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Storia dell’assistenza e dell’assistenza infermieristica in occidente

In questo articolo vi proponiamo la lettura del libro “STORIA DELL’ASSISTENZA E DELL’ASSISTENZA INFERMIERISTICA IN OCCIDENTE. Dalla Preistoria all’età Moderna.”, scritto da GIANCARLO CELERI BELLOTTI e ANNE LUCIE DESTREBECQ, 2013 – Piccin Nuova Libraria, Padova 

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Nell’intervista a Giancarlo Celeri Bellotti, che ringrazio personalmente per la sua disponibilità, l’autore ci trasmetterà tutta la sua passione per la storia dell’assistenza, e dell’assistenza infermieristica, con una ricostruzione storica che ne riprende l’evoluzione graduale fino al concetto moderno di assistenza infermieristica. 

Gli autori: 

GIANCARLO CELERI BELLOTTI. Tutor e Docente MED/45 UniMI, Corso di Laurea in Infermieristica AO Ospedale San Paolo, Milano; Presidente So.ISAI (Società Italiana di Storia dell’Assistenza Infermieristica)

ANNE LUCIE DESTREBECQ. Professore Associato MED/45 UniMI, Direttore Didattico Corso di Laurea in Infermieristica AO Ospedale San Paolo, Milano

 

Obiettivi.

Il testo si propone di:

  • descrivere il percorso storico-evolutivo dell’assistere-assistenza dalle origini dell’umanità (processo di ominazione), tracciandone il progredire ed il mutare, cioè dalla protoassistenza, fino al primo nucleo di quello che gli Autori propongono e presentano come assistenza infermieristica predisciplinare sviluppatasi in Età Moderna;
  • valorizzare il patrimonio storico-culturale-disciplinare della professione infermieristica.

Note.

Per la stesura del testo ci si è avvalsi di:

  • fonti bibliografiche
  • fonti mediatiche
  • fonti documentali

 

INTERVISTA A GIANCARLO CELERI BELLOTTI

  1. Nel vostro libro vengono ben delineate le motivazioni che hanno spinto molte donne a scegliere di aiutare gli altri nei loro momenti di bisogno, quando nasce il concetto di salute?

– Innanzitutto ringrazio sentitamente la Redazione di Nurse Times per la possibilità di dare spazio alla presentazione del nostro libro di testo, che, ricordiamo, non è rivolto esclusivamente agli Studenti di primo e secondo livello dei due differenti corsi di laurea ad indirizzo infermieristico, ma anche a tutte le Colleghe ed i Colleghi Infermieri.

Dunque, per quanto riguarda questa prima domanda, possiamo dire che l’occuparsi ed il preoccuparsi della propria e dell’altrui salute, prendono avvio in un remotissimo passato, in forma e spinta naturale ed istintiva, il cui scopo è la sopravvivenza e la sussistenza del gruppo e del singolo.

La maggior parte degli studi di paleoantropologia, allo stato attuale, riportano la data di nascita del genere Homo, con tutte le sue differenti forme evolutive, fino all’odierno Homo Sapiens, a 2,7-2,5 milioni di anni fa, mentre altri studi, anticipano questa data ad almeno 3 milioni di anni fa.

Artefice ed attrice protagonista principale di questo fondamentale aspetto della vita, appunto la salute, è la femmina del genere Homo, che attraverso il “processo di ominazione”, con particolare riferimento all’evoluzione biologica di genere e, conseguentemente, culturale, è chiamata in prima persona a prendersi cura del singolo e del gruppo. Una storia quindi, da subito, tutta al femminile.

Ne sono prova moltissime testimonianze di arte prestorica e protostorica, che riproducono, in forma di statuette votive, la donna quale forza di vita e di fertilità: le Veneri Paleolitiche o steatopigie.

A rinforzo di tali testimonianze, nel testo, oltre a varie teorie sull’ominazione, sono illustrate brevemente anche la teoria di Bachofen sul matriarcato e la teoria dell’antropologa Eherenberg sul ruolo centrale della donna nelle prime comunità umane, con particolare riferimento proprio al sostentamento ed assistenza, da lei attivate, all’interno del gruppo.

Nel testo viene anche presentata la teoria della nascita della “Protoassistenza”, proposta ed elaborata in otto punti dagli Autori, ovvero una presentazione teorica dell’archè della cura, gli albori dell’adsistere-assistenza, riconoscendo in essa la matrice ed il seme che, nel corso dei millenni, ha prodotto, nell’attualità, l’assistenza infermieristica.

