Grazia Di Nicola, donna di 48 anni residente a Colliano ha rischiato di morire per il suo credo religioso.
Apparterrebbe ad una famiglia di Testimoni di Geova, ha comunque deciso di accettare una trasfusione di sangue, vietata dalla sua religione, pur di non morire.
Mai avrebbe immaginato che ciò avrebbe radicalmente cambiato la sua esistenza.
La sua chiesa avrebbe giudicato l’errore imperdonabile ed i suoi “fratelli di culto” avrebbero così iniziato una vera e propria opera di bullismo basata su insulti ed umiliazioni.
Non sono stati da meno i famigliari, nonostante fosse stata lei ad introdurre la religione in casa sua, anche contro le iniziali resistenze del marito.
Avrebbe convinto tutti i suoi cari a frequentare gli incontri, convinta che quel credo fosse l’unica possibiltà di salvezza.
Purtroppo ci fu un’importante emorragia intra-operatoria e, per scongiurare il pericolo di morte, accetto di essere sottoposta alla procedura salvavita.
Grazia avrebbe dunque scelto di vivere andando contro le regole dei Testimoni di Geova. Gli anziani del paese e le sue tre figlie hanno però considerato il gesto come imperdonabile, ripudiando la donna.
Oggi vive un vero dramma. Dopo aver subito numerose umiliazioni per essere riammessa nella comunità dopo la trasfusione, decide spontaneamente di allontanarsi. In questo modo però perde nuovamente le figlie che non la riconoscono più come madre e l’accusano di aver tradito Geova.
Le ragazze hanno abbandonato la casa nella quale sono cresciute insieme al marito. Solo il figlio maschio ha mantenuto un dialogo con la madre.
La donna è disperata, non solo per la lontananzaz dalle ragazze, ma perché teme per la loro incolumità all’interno della setta.
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