Scontro sull’istituzione degli Ambulatori infermieristici: interviene il Dg della Asl Bari

Ambulatori infermieristici: interviene il Direttore Generale della Asl Antonio Sanguedolce

Dopo le dichiarazioni di Nicola Calabrese, segretario di Fimmg Bari e vicesegretario nazionale Fimmg sull’istituzione degli ambulatori infermieristici presso la Asl e la dura risposta dell’Ordine delle Professioni infermieristiche di Bari (VEDI Articolo) interviene il Direttore Generale della Asl Antonio Sanguedolce.

“Gli ambulatori infermieristici non sono sostitutivi dei punti di primo intervento territoriali. Il Regolamento Regionale sul modello organizzativo e di funzionamento dei PTA, approvato con DGR 1001 del 12/06/2018, prevede espressamente la presenza, in via prioritaria nei PTA, degli ambulatori infermieristici. Questi non sono stati pensati come strutture in sostituzione dei punti di primo intervento ma come importante anello di congiunzione con tutte le attività finalizzate all’integrazione ospedale/territorio. L’ambulatorio infermieristico non è assolutamente alternativo al modello care puglia in quanto è finalizzato all’erogazione di prestazioni assistenziali di competenza infermieristica a pazienti deambulanti, quindi come ulteriore risorsa a disposizione nell’ambito dei servizi extraospedalieri.

L’Infermiere, è il caso di precisare, è un Professionista Sanitario a tutti gli effetti, con autonomie e responsabilità ben definite dalla normativa vigente. Ambulatori infermieristici Territoriali sono già una realtà in molte regioni e con risultati estremamente positivi, come ad esempio quelli della regione Lazio o della regione Toscana”, conclude Sanguedolce.
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Il Direttore Generale in linea con quanto dichiarato dal presidente Opi di Bari Andreula difende la scelta di strutturare gli ambulatori infermieristici tutte le “prestazioni assistenziali di competenza infermieristica, quindi come ulteriore risorsa a disposizione nell’ambito dei servizi extraospedalieri”.

Bene ha fatto il DG Sanguedolce a difendere gli interessi sanitari dei cittadini pugliesi, e non già quelli di “casta”.

 

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