Questo archè è reconditamente collegato, fin dalle epoche più remote della storia dell’umanità, ad azioni naturali e fenomeni di sopravvivenza-sussistenza, evolutisi poi, nelle epoche successive, in forme via via sempre più complesse ed organizzate di assistenza, progredite e maturate poi appunto nell’assistenza infermieristica.

In quelle epoche così lontane da noi, primitive e “selvaggiamente” difficili da vivere, crediamo non si possa affermare di avere un vero e proprio concetto di salute, anche semplicistico ed in ogni modo collegato al soprannaturale, al misterico, non certo comunque così elaborato e sofisticato come quello che ai giorni nostri guida l’approccio alla salute stessa, ma sicuramente vi fu immediatamente una presa di coscienza, sicuramente naturale ed istintiva, sulla preziosità della salute e la sua indispensabilità per la conservazione del singolo e della specie, sui cui poi è stato costruito il tutto.

Di conseguenza, poi, nei millenni, per stratificazione culturale, si sono venuti ad elaborare molti concetti di salute, con le rispettive ricadute, come ad esempio, in epoca romana, l’orientamento pubblico alla salute, oppure il concetto dell’universalità di chi cura e di chi è curato, che si è avuto con l’avvento e l’affermazione del Cristianesimo, anche qui presentato con un modello elaborato e proposto dagli autori, che prende il nome di “Modello verticale bidirezionale”.

 

 

  1. “Restituire una vita dignitosa, e che possa dirsi tale, sia la sopravvivenza fisica stessa, accompagnate e sostenute entrambe da grandi e significativi legami e scambi interumani” possono essere intesi come “gesti di cura”?

– Si, assolutamente si!

Nell’assistenza infermieristica questi sono passaggi fondamentali, non vi può essere vera assistenza infermieristica senza rapporto umano, relazione, comunicazione, interscambio, empatia…siamo stati formati, tutti noi Infermieri, a questo tipo di approccio alla persona assistita, dalla sua nascita alla morte.

Ed è questo che, in generale, trasmettiamo agli studenti, perché, permettiamoci, è parte del DNA dell’assistenza infermieristica.

L’assistenza infermieristica modernamente intesa non può e non deve essere sola e mera applicazione di tecniche ragionate scientificamente, non lo è mai stata…sappiamo invece che il nostro orientamento è diretto al prendersi cura e farsi carico della persona a 360°, cioè quello che chiamiamo modello bio-psico-sociale.

La persona quindi come unità inscindibile di corpo, mente, ambiente naturale/sociale e, per molti miliardi di persone, anche trascendente/spirituale.

Non possiamo e non dobbiamo mai dimenticarci di questo aspetto, che anche la storia ci riconsegna: basti pensare alle antiche regole monastiche d’Occidente, che esortano all’accoglienza ed assistenza totali di “tutta l’umanità bisognosa e sofferente”, ed ancora più avanti in età Moderna, l’affermarsi ed il consolidarsi di un approccio olistico attraverso l’opera di quelli che ricordiamo come “Santi riformatori dell’assistenza”, precursori dell’assistenza infermieristica, cioè quella che noi autori proponiamo come assistenza infermieristica predisciplinare.

Questi “pionieri” mettono in evidenza, tra le altre cose, quanto la calma, la pazienza, la parola buona, le buone maniere, il conforto spirituale, unitamente alle tecniche, magari anche grossolane di quei tempi, siano di sollievo e giovamento fisico, morale ed anche spirituale alla persona malata.

Senza dimenticare poi, sempre in quel periodo, la nascita di prime forme di istruzione ed addestramento dedicate agli infermieri dei diversi ordini confessionali, ma non solo, come già messo bene in evidenza da autori quali Festini e Nigro.

 

  1. Nella storia dell’assistenza infermieristica ha sempre prevalso una certa “vocazione” che ha spinto per lo più donne a dedicarsi alla cura degli ammalati. Ad oggi è giusto ancora parlare di “vocazione”?

Fermo restando il rispetto totale delle idee che questo termine evoca, soprattutto nel suo significato profondamente religioso di “chiamata rivolta dalla divinità ad un uomo, perché elegga la vita religiosa o compia opere volute da Dio”, così come definito nel Dizionario Etimologico della Lingua Italiana, personalmente credo che oggi questo termine possa essere assimilato a “predisposizione, inclinazione, attitudine, propensione, motivazione”.

