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Vincolo di esclusività, incentivi, gettonisti, aggressioni: tutte le novità del decreto approvato dal Consiglio dei ministri

Il provvedimento prevede anche maggiore flessibilità nell’arruolamento di medici specializzandi e stranieri, nonché nella stabilizzazione di chi, anche senza una specializzazione, ha maturato esperienza sul campo. E poi un nuovo “compromesso” sul payback a carico delle imprese produttrici di dispositivi medici.

Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto contenente un pacchetto di nuove misure finalizzate a dare ossigeno alla sanità italiana (vedi la bozza allegata). Tra le novità messe a punto dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, in accordo col collega dell’Economia, figurano gli incentivi agli operatori sanitari che lavorano nei pronto soccorso, limiti al ricorso ai medici a gettone, maggiore flessibilità nell’arruolamento di medici specializzandi e stranieri, nonché nella stabilizzazione di chi, anche senza una specializzazione, ha maturato esperienza sul campo. Inoltre figurano un inasprimento delle pene per chi aggredisce il personale sanitario e un nuovo “compromesso” sul payback a carico delle imprese produttrici di dispositivi medici. E poi una novità tanto attesa dagli infermieri: l’abolizione del vincolo di esclusività.

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Partiamo da quest’ultima misura, salutata con soddisfazione anche dalla Fnopi. Gli infermieri “potranno esercitare la professione anche oltre l’orario lavorativo, dando la possibilità di perequare quella differenza che c’è tra i fabbisogni e la disponibilità dei professionisti”. Potranno quindi svolgere attività libero-professionale anche in strutture diverse da quella di appartenenza, al di fuori dell’orario di servizio. Inoltre le aziende e gli enti del Ssn, per l’anno 2023, possono ricorrere alle cosiddette “prestazioni aggiuntive” (tipologie di attività libero-professionale intramuraria), per le quali la tariffa oraria fissata dal Ccnl di settore (pari a 60 euro) può essere aumentata fino a 100 euro lordi, nei limiti delle risorse disponibili, di cui si prevede tuttavia un incremento per ciascuna Regione.

Al contempo si stabilisce che il personale sanitario che interrompe volontariamente il rapporto di lavoro dipendente con una struttura sanitaria pubblica per prestare la propria attività presso un operatore economico privato che fornisce servizi in regime di esternalizzazione non può chiedere successivamente la ricostituzione del rapporto di lavoro con il Ssn.

E contro le carenze scendono in campo pure gli specializzandi. Fino al 31 dicembre 2025, in via sperimentale, i medici in formazione specialistica possono infatti assumere, su base volontaria e al di fuori dall’orario dedicato alla formazione, incarichi libero-professionali presso i servizi di emergenza-urgenza ospedalieri per un massimo di otto ore settimanali. Per tali attività è corrisposto un compenso orario, che integra la remunerazione prevista per la formazione specialistica, pari a 40 euro lordi.

Il decreto approvato dal Governo prevede anche un aumento di stipendio per i camici bianchi che lavorano nei pronto soccorso. Sarà inoltre anticipato l’aumento dell’indennità specifica prevista per i medici in prima linea: doveva scattare dal 2024, invece partirà già dal prossimo giugno. Un aumento dell’indennità specifica è prevista anche per gli infermieri attivi nei reparti di emergenza. Oltre che per i pronto soccorso, il decreto dovrebbe introdurre incentivi anche per chi opera in altri servizi considerati disagiati e usuranti.

Prevista poi una stretta sui medici a gettone, che potranno essere impiegati dalle aziende sanitarie solo in caso di necessità e urgenza, in un’unica occasione e senza possibilità di proroga, a seguito della verificata impossibilità di utilizzare personale già in servizio o di assumere gli idonei. Inoltre il personale gettonista (infermieri compresi) potrà essere assunto esclusivamente nei reparti di emergenza-urgenza ospedalieri, per un periodo non superiore a 12 mesi, e dovrà essere in possesso dei requisiti di professionalità previsti. Sarà inoltre stabilito un tetto massimo per la loro retribuzione.

E ancora fino al 31 dicembre 2025 si ammette a partecipare ai concorsi per l’accesso alla dirigenza medica del Ssn, nella disciplina di medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza, ancorché non in possesso di alcun diploma di specializzazione, il personale medico che abbia maturato tre anni di servizio, anche non continuativi, con contratti a tempo determinato, contratti di collaborazione coordinata e continuativa o altre forme di lavoro flessibile.

Si consente poi al personale, dipendente e convenzionato, operante nei servizi di emergenza-urgenza di aziende ed enti del Ssn, e in possesso dei requisiti per il pensionamento anticipato, di chiedere la trasformazione del rapporto di lavoro da impegno orario pieno a impegno orario ridotto o parziale, in deroga ai contingenti previsti dalle disposizioni vigenti, fino al raggiungimento del limite di età previsto dall’ordinamento vigente.

Sono poi previste stabilizzazioni per i medici che non hanno una specializzazione, ma che già hanno lavorato nei reparti d’emergenza, nonché, in deroga alle regole sul riconoscimento delle qualifiche professionali conseguite all’estero, per i medici stranieri, sia comunitari che provenienti da Paesi extra Ue.

Sono confermate, inoltre, le misure rivolte a tutelare i professionisti sanitari dalle aggressioni, sempre più frequenti, soprattutto nei reparti d’emergenza. Si prevede la procedibilità d’ufficio del reato di lesioni personali qualora commesso in danno dei professionisti sanitari, indipendentemente dalla gravità delle lesioni. E nel Codice penale viene introdotta un’aggravante specifica a carico di chi commette violenze o avanza minacce ai danni del personale sanitario. Saranno anche creati presidi di polizia: gli agenti arriveranno in quasi 200 ospedali italiani.

Il nuovo decreto dovrebbe infine porre fine alla spinosa questione relativa al payback. Infatti dovrebbe essere stanziato un fondo di 1,1 miliardi per limitare l’impatto dei 2,2 miliardi previsti a carico delle imprese che da mesi stanno protestando contro una norma che ritengono ingiusta. Gli importi della quota del fondo assegnati a ciascuna Regione potranno essere utilizzati per gli equilibri dei servizi sanitari regionali dell’anno 2022. Le aziende fornitrici di dispositivi medici che non hanno attivato contenzioso o che rinunciano al contenzioso eventualmente attivato versano a ciascuna Regione e Provincia autonoma, entro il 30 giugno 2023, la restante quota rispetto a quella determinata dai provvedimenti regionali. Per le aziende fornitrici di dispositivi medici che non rinunciano al contenzioso attivato resta invece fermo l’obbligo del versamento della quota integrale.

ALLEGATO: Bozza del decreto

Redazione Nurse Times

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