Cos’è la legge Lorenzin e cosa ha cambiato (breve promemoria)
La legge n.119 del 2017 (decreto legge 73/2017) ha esteso in Italia le vaccinazioni obbligatorie pediatriche, portandole da 4 a 10–12 a seconda delle interpretazioni tecniche del calendario vaccinale. Lo scopo dichiarato fu arrestare il calo delle coperture e prevenire epidemie come quella di morbillo in corso all’epoca.
Perché l’obbligo ha un ruolo pratico: coperture, herd immunity e prevenzione
- Le coperture vaccinali in Italia, dopo l’introduzione della legge, mostrarono un’inversione di tendenza positiva con incrementi significativi per alcuni antigeni (MMR incluso). Studi di valutazione dell’impatto indicano un aumento delle coperture nel biennio successivo all’entrata in vigore della norma.
- Per malattie altamente contagiose come il morbillo la soglia di protezione di popolazione (herd immunity) indicata dall’OMS si aggira tra il 93% e il 95% per la doppia dose MMR: scendere sotto questi livelli facilita la ricomparsa di focolai. L’effetto non è solo statistico: si traduce in casi, ospedalizzazioni e morti evitabili.
Dati di contesto: l’epidemia di morbillo del 2017 e le conseguenze su ospedali e operatori sanitari
Nel 2017 l’Italia registrò diverse migliaia di casi di morbillo (migliaia di casi e alcuni decessi nel corso dell’anno), con un impatto evidente su ospedali e operatori sanitari: numerosi casi tra gli operatori sanitari stessi e focolai nosocomiali che hanno richiesto quarantene, ricoveri e pesanti oneri organizzativi. Le analisi pubblicate dopo l’epidemia evidenziarono come la maggior parte dei casi riguardasse persone non vaccinate.
Contesto europeo: l’obbligo in altri Paesi
Molti Stati europei non hanno un obbligo formale, ma mantengono coperture elevate grazie a campagne raccomandate ben orchestrate. L’Italia, invece, è tra le poche eccezioni ad aver introdotto l’obbligo rigido. Cambiare rotta senza un piano alternativo rischia di abbassare i livelli di copertura strategica.
Impatti concreti sulla sanità e sull’economia sanitaria
Ospedali e reparti: focolai epidemici aumentano le ospedalizzazioni (pneumonie, encefaliti), sottraggono posti letto e risorse e impongono misure di controllo delle infezioni (screening, quarantene, periodi di isolamento per personale), aggravando il lavoro di infermieri e medici. Studi nazionali sulle ospedalizzazioni correlate a morbillo documentano costi sanitari e ricoveri significativi.
Personale sanitario: alti tassi di suscettibilità tra operatori sanitari aumentano il rischio di trasmissione in ambiente ospedaliero, con gravi ricadute su pazienti fragili e servizi essenziali. Diversi lavori italiani hanno evidenziato bassa immunità tra medici/aspiranti medici e casi tra personale sanitario nel 2017.
Le posizioni: un centrodestra diviso
- Lega: Salvini e Borghi guidano l’offensiva. Borghi, dopo un emendamento reso inammissibile lo scorso anno, ora rilancia: “Ci riproveremo… vogliamo evitare qualsiasi obbligo vaccinale”.
- Fratelli d’Italia (FdI): posizione ambigua; alcuni esponenti difendono la scienza, altri mostrano scetticismo.
- Forza Italia, Noi Moderati: chiaramente pro-vax e a difesa della scienza; Gasparri e Lupi sottolineano l’importanza dell’obbligo per tutelare la salute pubblica.
- Regioni: figure come il presidente del Veneto Luca Zaia mantengono posizioni più moderate, riconoscendo la necessità di equilibrio tra scienza e responsabilità istituzionale.
Critica alla proposta politica della Lega: elementi di ragionamento
1. Rischio epidemiologico realistico. Ripercorrere la strada dell’eliminazione dell’obbligo senza un piano alternativo (campagne sostenute, accesso agevolato, monitoraggio e incentivi) espone la popolazione a focolai che ricadono soprattutto sui più fragili (neonati, immunodepressi). Le evidenze sul campo lo dimostrano.
2. Messaggio pubblico e fiducia. Normalizzare lo «scetticismo» come opzione politica rischia di legittimare disinformazione e teorie antiscientifiche, aggravando il problema della fiducia nella medicina e negli ospedali. L’esperienza post-pandemia mostra come la fiducia sia fragile; la politica responsabile protegge i beni collettivi della salute.
3. Costi per il SSN e per gli operatori. Aumenti di casi prevenibili significano oneri economici diretti (ricoveri, terapie) e indiretti (assenza personale, controlli). Un approccio ideologico che ignora questi costi è irresponsabile.
Cosa dicono le istituzioni e le best practice
Le istituzioni sanitarie raccomandano interventi basati su evidenze: mantenere o migliorare le coperture, investire in comunicazione, sorveglianza e programmi di vaccinazione per gli operatori sanitari. La revoca delle nomine al NITAG — decisa dal ministero dopo le proteste sulla presenza di figure critiche ai vaccini — è stata giustificata come necessaria per tutelare il ruolo consultivo basato su prove scientifiche. Salvini ha attaccato il ministro per aver annullato un’istituzione da lui stesso istituita, mettendo in discussione un pluralismo scientifico che, a suo dire, dovrebbe includere anche posizioni non allineate al pensiero dominante
Il rilancio della Lega contro l’obbligo vaccinale segna un nuovo capitolo nel confronto tra visione politica e evidenze scientifiche. Pur legittime, le proposte di modifica non possono prescindere da dati sanitari e valutazioni scientifiche solide.
Noi siamo dalla parte della scienza, lei Ministro Salvini?
Redazione NurseTimes
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