Non per dileggio al passato, o a vecchie idee, o a Colleghi che la pensano così, ma perché si rischierebbe di racchiudere la professione infermieristica, ancora una volta e soprattutto nel nostro Paese, nell’esercizio di una attività il cui motus rimangono ancora la carità e la pietà.

Mi spiego meglio: ogni professionista infermiere ha il sacrosanto diritto di trovare la propria personale ed intima motivazione professionale nel principio “caritativo-pietistico”, oppure nel principio “solidaristico-laico”, ma questi credo debbano rimanere, appunto, nella sfera dell’intimità, non dovrebbero ostentatamente predominare uno sull’altro, oppure, come nel passato, quando l’approccio caritativo-pietistico veniva trasmesso ed insegnato nella formazione professionale.

Tutti i testi italiani per la formazione professionale infermieristica prodotti anche fino agli anni Sessanta/Settanta, esaltavano questi princìpi di vocazione e missione, proprio in senso trascendente spirituale, valori assolutamente irrinunciabili per un buon esercizio professionale, associati all’obbedienza e sottomissione sia all’autorità del medico, che all’istituzione ospedaliera cui si apparteneva.

Personalmente credo che, nel nostro Paese, moltissimi utenti pensino ancora che per esercitare la professione infermieristica, ci voglia proprio quello spirito “vocazionale missionaristico”, nel quale si possono ritrovare caratteri anche di estremizzazione ed intensità del sacrificio, dell’abnegazione e della dedizioni totale al servizio svolto, ci si aspetta quello dall’infermiere…un retaggio ancora oggi presente.

Tra l’altro nel testo viene data molta enfasi al principio caritativo pietistico, proprio perché è stato, e per certi aspetti lo è tuttora, il cuore-motore dell’assistenza per circa due millenni…

Dunque, relativamente al termine “vocazione”, queste sono solo le mie idee personali, ripeto espresse con il massimo rispetto per le convinzioni di chi legge.

Io, oggi, vedo di più termini quali, appunto, “predisposizione, inclinazione, attitudine, propensione, motivazione”.

Ovviamente la nostra è e rimane a tutti gli effetti una professione, ma, come del resto la storia professionale degli ultimi novant’anni ci insegna, lo eravamo già: non per niente il titolo rilasciato dal 1925, come a tutti noi noto, era appunto di Infermiere Professionale.

Certo si potrebbe aprire il fronte di discussione sulla professionalità “ausiliaria” stabilita nel TULS del 1934, che solo dopo 65 anni è stata chiaramente sostituita, nel suo termine, con professione sanitaria a tutti gli effetti, dando così piena dignità alla nostra autonomia professionale…ma è realmente così…?

Ancor oggi, poi, infine, si risottolinea quanto la nostra professione è vista, pensata e presentata come missione, così come ad esempio ho letto recentissimamente in relazione ad un’intervista a Rosanna Lambertucci, noto personaggio pubblico e giornalista che si occupa proprio di questioni di salute, la quale afferma che siamo “missionari”…

 

  1. Nella formazione universitaria, forse da ridefinire e che privilegia altre famiglie professionali, è giusto pensare ad una facoltà di Nursing staccata da medicina?

Sono assolutamente d’accordo, lo sostengo ed affermo personalmente da parecchio tempo !!!

Ben venga la nascita della facoltà di Nursing o meglio, personalmente, la chiamerei semplicemente “Facoltà di Infermieristica”, così come esistono, “semplicemente”, nelle denominazioni, Facoltà di Medicina e Chirurgia, di Lettere e Filosofia, di Giurisprudenza, ecc.

Ma qui, mi scuso per la polemica, della quale mi chiamo personalmente in causa ad espressione di una mia idea molto personale, si andrebbero a toccare, diciamo così eufemisticamente, delicati equilibri e dinamiche e, soprattutto, il business. Ma è meglio che mi fermi qui…

Per ritornare alla questione iniziale, come è ben evidente, oggi, abbiamo ormai raggiunto degli ottimi livelli, abbiamo molte competenze specialistiche e trasversali, molti colleghi laureati anche in altre discipline che ci portano a questo punto, e qui azzardo e volo in alto, ad avere e mostrare autoreferenzialità. Senza dimenticare poi, anzi ormai è un fondamentale punto di forza, la presenza di Professori Ordinari, Associati, Ricercatori e Docenti proprio del nostro Settore Scientifico Disciplinare, il MED/45.

La disciplina infermieristica è nostra, ed al suo interno abbiamo i nostri contenuti teorico-scientifici, etico-deontologici ed il nostro esercizio professionale, abbiamo ormai “autorità professionale”, di Greenwoodiana memoria, per dimostrarlo pienamente.

