Testimonianza di un infermiere: storia di demansionamento professionale.

Oggi raccontiamo la storia di Vincenzo (nome di fantasia), un infermiere che ha voluto condividere con noi delle esperienze lavorative

Oggi raccontiamo la storia di Vincenzo (nome di fantasia), un infermiere che ha voluto condividere con noi delle esperienze lavorative che lo hanno visto sfortunatamente protagonista per episodi di demansionamento professionale avvenuti in Sicilia, nel catanese in due strutture private.

Ciao Vincenzo. Spiegaci un pò la tua storia partendo dall’inizio.

La mia esperienza ha avuto inizio nel Giugno 2016. Essendo alla ricerca di un’occupazione ho inviato numerose e-mail contenenti il mio curriculum vitae a diverse strutture.

Il tutto fin quando una di queste mi risponde fissandomi un colloquio, in quanto interessati al mio profilo.

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Allora arriva il momento di presentarti a questo colloquio. Raccontaci un pò come si è svolto.

Arrivato in questa casa di riposo mi siedo subito in ufficio per dare inizio al colloquio, quest’ultimo durato pochissimi minuti. Loro sono stati subito interessati ad assumermi, anche perchè la struttura aveva bisogno di un’unità in più visto che già c’era un altro infermiere.

Sul discorso stipendio sono stati molto eloquenti: 500 euro per iniziare (rassicurandomi che era una cifra provvisoria che sarebbe salita in quantità man mano che i pazienti aumentassero di numero, visto che la struttura in quel momento aveva anche pochi pazienti all’interno).

I turni lavorativi prevedevano solo la mattina e il pomeriggio da 7 ore ciascuno con riposo settimanale incluso e avrei iniziato subito con un periodo di prova retribuito, e se quest’ultimo fosse stato superato, mi avrebbero messo sotto contratto.

Quindi decisi di accettare, trascinato più forse dalla mia necessità di lavorare che dalla situazione che mi avevano proposto a dire il vero.

Hai parlato di turni mattutini e pomeridiani. E la notte chi stava in struttura? 

Già da prima che arrivassi io e anche nei primi giorni in cui ho iniziato a lavorare, di notte rimaneva in struttura solo un OSA, che si occupava oltretutto di somministrare la terapia che noi preparavamo il pomeriggio per la sera.

Tutto questo è durato pochissimo però perchè poco dopo è arrivato un altro collega che era stato assunto per fare solo le notti senza riposo, guadagnando 500 euro al mese.

30 notti a 500 euro al mese per 10 ore di lavoro al giorno? Forse si guadagna di più facendo elemosina davanti ai supermercati…

È quello che dicevo anche io, con l’aggravante che chi fa l’elemosina non ha alcune responsabilità su vite umane e non è un professionista della salute. Se poi consideriamo che gli OSA guadagnavano 600 euro al mese, l’aggravante diventa ancor più “eloquente”.

Nulla da obiettare. Ritornando a noi Vincenzo, eravamo rimasti quindi a te che hai deciso di accettare l’offerta lavorativa. Come si articolava il lavoro all’interno della struttura?

Il lavoro in se non era affatto difficile o articolato e prevedeva sia nel turno di mattina che in quello pomeridiano somministrazione della terapia (per lo più orale), compilazione dei fogli di terapia, monitoraggio dei parametri vitali ed applicazione del processo di nursing sui pazienti.

Nel turno di notte, come detto poc’anzi, era l’OSA di turno a somministrare la terapia (sottocutanea, intramuscolare ed orale) il tutto finchè è stato assunto il “famoso” collega che faceva solo i turni di notti per 500 euro al mese.

L’unica cosa positiva era che in realtà durante i 3 turni si aveva la possibilità di fare l’infermiere e basta, in quanto vi era il personale ausiliario che si occupava delle mansioni domestico-alberghiere (come giusto che sia, ma come spesso non è).

Quindi in realtà il carico di lavoro, oltre a non prevedere un’attività “sfiancante”, era proporzionato a ciò che comunque riguarda il profilo professionale infermieristico.

In realtà si, anche se dobbiamo considerare che spesso e volentieri nel mio territorio ho avuto modo di notare anche da altri colleghi che sostanzialmente si viene sempre demansionati per un motivo o per un altro, che sia economico/retributivo o prettamente legato all’espletamento dell’attività professionale.

Se si ha la fortuna di capitare un lavoro in cui ti permettono in linea di massima di svolgere prettamente un’attività di infermiere a tutti gli effetti, questa non segue quasi mai ad una retribuzione o ad un contratto degno di essere chiamato dignitoso.

