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Treviglio (Bergamo), sanità nel caos per la sospensione della continuità assistenziale diurna

Emblematica la storia di un’anziana coppia chiamata dalla guardia medica nel cuore della notte: “Venite a ritirare le ricette”.

Quando il telefono è squillato nella notte tra martedì 7 e mercoledì 8 giugno erano già a letto da tempo e stavano dormendo. Comprensibile lo spavento per una coppia di anziani di Treviglio (Bergamo), tanto più che a chiamare era la guardia medica notturna, che deve far fronte alla sospensione della continuità assistenziale diurna, il servizio che, a sua volta, avrebbe dovuto tamponare l’assenza dei medici per 8mila pazienti, se non fosse stato chiuso dal 1° giugno.

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«La persona al telefono – racconta l’anziana al Corriere della Sera – ha spiegato di essere la dottoressa e che avrei potuto recarmi nell’ambulatorio, dove mi avrebbe fatto le ricette che avevo chiesto per mio marito. Ma non me la sono sentita: ho un marito che non sta bene e ha problemi di vista. Da sola, a piedi, di notte, avevo paura. I miei figli abitano a Crema e Calvenzano».

L’odissea dei due coniugi dura da due anni e mezzo. E’ iniziata nei primi mesi del 2020, quando il loro medico, Stefano Grimaldi, è andato in pensione. Poi si sono succeduti due sostituti. «Andavo in ambulatorio e andava tutto bene, finché anche il secondo “supplente” ha lasciato», prosegue l’anziana. A ottobre del 2021 alla coppia è stata assegnata una dottoressa di ruolo, Francesca Iofrida. «Non l’ho mai vista, e solo grazie a mia figlia, più tecnologica di me, sono riuscita a scaricare le ricette e a fare scorta di medicinali – ricorda la signora –. E le necessità non sono mancate: lo scorso novembre avevo problemi alla gola e mi sono dovuta recare dall’otorino, pagando 100 euro per la visita privata. Lo scorso 9 dicembre ho richiesto un appuntamento dalla Iofrida, che mi è stato fissato il 24, la vigilia di Natale».

Dopo le festività la dottoressa è stata assente e lo è tuttora, per malattia. E i due anziani sono stati rimandati appunto alla Cad. Nel frattempo i problemi di salute del coniuge si sono aggravati. «Mio marito, malato di prostata, e il 7 maggio ha avuto un blocco – continua la signora –. Su consiglio della guardia medica, ci siamo recati al Pronto soccorso di Treviglio. Siamo entrati alle 19 e usciti alle 7 del mattino dopo, nonostante il codice giallo»

.

Ora la signora ha necessità dei medicinali per il marito e dell’impegnativa per il cambio mensile del catetere fisso. «A fine mese saremo in vacanza a Pinzolo e dovrò portarmi tutti i documenti, altrimenti saremo in difficoltà», spiega.

Martedì sera la nuova disavventura: l’anziana ha chiamato la guardia medica alle 20:30: «L’operatrice, seccata, mi ha detto che la dottoressa ci avrebbe ricontattato. Abbiamo aspettato la chiamata alle 21, alle 22, alle 23, poi siamo andati a letto. A mezzanotte e mezza ho ricevuto la telefonata. La dottoressa mi ha ribadito che poteva farmi la ricetta per le medicine, tra l’altro in bianco, e di rivolgermi al mio medico di base per il catetere. Ma noi non abbiamo il medico, come facciamo? La guardia medica non mi ha neppure dato appuntamento per la sera dopo a un orario più agevole poiché, ogni sera, cambia il medico. La risposta è stata: “Provi a ritelefonare, buonanotte”». Non si è tenuto conto dell’età della donna: «E sì che l’operatrice mi aveva chiesto quanti anni avesse mio marito. E se lui ne ha 80, avrebbe dovuto capire che io non ne ho 20».

Il 9 giugno la signora è andata in ospedale a procurarsi i dispositivi medici. E poi ha chiesto aiuto al Pronto soccorso: «Sono stata costretta a prenotare la visita privata per mio marito con l’urologo: altri 100 euro, che si aggiungono ai 170 di visita cardiologica con elettrocardiogramma per me. Si può dire che non abbiamo mai usufruito del Sistema sanitario. Non è possibile essere ridotti così male».

Redazione Nurse Times

Fonte: Corriere della Sera

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