Purtroppo anche sul fronte della formazione dimostriamo, da questo punto di vista, ritardi rispetto ad altri paesi.

Se pensiamo, ad esempio, che nel 1938 il Professor Enrico Ronzani, Igienista Epidemiologo, scriveva nella presentazione all’undicesima edizione del manuale ad uso delle infermiere “L’assistenza ai malati e la difesa per chi li assiste”, di apprezzare l’ottima formazione delle infermiere americane, che si formavano in università, apprezzate tanto dai medici, che dai malati,….beh, questo la dice lunga…

 

  1. Nell’introduzione si legge “…Questa è Storia dentro la Storia, la nostra Storia e questa Storia siamo tutti noi!…” ci spieghi in breve questo concetto.

Qui entriamo nel fronte, mi permetto sinteticamente, dell’epistemologia della Scienza Storica.

Siamo sempre stati abituati a vedere, e a studiare, la storia come il racconto ragionato e scientifico di grandi gesta, di grandi personaggi, di grandi eventi…questo è assolutamente vero, costituisce la Storia esterna, la macrostoria, che deve essere conosciuta per analizzare poi la Storia interna o microstoria.

Ma la Storia non è, appunto, solo quella dei grandi eventi, degli eventi mondiali: per mutuare da storici/filosofi della storia, di grosso calibro quali Bloch, Febvre, Le Goff, Marrou, Cantimori e molti altri, la Storia è anche costruita, indirizzata, guidata, spinta da tutto il genere umano; perfino gli eventi e le catastrofi naturali, così come le malattie “fanno” la Storia…

Basti pensare, ad esempio, all’enorme modificazione e ristrutturazione demografica e sociale che si ebbe, in Europa, dopo le grandi epidemie di peste.

Gli storici sopraccitati rompono un radicato modo di fare storia proponendo la trattazione storiografica di tutta l’umanità, ricca o povera, nobile o popolana, famosa o sconosciuta, raccontando anche il vissuto della quotidianità, che “è e fa Storia”.

Questo nuovo orientamento della storiografia ha per di più favorito, con il tempo, la divulgazione “popolare” della disciplina storica, facendola uscire dalla stretto ambito accademico, riservato ad una limitata cerchia elitario-culturale.

L’approccio multidisciplinare ed interdisciplinare, che nella ricerca, studio e descrizione storiografica sono fondamentali, servono perciò a sottolineare gli aspetti della vita sociale, economica, religiosa, quotidiana, degli usi e costumi, delle mentalità, delle sofferenze, del vivere di ogni giorno…insomma di tutte le manifestazioni umane nel tempo, poiché, come sottolineato da Bloch e Febvre, “il motore della storia sono indistintamente tutti gli uomini.” E di più ancora definiscono la Storia come la “scienza degli uomini nel tempo”.

L’assistenza, prima, e l’assistenza infermieristica oggi, sono parte di questi aspetti, di questa quotidianità che coinvolge tutti noi, è la microstoria contestualizzata nella macrostoria.

Siamo noi che rendiamo vita alla nostra storia, anzi siamo la vita e la realtà della nostra Storia nel bene e nel male…noi siamo questa Storia!!!

Da ricordare inoltre che la Scienza Storica non è una scienza esatta, infatti lo stesso evento, pur rispettando il rigore del Metodo Scientifico, può essere interpretato, cioè analizzato e descritto, in differenti maniere da chi fa Storia.

Ma ciò rappresenta una criticità, talvolta, piuttosto pericolosa perché l’interpretazione può essere talmente soggettiva, da dimostrare e spiegare forzatamente e in maniera distorta quell’evento, personaggio, ecc., producendo un revisionismo storico a proprio uso e consumo.

Invece il sano revisionismo storico è fisiologico, tutto sta nell’onestà intellettuale e nel distacco sentimentale, emotivo, di faziosità e di vissuto dello storico; problema, questo, già evidenziato nell’antichità, ad esempio, dallo scrittore Luciano di Samosata nella sua opera “Come si deve scrivere la Storia”, scritta nel II secolo d.C.

Vorrei concludere con queste parole di Karl Popper: “Non ci può essere nessuna storia del passato così come questo veramente accade. Ci possono essere solo interpretazioni storiche e nessuna di queste è definitiva. E ogni generazione ha il diritto di crearsi le sue proprie interpretazioni.

