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Riflessioni sulla trasmissione di Ballarò

Quarantanove secondi e 60 centesimi è durato l’intervento della Presidente Mangiacavalli nella trasmissione ballarò di ieri.
Se questa performance fosse stata applicata ad una manche di slalom speciale  oppure ad una gara di 400 metri ostacoli donne, probabilmente ora staremmo festeggiando e la nostra Presidente avrebbe vinto una medaglia.
Purtroppo, è questo il tempo concesso per affrontare problematiche di natura professionale basilari per il S.S.N..
Nei talk-show politici difficilmente, anzi raramente, si parla di sanità a meno che non ci siano casi di malasanità, oltretutto né smentiti e né confermati a posteriori. Il Mainstream dirige il suo piano industriale mediatico solo ed esclusivamente su argomenti definiti principali o di attualità di cronaca.
Nel nostro paese si parla pochissimo di Sanità, soprattutto in contenitori che siano accessibili a tutti e soprattutto a quei cittadini che vorrebbero farsi un’idea su cosa gli accade attorno e su come vengono erogate le prestazioni sanitarie.
Ascoltare le parti in causa (politica, operatori e cittadini) è comunque un’ottima iniziativa e ne va dato atto al giornalista Giannini. Resta il fatto che in una trasmissione di più di tre ore si è affrontato il tema Sanità per soli 20 minuti, con protagonista principale la Ministra Lorenzin, spalleggiata da operatori silenti nel pubblico. Vi sono stati interventi di una pensionata in rappresentanza dei cittadini, di un medico di famiglia, di un medico ospedaliero e la partecipazione della nostra rappresentante più alta, la Presidente della FNC Barbara Mangiacavalli.
I due medici hanno affrontato la questione dell’appropriatezza prescrittiva che determina la moltiplicazione delle ricette e l’aumento dei costi dei ticket a carico dei pazienti (medici di famiglia), e la questione degli organici carenti (medici ospedalieri) definendosi eroi del SSN in quanto “assenteisti al contrario”, stimbrano l’uscita e continuano a lavorare.
La Presidente, dopo un piccolo preambolo sulle carenze degli organici ed il mancato turn-over, in 50 secondi dice una cosa chiara che delimita una differenza sostanziale di approccio al sistema, affermando che “non basta appropriatezza prescrittiva ma ci vuole appropriatezza organizzativa”. I bisogni dei cittadini sono cambiati e quindi bisogna riorganizzare il sistema rendendolo appropriato e più vicino alle necessità del paziente. Noi infermieri, oltretutto, siamo formati per fare questo.

Davvero meglio non poteva fare in 50 secondi, incassando l’applauso del pubblico e l’approvazione convinta della Ministra Lorenzin. Nei fatti, però, si fa ancora fatica ad imboccare la strada della riforma radicale ed i motivi sono tanti, in primis l’autodeterminazione della classe infermieristica, ancora oggi insufficiente per  essere determinante nel cambiamento. Ovvio che in 50 secondi non si poteva raccontare la disoccupazione infermieristica italiana con la vergogna dei concorsi ultimi (vedi Trieste), e con l’occupazione sottopagata a 4.00 euro l’ora (tramite le cooperative). Impossibile toccare gli argomenti sugli avanzamenti di carriera assenti, gli sprechi sanitari, gli organici inefficienti e il lassismo sindacale e collegiale.
Quando la pensionata rivolgendosi alla Ministra dice che conviene più il privato che il pubblico, non dice la verità e tantomeno affronta la problematica. Infatti, privato e pubblico non sono messi in condizioni tali da essere concorrenti, con la peculiarità non trascurabile che gran parte del privato vive di soldi pubblici.

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Pertanto, secondo noi sarebbe utile che si cominci a parlare di sanità in maniera propositiva, con l’avviamento di un tavolo tecnico permanente in cui la problematica “Sanità”, venga affrontata da tutte le parti professionali interessate, per una soluzione condivisa. Il tutto sarebbe meno scontato del taglio trasversale delle spese, privilegiando una politica di investimenti mirati (investimenti sul territorio per la prevenzione dei ricoveri impropri, infermiere di famiglia e comunità, See & treat per la riduzione dei tempi di attesa nei P.S. e tante altre soluzioni possibili).

Concludendo, auspichiamo che vi possa essere un confronto pubblico per la divulgazione dei risultati ottenuti dal lavoro del tavolo tecnico.

Nicola Tortora

Vincenzo Ricchiuti

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Redazione Nurse Times

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