Un'infermiera di Pavia si è qualificata per i mondiali di Triatlon, categoria amatori, che si svolgeranno a Chattanooga, in Tenessee
Si tratta di Roberta Contiero, professionista che ha appena compiuto 43 anni. Indosserà i colori del Raschiani Triathlon pavese nella prova di corsa, bici e nuoto della durata di 70,3 miglia.
«Non avendo fatto mai sport fino a qualche anno fa, stento a pensare a me anche come atleta – racconta incredula- Mi sono qualificata alla finale mondiale della disciplina: è un anno che vivo questo sogno, che mi alleno tra un turno e l’altro, che impegno le mie ferie tra gare e uscite in bici. Perché niente si improvvisa, perché ci vuole impegno e costanza».
Un giorno corre la mattina e nuota la sera, il giorno dopo va in bici. «E se ce la faccio io…», scherza accennando a turni e lavoro.
Ha scoperto la passione per lo sport in tarda età:
«Ho iniziato a correre dopo i 30 anni, dopo che mi sono separata. È una droga»
Lavora da 12 anni nel reparto di patologia neonatale del San Matteo e quando smonta va a correre 12 chilometri o si fa 100 chilometri in bici.
Solo una ventina di sportive italiane saranno presenti sul totale di circa 2000 partecipanti da tutto il mondo.
Il triathlon, racconta, «è diventata una specie di droga che libera endorfine e fa bene allo spirito e al corpo: tra tutte le dipendenze, almeno questa è sana». «Ho cominciato per gioco
– prosegue – a 18 anni ero in sovrappeso, ho cominciato con un po’ di palestra, niente di che.Dopo i 30 mi sono separata e ho iniziato ad avere bisogno di muovermi per scaricare la tensione e la tristezza. Ho cominciato a corricchiare e stavo bene. Quando ho conosciuto il mio compagno 9 anni fa, mi ha trasmesso la voglia di andare in bici».
Con il Team Raschiani è sbocciato subito l’amore: «Corriamo in mezzo alla gente, è bellissimo», racconta l’Infermiera.
Ha preparato la sua prima mezza maratona cinque anni fa insieme al compagno Stefano Bresolin:
«Per me era impensabile allenarmi tutti i giorni – racconta – invece ora sono 5 anni che lo faccio. Ho iniziato con distanze brevi e arriverò all’Iron man. Per ora mi accontento del mezzo Iron man, 70.3 miglia: 1,9 chilometri di nuovo, 90 di bici e 21 di corsa».
Ammette di non essere tecnicamente la migliore in nessuna delle tre discipline, ma è convinta di avere un’ottima resistenza:
«Ho scoperto di avere una forza che non immaginavo – racconta – Non mi spaventa più nulla, la fatica la gestisco. Non è masochismo, mi ha aiutato a capire che l’impegno paga sempre: nel triathlon l’avversario non è l’altro ma te stessa. E mi ha aiutata a rendermi più forte a livello emotivo. La cosa più bella, in fondo, è quando arrivi in cima, e più fatica hai fatto, più grande è la soddisfazione».
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