In uno studio preclinico i ricercatori di City of Hope, una tra le più prestigiose organizzazioni di ricerca e cura del cancro negli Stati Uniti, hanno rilevato come un nuovo farmaco sia stato in grado di uccidere le cellule di tutti i tumori solidi testati, lasciando inalterate le cellule sane.
Il farmaco antitumorale, denominato AOH1996, prende di mira una variante cancerogena di una proteina chiamata antigene nucleare delle cellule proliferanti (Pcna), precedentemente ritenuta “non controllabile”. Tale proteina è coinvolta nella sintesi e nella riparazione del Dna, ma una forma di Pcna associata al cancro può guidare la crescita delle cellule tumorali, rendendolo un bersaglio attraente per le terapie antitumorali.
Il farmaco ha impedito alle cellule con Dna danneggiato di dividersi e di fare copie del Dna difettoso, portando quindi alla morte cellulare (apoptosi) nelle cellule tumorali, ma senza interrompere il ciclo riproduttivo delle cellule staminali sane. Gli scienziati hanno osservato come l’AOH1996 riesca a funzionare negli animali, e si sta lavorando a uno studio ancora in fase 1 affinché possa essere successivamente testato nell’uomo.
“La maggior parte delle terapie mirate si concentra su un singolo percorso, che consente al cancro astuto di mutare e alla fine diventare resistente – dichiara Linda Malkas
, professore del Dipartimento di Diagnostica molecolare e terapeutica sperimentale di City of Hope -. Stavolta, invece, la variante Pcna potrebbe essere la chiave per fermare la nascita di tutti i tumori. Pcna è come un importante hub terminal aereo contenente più gate aerei”.Aggiunge Long Gu, autore principale dello studio e professore associato di ricerca al Dipartimento di Diagnostica molecolare e terapia sperimentale del Beckman Research Institute di City of Hope: “Nessuno ha mai preso di mira il Pcna come terapeutico, perché era considerato ‘non controllabile’, ma chiaramente City of Hope è stata in grado di sviluppare un farmaco sperimentale per un bersaglio proteico stimolante. Ora che conosciamo l’area problematica e possiamo inibirla, scaveremo più a fondo per comprendere il processo per sviluppare farmaci antitumorali più personalizzati e mirati”.
Redazione Nurse Times
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