Zika virus: primo caso di infezione trasmessa da un paziente ad un suo familiare

 

Epicentro, il portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica, a cura del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell’Istituto superiore di sanità definisce l’infezione umana da virus Zika come segue: “una malattia virale trasmessa dalla puntura di zanzare infette del genere Aedes. Zika, infatti, è un Flavivirus, simile al virus della febbre gialla, della dengue, dell’encefalite giapponese e dell’encefalite del Nilo occidentale. Il vettore è rappresentato dalle zanzare del genere Aedes, che comprendono Aedes aegypti (vettore originario, nota anche come zanzara della febbre gialla) e Aedes albopictus (più conosciuta come zanzara tigre e diffusa anche in Italia).”

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Sulle modalità di trasmissione aggiunge: ”La trasmissione all’uomo del virus Zika avviene generalmente tramite la puntura della zanzara vettore. Il soggetto punto da una zanzara portatrice e nuovamente punto da una zanzara non infetta, può dunque innescare una catena in grado di dare origine a un focolaio endemico. Il contagio interumano è possibile e può avvenire attraverso i liquidi biologici (via sessuale, trasfusioni, passaggio materno-fetale). Tuttavia, secondo quanto riportato nel “Rapid risk assessment: virus Zika disease epidemic” (pdf 898 kb), pubblicato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) il 23 maggio 2016, rimangono comunque alcune incertezze (come per esempio il trimestre a maggior rischio per lo sviluppo di microcefalia nelle donne incinte; la durata della viremia nel liquido seminale maschile; il ruolo dei maschi asintomatici nella trasmissione sessuale, il ruolo di differenti specie di zanzare come potenziali vettori competenti del virus Zika)”.

Una delle incertezze di cui sopra, sembra essere diventata realtà e riguarda il “probabile” primo caso riscontratosi in Utah, (Stati Uniti) e sotto investigazione da parte del CDC (Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie) di Atlanta, di infezione contratta non attraverso le punture di zanzare o attraverso i liquidi biologici, ma attraverso il contatto diretto

tra un anziano signore americano, che aveva contratto l’infezione durante uno dei suoi viaggi in zone endemiche per quest’infezione, ed un suo familiare.

Il paziente morto il mese di Giugno scorso, poco dopo il suo rientro, per cause ancora da accertare, aveva una carica virale 100.000 volte più alta di quella sin qui vista tra le altre persone infettatesi durante i mesi precedenti.

Erin Staples, epidemiologo dei CDC, riferisce “il nuovo caso in Utah è una sorpresa e ci dimostra come abbiamo molto da imparare sull’infezione da Zika virus”.

Gli esperti tuttavia invitano alla calma, ricordando che la via di trasmissione principale dell’infezione è quella dovuta alle punture di zanzare e che la trasmissione non avviene da persona a persona, attraverso gli starnuti e/o la tosse, i baci e/o gli abbracci.

Il familiare che ha acquisito l’infezione è stato subito ricoverato per le cure necessarie. E’ stato accertato, che non aveva né avuto rapporti sessuali con persone infette, né era stato in zone endemiche per quest’infezione. Così come il familiare, sono stati posti sotto controllo tutti gli operatori sanitari che avevano avuto in carico l’anziano paziente.

Il caso non è ancora risolto e si attende ancora di capire in che modo il familiare si sia infettato. Tuttavia nuovi scenari appaiono possibili, difatti viene riportato dallo stesso CDC il primo caso negli Stati Uniti di infezione da Zika Virus trasmessa da una donna ad un uomo attraverso un rapporto sessuale.

Nelle prossime settimane dovremmo saperne di più. Si attendono dicevamo, conferme ufficiali da parte del CDC di Atlanta, ma ciò che emerge in maniera preoccupante in vista, peraltro, delle prossime Olimpiadi in Brasile, è la possibilità che possano esserci altre vie di trasmissione per quest’infezione.

Rosaria Palermo

Fonti

www.cdc.gov

www.npr.org

www.nursetimes.org

www.epicentro.iss.it

 

Rosaria Palermo

Infermiera dal 1994. Attualmente, infermiera specialista del rischio infettivo presso l'ARNAS Garibaldi di Catania. Ho una laurea magistrale e due Master, uno in Coordinamento e l'altro in Management del rischio infettivo. Faccio parte del Direttivo di ANIPIO (Società Scientifica degli Infermieri Specialisti del Rischio Infettivo) dal 2016. Penso che lo scatto nella nostra professione debba essere culturale, prima di ogni cosa. Nelson Mandela diceva che la conoscenza è l'arma più potente di cui gli esseri umani dispongano, ed è ciò che permetterà alla nostra professione di ritagliarsi gli spazi che le competono.

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