Viceversa se si viene assunti in una struttura in cui vige un regolare contratto e stipendio secondo il CCNL, accade che ci si ritrova a svolgere mansioni che dovrebbero svolgere in realtà badanti, camerieri, parrucchieri o chissà quale altro mestiere.

Dopo quanto tempo hai deciso di lasciare questa struttura?

Al compimento del secondo mese di attività lavorativa vera e propria, non appena è stata ulteriormente rimandata la mia firma sul contratto, mi è stato proposto al’improvviso di farmi lavorare “in affiancamento” con un’altra infermiera.

Il tutto prevedeva 4 ore al giorno per un totale di 250 euro al mese perchè non mi ritenevano ancora pronto per lavorare da solo (mentre per tutti i 2 mesi precedenti avevo lavorato tranquillamente anche da solo in turno).   

Di conseguenza ho optato nel prendere l’unica decisione umanamente possibile, ossia quella di andarmene da quel posto.

Inoltre aggiungiamo il fatto che sicuramente sarebbe risultato più esaustivo fare del volontariato in ospedale o addirittura perchè no cimentarmi direttamente in un altro lavoro (ride, ndr).

Tutto questo è impressionante Vincenzo, anche se purtroppo in modo negativo. Hai avuto anche altre esperienze del genere dopo questa “disavventura”?

Si, purtroppo qualche settimana dopo sono capitato in una situazione molto simile in un’altra casa di riposo che aveva aperto i battenti da pochissimo.

Al mio arrivo in struttura per il colloquio ho trovato una situazione per certi versi anche più catastrofica di quella precedente, visto che non vi erano infermieri in struttura e la terapia in tutti i turni veniva somministrata dalle OSA agli allora 4 pazienti che ospitava la struttura.

Le condizioni di lavoro prevedevano che io dovessi recarmi li solo per somministrare la terapia e stare in totale 3 ore al giorno in struttura, senza fare turni notturni.

Per quanto riguardava il contratto da stipulare ne avremmo parlato dopo i 3 giorni di prova, al termine dei quali mi è stato proposto di lavorare per 400 euro al mese senza un regolare contratto.

Forte della mia esperienza ancora recente, decisi ovviamente di rifiutare  tale “offerta di lavoro”. Da quel giorno ho deciso di smettere di cercare occupazione qui a Catania.

Perchè hai deciso di raccontare a noi la tua storia?

Vorrei sensibilizzare i colleghi a non accettare proposte di lavoro subdole, professionalmente degradanti ed umilianti e non chiare sin dall’inizio, soprattutto quando manca un’offerta contrattuale immediata ed istantanea al momento dell’eventuale assunzione.

Purtroppo come ho detto poco fa nella mia realtà si tende o a proporre un lavoro umiliante per la professione ma ben retribuito oppure un lavoro “poco faticoso” e dignitoso (e solo all’apparenza professionalizzante) ma con un sistema di retribuzione e condizioni di lavoro e di sicurezza ai limiti dell’umana comprensione.

Avevo pensato di denunciare queste strutture, ma forte delle esperienze di alcuni colleghi che hanno denunciato senza nessun esito, ho rinunciato all’idea anche perchè purtroppo nel territorio catanese ci sono molteplici situazioni simili in tante altre strutture.

Un’ultima domanda Vincenzo. Dopo tutto quello che ti è accaduto, cosa hai in mente di fare adesso?

Cercherò di cimentarmi in una nuova esperienza lavorativa, magari al centro o nord-Italia, oppure provando qualche altro concorso pubblico in cui onestamente ho perso le speranze considerando i numeri esorbitanti di partecipanti a volte anche per un solo posto.

Addirittura sto valutando la possibilità di un’esperienza all’estero nonostante io ami tantissimo la terra in cui vivo, anche se questa nella rappresentazione del suo territorio non è pronta ad accogliere e rispettare dei professionisti della salute che hanno solo bisogno di ricevere dignità e trattamenti economico/lavorativi onerosi ed equi a quella che è la nostra professione.

Oppure c’è sempre quella possibilità di cercare un altro lavoro, in attesa di tempi migliori…

Grazie mille Vincenzo di aver condiviso con noi la tua particolare esperienza. Speriamo magari un giorno di intervistarti per eventi di tutt’altra argomentazione.

Grazie a te per avermi dato la possibilità di condividere questa mia spiacevole parentesi lavorativa, sperando possa servire da esempio per molti colleghi.

 

Gaetano Ciscardi

 

Redazione Nurse Times

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