Chi a marzo e aprile , chi a ottobre e novembre ha vissuto in apnea in quelle schifose tute o camici di plastica con doppie maschere , occhiali e visiera, doppi guanti per ore, con il sudore che gli gocciolava negli occhi , con gli indumenti fradici già dopo 2 ore di lavoro quando ancora gliene mancavano 8 o 10, chi ha sofferto perché per fare il proprio dovere e per curare gli altri si é ammalato e chi non c’è più , chi ha visto partire da casa il babbo, il fratello e qualcuno il figlio , e non l’ha visto più , se non da una videochiamata per grazia di un infermiere o di un medico o solo dentro una bara zincata, questo dovrebbe essere un giorno importante.
Un giorno di riscatto. Il vaccino non é politicamente contendibile, non dovrebbe almeno esserlo. Il vaccino non ė un argomento su cui ognuno può dire la sua. Forse l’obbligatorietà é una forzatura e farlo dovrebbe essere un gesto di consapevolezza e di altruismo. Oggi é un giorno importante. Ogni giorno mi ripassano davanti agli occhi scene dolorose come quel mio coetaneo al quale feci fare la videochiamata con il figlio e la compagna prima di essere intubato e le lacrime mi si mischiavano al sudore. La scienza ha fatto una bella impresa in soli 6 mesi , prendiamone coscienza.
Enrico Grassini, Infermiere Pronto Soccorso Policlinico Milano
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