“Sacco” di Milano e carenza di personale: evitato lo stato di agitazione degli infermieri del P.S.

All’Ospedale Luigi Sacco di Milano, la battaglia per la carenza di personale infermieristico in PS ha avuto un primo risvolto positivo. I colleghi erano già pronti per una massiccia mobilitazione quando dalla Direzione Generale è arrivato il via libera all’integrazione in organico di n.3 infermieri e n.1 oss

OSPEDALE SACCO DI MILANO, EVITATO LO STATO DI AGITAZIONE DEGLI INFERMIERI DI PS PER LA CARENZA DI PERSONALE. I PRIMI RISULTATI

All’Ospedale Luigi Sacco di Milano, la battaglia per la carenza di personale infermieristico in PS ha avuto un primo risvolto positivo. I colleghi erano già pronti per una massiccia mobilitazione quando dalla Direzione Generale è arrivato il via libera all’integrazione in organico di n.3 infermieri e n.1 oss.

Un piccolo-grande risultato dunque. “Piccolo” perché di certo non sono questi i numeri che servono ai pronto soccorso per rispondere alla mole di bisogni di salute che si trovano a dover far fronte. “Grande” perché quando i professionisti si uniscono per dissentire ad un sistema che non consente di erogare cure sicure ai pazienti, si viene sempre ascoltati, ottenendo così discreti risultati.

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Il Pronto Soccorso è una realtà operativa che merita attenzioni particolari perché è il front office del SSN, di cui riflette tutte le criticità. I cittadini non trovando risposte sul territorio, sono costretti ad utilizzare il PS per ricevere prestazioni di salute di routine, non urgenti o differibili, mandati dal medico di medicina generale il cui ruolo di filtro il più delle volte non funziona; le strutture sul territorio, non riuscendo a gestire la minima acuzia perché al collasso di personale anch’esse, spediscono al PS i loro ospiti non appena accusano una rinite allergica, per non parlare degli indigenti che trovano nel PS un luogo di accoglienza, non trovando adeguate risposte sociali sul territorio.

Il sovraffolamento del PS è un problema sociale e come tale deve essere trattato! I colleghi dei PS meritano grande rispetto perché si trovano a dover far fronte alle emergenze non solo sanitarie ma anche sociali del nostro Paese! E la loro sicurezza deve essere garantita 24 h su 24.

Ma non esultiamo troppo perché i grandi risultati sono ancora lontani dall’essere raggiunti. Questo personale integrato nell’organico di PS, è un rimedio al sintomo, non la cura della causa del problema, come il cortisone per un paziente con febbre continua.

La causa del problema è politica: l’ospedale è regolamentato, per quanto concerne la dotazione organica, dall’ancora vigente DPR 128/1969 “Ordinamento interno dei servizi ospedalieri”. Questo provvedimento è noto per aver stabilito i minuti di assistenza/die nei vari servizi ospedalieri.

Ad oggi permane questo l’unico parametro per la quantificazione del numero di personale per garantire la copertura della domanda di assistenza infermieristica. È facile ipotizzare l’inadeguatezza di una normativa di ben 48 anni fa che ormai non fa più presa su una realtà profondamente mutata. Oggi il problema della carenza di personale sta esplodendo da nord a sud in tutte le unità operative a media intensità assistenziale, per questo motivo urge convogliare gli intenti di tutte le sigle sindacali per affrontarlo e risolverlo alla radice, a livello nazionale.

Il sindacato di oggi è chiamato a trattare i problemi del lavoro in maniera più sistemica a partire dai parametri per la determinazione della dotazione organica dei servizi. Il rapporto ideale infermiere – paziente è uguale a 1:6. Se aumenta questo rapporto aumenta il rischio di mortalità e di cure mancate: è evidenza scientifica nello studio RN4CAST (VEDI).

Questo parametro sostituirà il minutaggio assistenziale se verrà recepito in Conferenza Stato-Regioni. Spetta a tutti noi influenzare la politica in questo senso, se pensiamo che sia un problema di sindacati, ovvero un problema all’infuori di noi, sbagliamo. Il sindacato siamo noi ed esso è influenzato dalle idee della base.

I miei colleghi del PS dimostrano che se le lamentele non restano nelle cucine ma sono seguite da una vera presa di coscienza, si trasformano in iniziative concrete per risolvere i problemi da cui quelle lamentele sono scaturite. Per questo sì, esultiamo pure!

 

Raffaele Varvara

 

 

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