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Tatuaggi, lo psichiatra: “Sempre più corpi tatuati, non più per ribellione ma per dipendenza”

Fino a 18 anni i ragazzi praticamente non si tatuano, anche perché dovrebbero farlo con il permesso dei genitori. Ma poi, dopo i 20 anni, quando iniziano non si fermano più: oggi si va verso il corpo totalmente tatuato, e qui non c’è una ripercussione clinica. E’ piuttosto il segnale della dominanza di una cultura delle immagini, di un bisogno di rappresentazione attraverso i social e non solo“.

Questo è quanto sostenuto dal prof. Federico Tonioni, psichiatra e psicoterapeuta responsabile dell’Area dipendenze del Policlinico Gemelli di Roma, che si occupa di dipendenze patologiche e adolescenti difficili.

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L’esperto ha analizzato nel dettaglio la passione che molte persone hanno per i tattoo. “Ho giovani pazienti – racconta – che hanno pochi centimetri di pelle libera. Ora vediamo immagini bellissime e coloratissime, che partono da un arto e si dispiegano su tutto il corpo“.

Il tatuaggio non è più una forma di ribellione o una rarità, ma “una forma di espressione, un modo per dare sfogo al bisogno di rappresentazione. Tutti i tatuaggi hanno un significato ben preciso, e non è da sottovalutare il lato estetico: sei più popolare”.

Il prof. Federico Tonioni

Non c’è neanche più lo stigma nei confronti delle persone tatuate. Il problema è che non c’è ancora un modo per cancellarli definitivamente come se non fossero mai stati fatti

, quindi spesso si modificano con successivi interventi. Inoltre quando si fa questo tipo di scelta, spesso diventa uno stile di vita: i tatuaggi vanno revisionati, protetti dal sole, i colori vanno riapplicati, i disegni più complessi richiedono diverse sedute.

Qualche decennio fa – ricorda Tonioni – le persone che lavoravano con il loro fisico, come le modelle, rifuggivano i tatuaggi. Oggi non è più così. Domina la tendenza alla rappresentazione, il fascino delle immagini. Noi stessi non rappresentiamo più le nostre emozioni, paura, timidezza. Ma i ragazzi sono andati oltre, spesso i loro rapporti travalicano il contatto umano e sono spia del bisogno di rappresentare uno stato d’animo“.

Dunque, la passione per i tattoo “è il segnale di come il linguaggio delle immagini prevalga ormai su quello della parola. E i tatuaggi sul viso sono un messaggio ancora più forte, perché il viso non si copre mai“, conclude lo specialista.

Simone Gussoni

Fonte: Adnkronos

Dott. Simone Gussoni

Il dott. Simone Gussoni è infermiere esperto in farmacovigilanza ed educazione sanitaria dal 2006. Autore del libro "Il Nursing Narrativo, nuovo approccio al paziente oncologico. Una testimonianza".

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