 

  1. Quali sono le novità proposte nel testo e come mai la descrizione si interrompe all’età Moderna?

Innanzitutto il libro si affianca agli altri autorevoli testi di Storia dell’Assistenza Infermieristica, che in questi ultimi trent’anni circa sono stati prodotti, aggiungendo, in forma di integrazione ed approfondimento, ulteriore conoscenza e cultura storica.

Ad esempio viene approfondita l’assistenza erogata nelle civiltà antiche, piuttosto che l’organizzazione sanitaria militare dell’esercito romano; od, ancora, la disamina delle regole monastiche d’Occidente riguardanti l’assistenza, rimarcando che esiste non solo la Medicina monastica, ma anche l’Assistenza monastica.

Un altro approfondimento è rivolto all’analisi della figura infermieristica, maschile e femminile, deliberata all’interno di uno statuto ospedaliero di fine Seicento.

Se poi di ulteriori novità vogliamo parlare, ne vengono particolarmente evidenziate quattro.

  • Si è pensato di inserire un capitolo, il primo, che presenta, in forma sintetica e basica, l’epistemologia della storia, partendo proprio dalle definizioni di storia e storiografia, passando poi ai concetti di revisionismo storico, cronologia e periodizzazione delle epoche storiche, macrostoria e microstoria, per arrivare, infine, all’introduzione e agli elementi di base per la metodologia della ricerca storica.
  • Nel capitolo riguardante la Preistoria e la Protostoria, gli autori propongono la nascita della Protoassistenza, descritta attraverso l’analisi di evidenze paleoantropologiche ed archeologiche.
  • Interessante nel capitolo V, che descrive il cambio di passo e la rivoluzione che si ebbe nell’assistenza a partire dall’affermazione del Cristianesimo, la presentazione del “Modello verticale bidirezionale”, a spiegazione del principio caritativo-pietistico quale motore dell’assistenza, con il conseguente approccio al bisognoso, al povero-infermo. Un modello che influenzerà fortemente e radicalmente tutto l’orientamento assistenziale, ma non solo, per almeno circa milleottocento anni e non spegnendosi del tutto neanche nell’attualità.
  • Da ultimo, nel capitolo conclusivo del testo, viene proposta e presentata la nascita dell’assistenza infermieristica predisciplinare.

Per quanto riguarda la scelta di aver interrotto il testo con l’età Moderna, ma preferiremmo dire sospeso, è stata presa perché tra il 2011 ed il 2012, sono stati pubblicati altri due importanti ed aggiornatissimi libri, rispettivamente l’uno di Cecilia Sironi, l’altro di Tavormina-Pascucci, che approfondiscono proprio lo sviluppo e l’evoluzione storica dell’assistenza infermieristica nell’età Contemporanea, sostanzialmente dall’Ottocento all’attualità.

Il nostro testo invece propone un approfondimento analitico delle epoche precedenti, a partire dalla più remota forme di assistenza, cioè la sussistenza e sopravvivenza.

 

Questo libro ha il merito di stimolare negli studenti “il senso e l’orgoglio d’appartenenza ad una disciplina, l’assistenza infermieristica,  che ha per soggetto-oggetto di studio l’uomo nella sua dimensione olistica”. Sapientemente ed appassionatamente scritto dagli autori GIANCARLO CELERI BELLOTTI (Tutor-Docente MED/45 UniMi e Presidente So.ISAI – Società Italiana Storia Assistenza Infermieristica) e ANNE LUCIE DESTREBECQ (Professore Associato MED/45 UniMi), donano, da un lato, allo studente uno strumento utile per ritrovare la storia e le origini dell’assistenza infermieristica, invitandoli allo stesso tempo ad essere protagonisti della storia dell’infermieristica moderna; dall’altro riconsegnano alle Colleghe ed ai Colleghi la consapevolezza di una tradizione ed una cultura professionale antichissime, unitamente al recupero del patrimonio storico-culturale della disciplina infermieristica.

 

La lotta per costruire la professione infermieristica è descritta come lunga e difficile ed è intimamente legata alla storia della donna. V. Robinson, Infermiera PhD Aurora University, Colorado, USA

 

Consigliamo vivamente l’acquisto di questo libro, che potrete acquistare anche on-line sul sito www.piccin.it

In allegato le pagine iniziali del libro.

 

Giuseppe Papagni

 

Giuseppe Papagni

Nato a Bisceglie, nella sesta provincia pugliese, infermiere dal 94, fondatore del gruppo Facebook "infermiere professionista della salute", impegnato nella rappresentanza professionale, la sua passione per l'infermieristica vede la sua massima espressione nella realizzazione del progetto NurseTimes...

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