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SEPSI: Storie straordinarie di vita e di morte – Melissa Mead

La storia di questa donna e del suo bambino è una di quelle che riescono a toccarti nel profondo. Melissa Mead è una donna solo all’apparenza mite, ma di cui si percepisce una grande forza e determinazione.

La storia di questa donna e del suo bambino è una di quelle che riescono a toccarti nel profondo. Melissa Mead è una donna solo all’apparenza mite, ma di cui si percepisce una grande forza e determinazione.

Ho avuto la fortuna di conoscere personalmente Melissa a Catania, in occasione della consegna della Medaglia d’oro per l’impegno profuso come testimone del Servizio Sanitario Inglese per la Campagna di informazione sulla Sepsi.

La storia: il 14 dicembre del 2014 William Mead aveva soffiato sulle candeline del suo compleanno per la prima volta. Una giornata di festa, nonostante da settimane il piccolo fosse debole e sofferente. Melissa si era accorta che non stava bene e lo aveva fatto visitare.

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William aveva un’infezione al torace, cominciata con una normalissima tosse. Nessuno era riuscito, tuttavia, a capire però che l’infezione stava peggiorando diventando qualcosa di diverso: sepsi.

Nel giro di pochi giorni William, che aveva imparato a camminare da poco, ha smesso di essere un piccolo vivace e sorridente. Una notte si è spento all’improvviso. La madre lo ha ritrovato senza vita all’alba e si è sentita distrutta.

Ho pensato a qualche malattia rara o a qualche problema impossibile da diagnosticare – racconta – poi, quando è arrivato il referto sulle cause del decesso, ho letto la parola sepsi per la prima volta. Ho immaginato fosse una malattia poco comune, fino a quando non mi sono resa conto che è invece diffusa, che i sintomi sono chiari e che se qualcuno se ne fosse accorto William non sarebbe morto».

Una scoperta che ha devastato doppiamente questa donna e che l’ha spinta a reagire.

Adesso Melissa Mead è «una mamma senza un figlio» (A mother without a child), che attraverso la sua pagina Facebook e con video e interventi pubblici si impegna affinché nessuna altra donna provi il suo stesso dolore.

La perdita di William l’ha trasformata. Combatte per far conoscere rischi e caratteristiche della sepsi, una malattia che ogni anno nella sola Gran Bretagna uccide almeno 44mila persone.

La sua ultima battaglia è una campagna di sensibilizzazione promossa con il Ministero della salute e con Public Health England e The UK Sepsis Trust.

Un intervento a tappeto, mirato su genitori dei bambini da zero a quattro anni, con materiale informativo, incontri e un massiccio lavoro sui social media.

In allegato all’articolo troverete il video che Melissa Mead ha postato sulla sua pagina Facebook qualche anno fa e che è diventato virale nel volgere di qualche giorno.

Melissa Mead con il marito ed il fratellino di William

 

Poco dopo la morte di William è nato il fratellino che vedete nella foto.

Ricominciare, come ha più volte detto la stessa Melissa in occasione delle sue visite nei principali nosocomi catanesi, non è stato semplice.

La consapevolezza di aiutare altre persone le dà la forza di continuare, nonostante sia costretta a rivivere, ogni volta che si confronta con il pubblico, il dolore della perdita del figlio, le cui ceneri stanno all’interno dell’orsacchiotto che vedete nelle foto che accompagnano questo articolo.

Tanto sofferenza, tuttavia, non è stata inutile. A seguito della morte del piccolo William, il Servizio Sanitario Inglese ha fatto ammenda riconoscendo in un suo report ben 16 errori che hanno contribuito al decesso. Inoltre, in seguito alla morte di William è stato formato nuovamente tutto il personale del Servizio Sanitario Inglese del Sud Ovest, perché quello che era successo non avesse più a ripetersi.

Dagli errori si impara, talvolta, ma la conoscenza rimane la via per evitare la morte di migliaia di persone, soprattutto bambini.

Quindi pensiamo alla sepsi e salviamo delle vite!

 

Rosaria Palermo

 

www.universomamma.it


 

 

Rosaria Palermo

Infermiera dal 1994. Attualmente, infermiera specialista del rischio infettivo presso l'ARNAS Garibaldi di Catania. Ho una laurea magistrale e due Master, uno in Coordinamento e l'altro in Management del rischio infettivo. Faccio parte del Direttivo di ANIPIO (Società Scientifica degli Infermieri Specialisti del Rischio Infettivo) dal 2016. Penso che lo scatto nella nostra professione debba essere culturale, prima di ogni cosa. Nelson Mandela diceva che la conoscenza è l'arma più potente di cui gli esseri umani dispongano, ed è ciò che permetterà alla nostra professione di ritagliarsi gli spazi che le competono.

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