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«Se ti togli il reggiseno ci fai felici tutti»: bufera al Policlinico Umberto I

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Una 23enne denuncia sui social le frasi di un tecnico durante una TAC al Policlinico Umberto I: ospedale avvia indagine interna

Una ragazza di 23 anni ha denunciato sui social di aver subito una molestia verbale nel reparto di radiologia del Policlinico Umberto I di Roma: secondo il suo racconto, prima di essere sottoposta a una TAC cranica un tecnico le avrebbe detto, guardando i colleghi, «se ti togli il reggiseno ci fai felici tutti». La vicenda, diventata virale in poche ore, ha riacceso il dibattito su violenza e molestie in ambito sanitario e sulle misure di tutela per i pazienti.   

I fatti: il racconto della paziente e la reazione dell’ospedale

Secondo il video pubblicato dalla ragazza — identificata come Marzia Sardo, studentessa siciliana di recitazione — l’episodio si è verificato la sera del 21 agosto, mentre si trovava al pronto soccorso e le venivano effettuati esami radiologici per forti emicranie. Nel filmato, ancora con gli elettrodi applicati al petto, la giovane racconta in lacrime di essersi sentita offesa e in pericolo in un contesto che avrebbe dovuto garantirle sicurezza e professionalità.   

Il Policlinico Umberto I ha reso noto di aver già avviato «un’attività istruttoria interna» per accertare i fatti e valutare eventuali provvedimenti disciplinari, sottolineando che «la difesa della salute pubblica e il rispetto dei pazienti sono le priorità». L’ospedale ha inoltre informato che i testimoni saranno ascoltati nell’ambito dell’indagine.   

Contesto e impatto sociale: perché la vicenda è rilevante

L’episodio non è isolato nella percezione pubblica: le molestie sul luogo di lavoro e le aggressioni verbali in ambito sanitario restano un problema significativo in Italia. Secondo il rapporto ISTAT «Le molestie: vittime e contesto» (2022–2023), il 13,5% delle donne tra i 15 e i 70 anni che lavorano o hanno lavorato ha subito molestie sul lavoro nel corso della vita, con percentuali più alte tra le più giovani (15–24 anni). Fonti nazionali e studi di settore evidenziano come la violenza verbale rappresenti la forma più diffusa di aggressione nei contesti di cura. Questi dati forniscono un quadro utile per comprendere il peso sociale della denuncia della giovane paziente. 

Dalla pubblicazione del video la scorsa giornata, testate nazionali e agenzie hanno rilanciato la testimonianza; il filmato ha raccolto sia solidarietà che commenti critici. Alcuni utenti hanno minimizzato l’accaduto definendolo «una battuta», mentre altri hanno condannato la normalizzazione di linguaggi sessisti in ambienti professionali. La giovane ha risposto pubblicamente ai critici, spiegando di essersi sentita sola e impaurita in quel contesto e annunciando un formale reclamo all’URP dell’ospedale. 

Il video

Redazione NurseTimes

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